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mercoledì 8 ottobre 2025

Le basi ideologiche del sostegno USA ai regimi sanguinari

Leggevo un articolo in questi giorni, non mi ricordo dove. Però mi è rimasto impresso e vorrei parlarne. Tratta in sintesi della faccia di merda che storicamente adottano gli USA quando sostengono folli che ammazzano civili a rotta di collo.


Da Timor Est nel 1975 a Gaza nel 2025, passando per Guatemala e Yemen, la politica estera statunitense ha avuto una costante: ha sostenuto militarmente, politicamente o economicamente i regimi responsabili di atrocità di massa contro i civili, ostentando al contempo un distacco morale che fa da salvaguardia dell’immagine pubblica.

Non stiamo parlando di casi isolati, ma piuttosto di una struttura diplomatica che protegge i propri alleati anche quando i crimini sono evidenti e documentati. Ma su quali basi ideologiche su regge questa strategia?

IGNORANZA 

In primo luogo, c'è la finta ignoranza. Nel 2018, in seguito al bombardamento saudita di uno scuolabus in Yemen, che uccise decine di bambini, il generale Joseph Votel ammise davanti al Senato che lo scopo delle missioni di rifornimento statunitensi non veniva monitorato. A Timor Est, Guatemala e Gaza, la frase "non abbiamo alcuna conoscenza" è stata usata per nascondere i cadaveri sotto il tappeto. 


OFFUSCAMENTO 


Quando le bugie non sono più sostenibili, subentra l'offuscamento. Si semina il dubbio, si mettono in discussione le fonti e si incolpano vittime o terze parti. È così che agì Washington nel 1983, minimizzando i massacri indonesiani a Timor o attribuendo le uccisioni documentate dalla propria intelligence militare al movimento di guerriglia guatemalteco.


GLORIFICAZIONE 


Un'altra risorsa è la glorificazione: presentare i responsabili del genocidio come leader responsabili. Reagan definì il dittatore guatemalteco Efraín Ríos Montt come "un uomo di grande integrità personale" e Suharto, responsabile di oltre 700.000 morti in Indonesia e Timor Est, come un esempio di leadership. Biden, nel mezzo dell'assedio di Gaza, descrisse l'offensiva israeliana come una "battaglia esistenziale". L'obiettivo è chiaro: giustificare la violenza come legittima difesa contro una minaccia apparentemente estrema.


DIPLOMAZIA SILENZIOSA


Infine, c'è la diplomazia silenziosa: affermare che l'influenza degli Stati Uniti sui propri alleati è possibile solo se il sostegno è mantenuto. A Timor, il Pentagono ha affermato che il suo addestramento ha migliorato il rispetto dei diritti umani, anche dopo che un'unità da loro addestrata ha ucciso 1.200 persone nel 1998. In Yemen, è stato persino suggerito che le armi statunitensi servissero a moderare l'uso della forza da parte dell'Arabia Saudita. A Gaza, questa "moderazione" si è tradotta in sei veti alle risoluzioni delle Nazioni Unite dall'ottobre 2023 e in sanzioni contro i giudici della Corte penale internazionale per aver indagato su Netanyahu e Gallant.


Queste attivita, ripetute e ripetitive, non sono improvvisazioni, ma piuttosto strumenti di un copione che consente agli Stati Uniti di sostenere regimi criminali senza pagarne il costo politico interno. La cosa più perversa è che questo teatrino richiede due elementi essenziali per funzionare: il linguaggio calcolato del potere e la credulità o l'apatia del pubblico. Senza il primo, il crimine sarebbe innegabile. Senza la seconda, sarebbe imperdonabile.

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