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mercoledì 19 giugno 2024

Graziano e l'ItalyGate

Allora, allacciatevi le cinture, perché state per leggere uno degli articoli più complottisti mai vergati qui sopra (oddio, ben altri ce ne sarebbero ed a questo punto ce ne saranno...) Avete sentito parlare in questi giorni della morte di un generale dell'esercito?


Sì dai. Claudio Graziano, 70 anni, è deceduto qualche giorno fa. Suicidatosi con un colpo di pistola per il dolore per la moglie persa un annetto fa: lo ha stabilito la stampa itagliana dopo 5 minuti dal fatto. Una tragedia enorme, come sempre capita in questi casi. Graziano era presidente di Fincantieri; prima era stato Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Capo di Stato Maggiore della Difesa, Presidente del Comitato Militare della UE. In sintesi: un grande Patriota ed un atlantista-mondialista di ferro. Implicato nell'inchiesta sul poligono di Teulada (di cui non parleremo), assai meno noto è il suo (presunto) coinvolgimento in una specie di spy-story de noantri, che vi andiamo a raccontare.
"Italy did it!". Una buona fetta della destra trumpiana era convinta anni fa che l’Itaglia fosse al centro di una grande cospirazione ai danni del presidente Donald Trumpete: l'ItalyGate!
L’ItalyGate ebbe un suo primo tentativo nel 2016, allorché il grandissimo Renzi pare che dette un aiuto a Obama per spionaggio illecito ai danni di Trumpete.

Abbandonate le mezze vie e gli scarti umani, nel 2020 l’intervento si tradusse in una vera e propria frode elettorale che vide coinvolti molti Paesi, Itaglia in primis. L’operazione sarebbe stata gestita dal funzionario dell’ambasciata americana a Roma Stefano Serafini, appunto con l’aiuto del generale Claudio Graziano, garante sia della colonia itagliana che della UE. L’allora presidente dell’European Union Military Committee, in quanto membro del consiglio di amministrazione di Leonardo, avrebbe difatti messo a disposizione un satellite della compagnia italiana, proprio per sottrarre i voti a Donald Trumpete e girarli a nonno Biden. Accuse che l’azienda italiana ha sempre evitato di commentare.

Secondo l’ex agente della Cia Bradley Johnson il luogo dove si sarebbe compiuto il misfatto fu la ambasciata americana a Roma, in via Veneto; un gruppo d’assalto delle forze speciali dell’esercito americano avrebbe dato vita ad un vero e proprio blitz nel tentativo di recuperare i server che custodiscono la prova inconfutabile dell’hackeraggio: dati hackerati da Francoforte, in Germania, che poi sarebbero stati trasmessi a Roma, proprio all’ambasciata americana di via Veneto.
Nella vicenda, sempre secondo le teorie degli ultrà trumpiani, sarebbe coinvolto anche il Vaticano, tramite un presunto imponente finanziamento (400 milioni) che sarebbe stato usato per l’operazione e soprattutto la copertura di alti prelati del Vaticano, anche grazie alla sempre presunta loro influenza sull’azienda della difesa italiana.
Insomma, una vera teoria complottista da leggere in modo disinteressato sotto l'ombrellone, in attesa che il sole si oscuri per l'inverno nucleare.

1 commento:

  1. Il Vatic-ANO andrebbe bruciato con il papaccio dentro!Intanto,iniziassero a pagare l'imu,quei pedofili...

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