I dischi bianchi battistiani sono in continuo divenire. Un continuo proliferare di teorie sui testi, ascolto dopo ascolto dopo ascolto. Fioccano le interpretazioni, ma... A proposito, ma il cantante dov'è?
Ma non un cantante qualunque. IL cantante. Quel Battisti lì. Quello che per anni e anni ha tenuto inchiodati milioni di persone a sentire la sua voce anomala, strana, che i critici hanno sempre dipinto come stonata. Lui, che aveva fatto capire e spiegato mille volte come la sua voce avrebbe dovuto emozionare, avrebbe dovuto evocare sentimenti profondi nell'ascoltatore. Lui, che in "Anna" arriva a piangere mentre canta. Quel Lucio, che in "Io vivrò (senza te)" urla, con acuti strazianti e quasi belluini. Insomma, probabilmente Battisti è l'uomo che più di tutti è riuscito ad emozionare con la musica più persone nel nostro Belpaese.
Il nostro caro Lucio tuttavia aveva un viziaccio: era un Artista, con la A maiuscola. E poi era un Musicista, con la M maiuscola. Ed infine uno Sperimentatore, con la S maiuscola. E se si uniscono queste tre lettere maiuscole, esce un uomo che sicuramente non può fare per sempre la stessa cosa. Il divorzio con Mogol fu probabilmente dovuto proprio alla voglia di Battisti di cambiare, di andare in direzioni divergenti rispetto al personaggio creato in tanti anni di capolavori. Il matrimonio con Panella fu ciò che ci voleva: Panella disse difatti che uno dei suoi obiettivi era di tirare fuori Lucio dai falò in spiaggia, dalle canzoni cantate fra un gruppo di amici con una chitarra. I testi quindi dovevano divenire complessi, astrusi. La forma canzone doveva essere disintegrata per poi poter rinascere in altro senso.
In questo contesto, restava da sistemare il Cantante. E su questo versante fu Battisti ad impegnarsi. Già nel 1982, con l'album "E già", la sua voce diventa fredda, algida. Il sentimentalismo viene non solo bandito, ma nascosto. Le frasi si fanno meccaniche. Il pubblico, sconvolto, non apprezza.
Questo trend esplode con i dischi bianchi. Uno dei quali si intitola "L'apparenza". Ed è totale apparenza il fatto che, come dicono in tanti (e soprattutto gli insopportabili nostalgici degli anni '70 battistiani), Battisti finisce di emozionare, non facendo mai trasparire una goccia di sentimento nella declamazione dei testi incomprensibili di Panella. Ed invece...
Invece Battisti c'è, è tutto lì. Tutto e forse ancor di più.
Anzitutto, provate a cantare una canzone a caso di questi dischi. Provate a memorizzare un testo. Provate a cantarlo, pur leggendolo. Beh, impossibile. Se non al centesimo (non scherzo) ascolto. Ebbene, Battisti non sbaglia un colpo, una sillaba, un accento. Nasconde la parola quando deve farlo, accelera, si stoppa, scandisce. Un mostruoso fuoriclasse, una prova di potenza canora e di tenuta mentale impressionante.
Ma il Battisti che fa piangere, quello dove si è nascosto? Beh, c'è. Basta saperlo trovare. Ora ve ne do una prova.
"Hegel" è l'ultimo lp bianco, quello che personalmente adoro più di tutti, dato che più di tutti è estremo, soprattutto nella parte musicale. Tecno, house, elettronica... Una meravigliosa follia, un ultimo regalo che al tempo - e me lo ricordo benissimo - finì di spiazzare tutti i fan, in un impeto di sperimentazione. In "Hegel" ci sono degli assoluti capolavori. Ma uno più di tutti vale la pena ascoltare. In "Stanze come questa" Battisti suona e canta un brano di jungle pop (!), che non permette a nessuno di stare fermo, che ti avvolge, che ti fa schizzare il culo dalla sedia. Lui, come sempre, imperterrito a scandire lo scioglilingua panelliano. Minuto 2.00 - https://youtu.be/Qd7EF-UWPfY?si=1EJ-kfzEMsa1OjqL: arriva Battisti, quello che piange e soprattutto ci fa piangere. Testo: "Qui si incavano senza corpi a pesare le nostre impronte a muoversi, a sedere". Ascoltate bene il mugolio fra "Qui si incavano" ed il resto della frase. E' un "ah" strascicato, prolungato. Una sillaba, un piccole rumore. Un "ah" che contiene tutto: amore, sofferenza, rabbia, malinconia. Soprattutto malinconia. In questo "ah", nascosto, che pochissimi sentono e quindi possono ascoltare, c'è Lucio Battisti.
E questa è la magia dei dischi bianchi: trovare il vecchio Battisti in un "ah" fra centinaia di parole sparate senza (apparente) senso.
