Siamo in autunno pieno e non so se sia un bene, un male o fregarmene! Funghi, vermut, miele e castagne. Colori caldi e cielo coperto, orizzonti limitati e notti lunghe. Il buio della notte sovrasta piano piano la luce del sole. L’euforia dell’estate pare scemare giorno dopo giorno.
Quella che qualche mese fa sembrava una clamorosa sbornia, dopo il triplete "DS serio/ripescaggio/squadra competitiva", adesso pare trasformarsi in un noioso mal di testa. Dopo il primo schiaffo della Reggiana, a Viterbo abbiamo raccattato una vera e proprio figura di merda. Si può dire, vero? Come quando da piccini quando al terzo campanello suonato per dispetto, si riceveva una secchiata di acqua e pipì dal proprietario di casa. Alcune avvisaglie della nostra fragilità c’erano state in tutte le altre trasferte, nelle quali, ad eccezione della partita di Pontedera con il Montevarchi, avevamo palesato alcuni evidenti limiti nell’imbastire una manovra razionale, diversa dal lancio di Terzi, che a forza di calciare la palla in su i pantaloncini non gli passano più dalla coscia.
Nella chat di whatsapp degli ex allenatori della Robur, creata da Guidino Carboni qualche mese fa soltanto per parlare male dei tifosi bianconeri, sembra che in settimana Colella abbia chiesto a Scazzola di inserire anche Gilardino. Ci sarebbero state dice alcune resistenze di Gazzaev, che ne avrebbe categoricamente vietato l’ingresso, mediate sembra da Marco Giampaolo. Ad oggi non è stata ancora presa una decisione, rimandata pare a sabato pomeriggio dopo la prossima partita casalinga della Robur, contro l’ostico Pescara, tifato dai miei amici biancoazzurri che durante la finale col Cosenza sedevano casualmente accanto a me. A proposito di finale col Cosenza, in origine ci sarebbe stato pure Mignani nella chat, anche se ha abbandonato quasi subito per via di un non meglio motivato conflitto di interessi con la sua nuova avventura professionale. Boh, roba di avvocati e scartoffie. La chat si chiama "Senesi rompicoglioni" e raccoglie le testimonianze di un nutrito gruppo di allenatori che - per forza o per amore - hanno dovuto confrontarsi con i cuori bianconeri (la mia sopportazione per il nostro speaker è arrivata veramente al limite), nel bene e nel male, dalla polvere all’altar. Leggendo di nascosto i contenuti di quella chat, rispetto alla tifoseria del Siena emerge un’unica, indiscutibile caratteristica. Essa dimostra nei secoli dei secoli una coerenza granita nell’essere composta da gente rancorosa e scassa palle, indipendentemente dalla serie nella quale la squadra giochi. E non regge più nemmeno l’appunto stizzito "manco foste in serie A" perché ai tempi d’oro della massima serie, ci comportavamo esattamente uguale ad adesso; e a parte Annina bella e il figliol prodigo (fenomeno ad oggi ancora senza spiegazione, come le piramidi, gli avvistamenti Ufo e il quadrato del Sator) da queste parti sono stati contestati tutti! Grandi nomi e scalzacani. Roque Junior campione del mondo col Brasile e d’Europa col Milan, ci mise tre passaggi per essere mandato a cacare. È soltanto un esempio, ma ce ne sarebbero molti altri. Negli ultimi anni poi, abbiamo tutto il diritto di non essere mai soddisfatti. Con quello che abbiamo vissuto, non è questione di non accontentarsi mai, ma è legittima difesa. Veniamo da due fallimenti in sette anni. Come dite? Il secondo non è un fallimento? Bene, chiamatelo come volete ma siamo passati dal play off di serie C al Tiferno Lerchi nel giro di due mesi. Un fallimento non sarà, ma nemmeno una promozione. E poi anni di prese di culo a ripetizione, discorsi, frasi fatte, terzi dita e angherie. Proprietà fantocce, DS ammanicati, giocatori dannosi o disonesti. E noi, più o meno, sempre lì. Sopra a quei gradoni col sole, con la pioggia e con il freddo. Ad orari assurde, trasferte impossibili, tessere e grinpasse. Sempre lì. A volte francamente mi sono sentito anche un po’ masochista. Altre volte soltanto uno stupido.
E poi arriva un’estate diversa dalle altre, nella quale in maniera assolutamente insperata si incastrano nella maniera giusta alcuni tasselli e tutto pare rinascere, come nella primavera di Vivaldi. E si comincia un campionato pieno di aspettative. Buona la prima, si inciampa alla seconda, buona la terza, altro incespicone esterno e poi la doccia fredda alla quinta. Seguita da una serie di prestazioni in chiaro scuro, in alcune della quali solo il risultato finale ha coperto le lacune, fino ad arrivare all’ultima: più sconfortante che deludente. Sconfortante perché se la delusione passa, lo sconforto resta lì, appiccicato allo sportello del frigorifero come un magnete. È un anno di transizione, sento ripetere. Oh, ci credo eh! Esattamente come credevo al progetto triennale della famiglia ligure in vacanza in Toscana. Ma lo sconforto resta lo stesso, perché nonostante tutto, quest’anno avremmo una squadra competitiva e seria, un conto è avere Paloschi e Varela, un altro Yallow e Sparacello (o come diavolo di chiamano). E invece, nonostante ancora la classifica in parte sorrida, anche se le prime due sono già abbastanza lontanine, l’impressione che diamo è di impalpabilità. Siamo come il progetto del duomo col suo facciatone: bello ed emozionante sì, ma monco e incompiuto. In altre epoche sarebbe stato derubricato a ecomostro o peggio ancora ad abuso edilizio. Ecco, non vorrei che questa Robur cadesse nell’oblio della mediocrità, nel vivacchiare tranquilli con un filo di gas perché tanto quest’anno è di prova e il prossimo si vedrà, perché a me questo ragionamento non piace. Se era per me, nell’anno di Mignani e Pane, il campionato si vinceva ad Arezzo, senza arrivare a quella agonica serata di Pescara. Perché quelli poveri e ultimi come il sottoscritto, che non contano manco per uno, scelgono da sempre l’uovo oggi, rinunciando all’ipotetica gallina domani. Gallina che spesso di rivela un ammasso di piume e ossa.
Una cosa avrei da chiedere: mettiamo gli investimenti fatti (leggi giocatori), nelle condizioni di rendere al meglio possibile, che non sono certo correlabili ai 120 lanci di Terzi. Saremo pure rompicoglioni, ma conosciamo i nostri limiti e indipendentemente dalla categorie non chiediamo mai la luna. Vorremo soltanto galleggiare sulla decenza!
Viterbese - Siena 2 a 0: becchi e bastonati. C’hanno preso a pallonate sul campo e per il culo dalle tribune. Zitti, capo basso e trottare.
Siena - Pescara: o vediamo di che pasta siete fatti. Poche chiacchiere e ritrottare. Se non la vittoria, a fine partita vogliamo la maglia sporca di terra e fradicia di sudore. Si vince con la voglia, non con i discorsi.
…su quei gradoni, lì ci troverai!
Mirko
Quello di Valli un c'ha azzeccato. Ci sta che improvvisamente da tramontana si sia buttato a grecale, sai, il vento a volte cambia alla svelta e le notizie non arrivano come dovrebbero.
RispondiEliminaIl fintotonto
L‘ eccezione che conferma la regola!
EliminaUno di Valli