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martedì 20 agosto 2024

Un Paglio che sa di Palio

Oh, anche noi incancreniti arteriosclerotici, brontoloni e iper negativoni stavolta siamo minimamente soddisfatti.


Come ben saprete, quando Wiatutti affronta questioni paliesche, lo fa senza alcun tipo di riferimento a fatti delle singole contrade - se ce la facciamo - nell'ottica di tentare di essere il più imparziali possibile. Ciò perché, al di là di accadimenti particolari, stiamo da anni tentando di intavolare un discorso che vada a servizio della salvaguardia della vita del Palio (e soprattutto delle contrade) tout court, ritenendo questo scopo quello che tutti dovremmo tentare di perseguire e tentando di decriptare le macro-tendenze che delineano lo stato dell’arte generale. Abbiamo inteso che difficilmente il messaggio passa, però noi seguitiamo imperterriti nel nostro obiettivo. Chissà se un giorno qualcuno si vorrà unire a tale narrazione.

Ordunque, il titolo già spiega il senso di questo articolo. Wiatutti denomina "Paglio" tutto ciò che possiamo "apprezzare" da qualche decennio a questa parte, probabilmente intercettando un certo senso di sconforto da parte del contradaiolo semplicissimo, quello cioè non abituato a sviluppare e/o sbrodolare sul giuoco delle strategie; quello che vorrebbe vincere, vedere cose semplici, bestemmiare, ecc. Ebbene, questo "Paglio" contemporaneo non ci garba, anzi proprio ci annoia: fantini-cloni, fantini-sguatteri, fantini-guida, contrade a volte messe a fare da tappezzeria (scrivo "a volte" sia perché è vero, sia perché non voglio assolutamente attirarmi le ire di chi in contrada il giuoco strategico è davvero preposto a farlo), cavalli-nuovi, cavalli-uguali, cavalli-scartati, iper-regolamentazione, ecc ecc. Insomma, il giochino, che nasce e cresce come strumento fatto e consumato da e per il popolaccio zozzo, dalla sensibilità del popolaccio zozzo si ha come l'impressione che si sia molto allontanato.

E allora ci voleva un Palio come questo per far rivedere negli occhi di tanti (ma tanti...) una piccola scintilla di soddisfazione per una giostra come talvolta si usava fare, un riappropriarsi sentimentalmente di un qualcosa che sentiamo intimamente come nostro. E' bastato rivedere in mezzo ai canapi qualche confronto cavalleresco (nel senso di nobile) fra contendenti, è bastato soprattutto verificare che i fantini-guida possono addirittura (ovvove!) essere azzannati da cagnacci senza arte né parte, è bastato capire che in fondo questi cagnacci senza arte né parte, reietti senza apparente ragione (almeno per noi comuni mortali), non solo sanno fare benissimo la parte dei cagnacci senza arte né parte, ma poi, una volta abbassi i canapi, col cazzo che sono cagnacci senza arte né parte, vincendo di prepotenza un Palio all'antica, cambiando mano di riferimento, nerbando con entrambe le braccia, verificando che tutto il contesto fosse nel proprio posto.

Ora, la storia del Palio ci insegna che esso in quasi ogni epoca sia diventato "Paglio" (ebbene sì, anche la storia del nostro giochino può dirsi circolare) e che magari esistevano altri proto-blog come questo che 200 anni fa si lamentavano della brutta piega che stavano prendendo le cose del tempo. Tuttavia forse, in un mondo assai meno regolamentato del nostro, i Senesi antichi sapevano come andare a correggere ciò che sembrava una anomalia, con le buone ma anche con le cattive. Oggi ci dicono che le cattive non si possono più usare, ma le buone sono sempre disponibili. Ebbene, questo Palio ha dimostrato come, a volerlo, una determinata china può sempre essere cambiata; basta solo volerlo. Altrimenti c'è il Paglio, che è comunque meraviglioso, ma un pochino meno ganzo per i trogloditi poco appassionati di tecnicismi e strategie.

4 commenti:

  1. Infatti, in fondo Paglio e Palio sono due giochini maledettamente semplici. Chechè se ne dica, per vincere, il primo elemento necessario è la fortuna, da molti definito culo che può incidere sulla vittoria da una forbice del 90 ad un massimo del 99% . Il resto sono chiacchiere da bar.

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  2. In realtà, data la Mossa, è stata una Carriera assai "poco garosa" (come scrivevano i proto-blog di 200 anni fa: fantastica la tua definizione!), ma se riferita a tutto l'apparecchiamento che doveva esserci e alle piccole-grandi schermaglie viste tra i canapi, non v'è dubbio (come diceva il buon Paolo De Luca) che si sia assistito a qualcosa di sorprendente, o quantomeno di diverso dall'appiattimento al quale ci siamo ormai abituati da anni.
    Io rimango della mia idea: dentro al Paglio ci sono interessi e guadagni che giustificano sia la smania di entrare nella filiera, sia il terrore di uscirne (venendo scalzati dalla seggiolina che duramente era stata ottenuta a colpi di favori, promesse e chissà cos'altro a tutta una serie di microcosmi interni alla Contrada), tutto ciò viene però rivenduto all'interno delle Contrade con una narrazione ben lontana da quella che a conti fatti pare essere la realtà dei fatti, che però in larga parte piace a chi dovrebbe un minimo, ogni tanto, non dico fare le seggiolate, incazzarsi e smettere di pagare il protettorato, ma almeno porsi qualche domanda (e magari farla nelle Assemblee, ma è vero, per quello bastano e avanzano i gruppi facebook) sul perché ci garbi tanto tanto tanto (ma tanto eh!) prenderlo nel culo rimettendoci anche di tasca.
    Comunque, tranquillo, "exceptio probat regulam in casibus non exceptis" (giusto per rinfrescare la tua cultura classica): magari salterà qualche testa e si alternerà qualche padrone di seggiola, ma a conti fatti cambierà poco. Vive le Roi, vive la Nation!!
    Il 4giornista

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  3. Magari qualche genietto capirà che essere in 11 contrade sullo stesso fantino di punta è tafazziano.
    Saputello (il cavallo)

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  4. Il super fantino c‘ha una cavallina sorriso durbans…

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