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giovedì 29 agosto 2024

La narrazione vincente

Qualche mese fa scrivevo un articolo sulle modalità di ingresso in guerra, sulla percezione che hanno le masse di un conflitto e sulla convinzione delle stesse che perdere tutto (figli, beni, se stessi) alla fine potrebbe essere una cosa ganza pur di andare dietro alla narrazione di regime. Beh, in questo tempo la situazione sul campo - ovviamente - si è aggravata e quindi torno sui soliti concetti, per verificare lo stato dell'arte.


La propaganda e la finzione sono da sempre armi vere e proprie, come le pallottole ed i missili, in una guerra sul campo. E fin qui, assolutamente nulla di nuovo. Ma in questi mesi di guerra NATO-Russia l'informazione bellica ha cambiato contesto: non si tratta più, come sempre successo, di una "arte" di complemento di obiettivi in battaglia, ma di un fine in se stesso. Nell'Occidente in putrefazione è cioè divenuto (ben) più importante creare la narrazione vincente e ridicolizzare l'avversaria rispetto a vincere sul campo. La vittoria virtuale così pare avere la meglio su quella reale. E quindi lo scopo della guerra (ovvero di questa guerra ancora a bassa-media intensità) è più quello di imporre un allineamento ideologico in una vasta alleanza globale, poi fissato nella psiche della massa attraverso una martellante e grottesca attività degli schiavi dell'informazione mediatica.

Fino a qui nulla di male, in fondo si tratta di una scelta deliberata e cosciente. Tuttavia questo approccio, che orienta definitivamente le menti di una intera società, crea false realtà ed artefatte aspettative, da cui l’uscita (quando diventa necessaria) diventa quasi impossibile, proprio perché l’orientamento imposto ha ormai cementificato il sentimento pubblico. La possibilità quindi per uno Stato in guerra di cambiare rotta in base all’evolversi degli eventi avversi diventa limitata e la lettura accurata dei fatti sul campo si allontana dalla realtà, mentre l’effetto cumulativo di questa narrazione virtuale vincente comporta il rischio di scivolare progressivamente verso una guerra reale di alta intensità. 

Prendiamo, ad esempio, l’incursione della NATO nella regione russa di Kursk. In termini di narrazione vincente, essa è perfetta: l’Ucraina porta la guerra in Russia, l'Ucraina sottrae forze russe alla linea del fronte sul Donbass, l'Ucraina mostra Putin come insicuro, l'Ucraina dimostra che il popolo russo, colpito nel proprio territorio, protesta per il conflitto, l'Ucraina costringe la Russia a mettersi al tavolo delle trattative. L’obiettivo generale era quello di mostrare la Russia come fragile e vulnerabile, in linea con la narrativa secondo cui, in qualsiasi momento, essa potrebbe crollare e disperdersi al vento, in frammenti e staterelli, proprio come prevedono i piani della NATO delineati qualche anno fa, lasciando l’Occidente come vincitore, ovviamente. In realtà, l’incursione a Kursk è stata ed è al momento un’enorme scommessa della NATO: si trattava di ipotecare le riserve militari e gli armamenti dell’Ucraina, come fiches sul tavolo della roulette, per scommettere che un successo a Kursk avrebbe rovesciato l’equilibrio strategico. Ebbene, al momento la scommessa è stata persa, nulla di quanto sopra previsto è successo ed anzi si ha come la sensazione che Kursk sia diventata una sacca in cui uomini e mezzi militari sono trinciati giornalmente dalle difese russe. E sul Donbass pare assistere ad un crollo del fronte NATO.

La vicenda di Kursk esemplifica quindi il problema delle narrazioni vincenti occidentali, basate sull’emotività e nemiche delle argomentazioni logiche. Esse sono semplicemente destinate ad alimentare un allineamento comune della intera società, con tutti i mezzi di comunicazione di massa, le imprese, le agenzie federali, il settore della sicurezza dovrebbero tutti assieme opporsi a tutti gli estremismi (le narrazioni opposte) che minacciano la nostra democrazia. Una volta fissato questo macro-obiettivo, se ne deduce che la narrazione deve essere poco impegnativa e soprattutto non polemica. Aiutano molto le ambientazioni hollywoodiane, gli slogan di poche parole, l'estrema semplificazione della comunicazione.

Intanto, nel mondo della realtà, il messaggio che l'Occidente ha inviato è che la NATO sta arrivando in Russia, che si prepara alla guerra, anche perché la narrazione vincente deve essere rispettata come se si fosse dalla parte giusta della storia, come ciclicamente ricapita. La violazione di Kursk significa la fine a tutte le prospettive di una soluzione negoziale in Ucraina, significa una estrema linea rossa attraversata prima di innescare la terza guerra mondiale.

Come sempre, in bocca al lupo a tutti.

5 commenti:

  1. Non c'è nulla da negoziare la Russia deve abbandonare i territori ucraini occupati e la guerra finisce

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    1. Non hai idea della contentezza che mi dai con questo commento. Forzaaaa. Al-Mutanabbi

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  2. A me pare che la propaganda abbia sempre funzionato come scrivi te. Sono cambiati i tempi, le notizie arrivano in tempi reali attraverso mille canali. La Russia, comunque vada a finire, ne uscirà con le ossa rotte, la NATO, invece con l’ingresso di due nuove nazioni (e che nazioni!), la UE con l’affiliazione dell’Ucraina, e la Cina con l’indebolimento della dittatura putiniana, ne escono rafforzati. Chi invece è bene sparisca per sempre dalla circolazione, è il Professor Orsini, che non ne ha azzeccate meno di mezza. Mirko

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  3. Il Favi di Montarrenti30 agosto 2024 alle ore 14:52

    Ma come, sino ad un mese e mezzo fa la democratica Russia era pronta a mettersi a un tavolo per far cessare questo conflitto e ora invece di fronte all'invito Ucraino (nazisti di merda) di fare una conferenza per la pace si rifiuta? Ma io (che capisco sempre poco) non capisco piu' niente

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    1. Beh oddio, ogni volta che c’è sentore di accordo, diplomazia, incontri, ecc il destino ne fa capitare sempre una! Ricordo solo che la guerra era finita a marzo 2022 con gli accordi di Istanbul (detto da fonti ucraine ed ammerigane, oltre che russe) e poi arrivò uno scapigliato inglese a dire che non se ne faceva niente. Anche stavolta c’è stato questo raid a Kursk… Ma tu guarda a volte i casi della vita. Ora mi sa che sarà un pochino più difficile per un po’ parlare di accordi. Al-Mutanabbi

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