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mercoledì 19 novembre 2025

Duccio, il nostro supereroe

Ero un ragazzino e, all’uscita dal Liceone, mi dirigevo spesso al tribunale da babbo, che mi portava a casa nella nostra 500 rossa del 1969. E, nei lunghi e tortuosi corridoi del tribunale, spesso trovavo questo ragazzone sempre lì.


E lo vedevo questo ragazzone che con mio babbo aveva un rapporto del tutto particolare. Una volta mi fu presentato: “Questo è Duccio”. E in me, adolescente con pochi filtri, scoppiò subito una naturale simpatia per questa persona che da lontano si percepiva come buona.

Ora, una parentesi personale. Io dai buoni sono sempre stato attratto, perché probabilmente nei buoni vedo la speranza di un mondo che va allo scatafascio. Dai buoni cerco di imparare, con alterne fasi di positivo apprendimento. Con i buoni mi garba stare, perché so che non me lo tireranno in culo.

Bene, Duccio era ed è un buono. E quindi mi piacque subito. Era un giornalista, che faceva cronaca giudiziaria. E che quindi da quelli che facevano il lavoro di babbo tentava di carpire informazioni. Un giorno Duccio mi spiegò come i due (babbo e lui) organizzassero un teatrino per non essere scoperti nello scambio di informazioni, ma questo è un segreto che non si può rivelare.

Di Duccio imparai immediatamente a riconoscere il tratto distintivo dello scrivere. A mio avviso Duccio è una penna sublime, ai livelli dei romanzieri classici, che si studiano a scuola. Ogni suo articolo era il contrario della banalità, l’uso del vocabolario era estesissimo, la forma grammaticale perfetta. Duccio è un esteta dello scrivere. E a me questa cosa piace un casino.

Ci siamo ritrovati a stretto contatto negli ultimi anni. Io da fondatore di una associazione, lui menestrello della nostra linea comunicativa. Confronti, suggerimenti, accompagnamenti, cene e cazzate. Questi sono stati i nostri ultimi anni. Ganzissimi.

Poi un giorno Duccio si sente meno, il tempo passa e le faccende di noi povere anime prendono possesso delle nostre esistenze. Infine un giorno una telefonata che non si vorrebbe mai sentire. E che ti inventa il nostro Duccio? Beh, come tutti i fuoriclasse, esonda dalla realtà impermanente ed inizia a raccontare. Raccontare della sua malattia, indugiando su particolari che paiono inutili e che invece sono l’essenza delle nostre vite. Con un lessico superbo, da sbrodolare, con articoli in cui piangi e ridi contemporaneamente, emozione allo stato puro.

Si giunge quindi alla conclusione di avere conosciuto un fuoriclasse, che si è sublimato in supereroe. Duccio si metterà a breve un mantello azzurro e sfreccerà nel cielo, correggendoci tutti i congiuntivi sbagliati e facendoci riflettere - chi ne avrà voglia e possibilità - su questioni leggere o sostanziali. E noi, da sotto, ascolteremo con piacere. Come solo si fa con quelle persone che ti lasciano qualcosa, quelle persone che sono qui per cambiarti. In senso positivo.

Grazie Duccio. E forza. Noi siamo tutti con te.

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