"Prendiamo una carrozza anacronistica
Aggiorniamola in quanto inesistente
Saliamo alla sua guida
Di redini, di lacci se ne trovano
Di legami tra noi, di dolci bende
Bardiamo un animale a caso, il cuore
Dai fianchi pretenziosi da roano
Ecco che trotta, che ci prende la mano
Abbiamo visto le regge, dietro le inferriate
E le foreste nere e le campate
Non so di quanti ponti
Ho visto la tua nuca ad Alessandria
E poi me lo racconti se ci sei mai stata
Se ti senti, ti sentivi osservata
Il posto è qui
È qui quel lavorio
Dell'erba, simile al pensiero
Che contiene nel vello
Quell'orma del tuo corpo
Ed uno stelo sconvolto
Dal tuo gomito che avrebbe
Dimenticato d'essere carnale
Per non dimenticarlo in generale
Qui si incavano
Senza corpi a pesare
Le nostre impronte a muoversi, a sedere
Vedi là, vedi là
E gli occhi saltano
Come chiaro e pupilla capinere
Ci sono posti al mondo
Dai quali non c'è fuga
Stanze come questa, nelle quali
Restano le nostre rappresentanze
I nostri uffici doganali
Dove noi veramente
Ci impieghiamo
Avviluppati in teneri sofismi
Cavilli di permessi
Arzigogoli, tropismi
Nella nostra direzione
Una frontiera è fatta di due righe
E bastavano le dita di una sola mano
Mandata avanti
In viaggio, e l'altra le
Farà da testimone
Si può vedere tutto
E fermamente
Se di due righe è fatta
Facciamo la frontiera
Dove passa fauna e flora straniera"
("Stanze come questa", L. Battisti, "Hegel", 1994)
Dice che se fai girare il disco al contrario sia pieno di messaggi satanici ed anche un’incomprensibile “Forza Robur, forza Siena, torneremo in A”
RispondiEliminaLucio Battisti è stato il più prolifico e influente produttore di canzonette nazionalpopolari della storia della musica italiana[citazione necessaria]. I cantanti di piano-bar e le tribute band di tutta Italia ancora lo ringraziano per questo. Soprannominato "il Vincent van Gogh della canzone italiana" per il disagio che esprimeva nei suoi brani, è divenuto celebre per aver spinto alla depressione intere generazioni con la sua musica.
RispondiEliminaSemianalfabeta, dovette affidarsi al paroliere Mogol per i testi delle sue canzoni: la grandezza di Battisti risiede proprio nell'essere riuscito a scrivere una pagina della storia della musica italiana pur non sapendo né leggere né scrivere
« Che anno èèè, che giorno èèè... »
(Battisti durante un attacco di Alzheimer)
« Solo... credevo di volare e non volo »
(Battisti sull'Alitalia)
« Che ne sai di un bambino che rubava... »
(Lucio Battisti durante un interrogatorio)
« Può darsi che io non sappia cosa dico... scegliendo te, una donna per amico... »
(Lucio Battisti su Platinette)
« Eppur mi son scordato di te! »
(Battisti riferendosi alla sua chitarra)
« Dieci ragazze per me posson bastare! »
(Lucio Battisti, precursore del bunga bunga)
« Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi... »
(Lucio Battisti sul concetto di determinazione)
« Bella... bella... comunque bella... »
(Battisti saluta i suoi amici)
« Non sarà un'avventura »
(Battisti intento a leggere un romanzo di Salgari) Iena di Siena
Hahahaahaha, Iena, mi hai fatto avvolgere dalle risate!!!
EliminaFiglio primogenito di Sansone, ereditò dal padre la folta capigliatura ma, purtroppo per lui, non la forza. Già appena nato i suoi capelli erano alti dieci centimetri e crescevano ogni giorno di più, tanto da costringere la madre a tagliarglieli utilizzando delle cesoie e un decespugliatore.
EliminaRimasto per diversi anni rinchiuso in una cantina buia, crescendo diventerà un ragazzino molto introverso: infatti Lucio, invece di giocare a pallone con gli altri bambini, preferiva inseguire libellule nei prati o giocare con la mente e i suoi tarli.
Non avendo amici, fatta eccezione del suo parrucchiere che nel frattempo era diventato miliardario grazie a lui, se ne inventò alcuni di fantasia e cominciò a scrivere alcune canzoni dedicate a questi amici immaginari; una di queste intitolata "Balla Mastro Lindo" partecipò allo Zucchino d'oro e si classificò prima.
Come molti ragazzi timidi e introversi, Lucio decise di diventare boyscout e di iscriversi al club delle Giovani Marmotte; qui le sue doti canore vengono notate da Giulio Rapetti, capo scout nonché noto paroliere soprannominato Gran Mogol. Iena di Siena
Ma Iena di Schiena è il famigerato fru fru del Basso Chainti,amico del gommaio?
RispondiEliminaSan Miniat dietr a Vico Alt è considerato basso Chianti?
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