Ma veniamo a noi, all’uomo, a quell’animale che ora più che mai non riesce ad evolvere, non riesce a migliorare, non riesce ad imparare dai propri errori. Mi vengono in mente i campi di concentramento nazisti e quelli serbi di 50 anni dopo, gli sconquassi ambientali degli anni '70-'80 con quelli attuali, la gestione della pandemia odierna con quella fin dagli albori della civiltà.
Basta cercare su un qualsiasi motore di ricerca o studiare un po' di letteratura scolastica e troviamo riportate decine e decine di storie di pandemie, tremende, distruttive. E allora perché, ogni qualvolta il problema si ripresenta, ci caschiamo come dei bischeri? E’ forse nella nostra natura essere peggio dei dodo, animali coglioncioni autoctoni delle Mauritius che servivano da riserva di ciccia fresca per gli equipaggi portoghesi ed olandesi che lo estinsero nel XVII° secolo?
E così, dopo aver analizzato in altro articolo le epidemie che più ci hanno colpito negli ultimi 2000 anni (vedi "A spasso per i secoli infetti" del 7-04-2020), andiamo ad analizzare quello che abbiamo fatto negli ultimi 20 anni. Premettendo che siamo duri; e vi spiego perché.
Avendo lavorato per decenni in ambienti sanitari, al termine del secolo scorso paventavamo per il millennio che si approssimava scenari apocalittici caratterizzati da infezioni batteriche decimanti, dovute ad uno scriteriato uso degli antibiotici che aveva portato i batteri stessi a sviluppare una resistenza maggiore ai medicinali anche specifici, tanto che le dosi degli stessi nell’arco del loro impiego erano cresciute in maniera esponenziale. Ad oggi ancora ciò non è successo, ma i maggiori pericoli sono arrivati dai virus (altra cosa rispetto ai batteri, da cui si differenziano per la necessità di avere una cellula con cui fondersi per riprodursi, necessità che il batterio non ha essendo capace di riprodursi da solo).
In questi primi venti anni del millennio si sono succedute epidemie di influenza e di coronavirus, che hanno evidenziato la velocità di diffusione che le accresciute e migliorate vie di comunicazione planetarie offrono, agli uomini ma anche alle malattie (non solo che toccano gli esseri umani, ma anche animali e piante, vedi la mosca dell’ulivo ed i parassiti delle castagne, che stanno distruggendo le produzioni autoctone).
Se l’uomo è cagion dei suoi mali, se l’uomo sta distruggendo la natura, la natura si sta forse vendicando?
Non lo so, non so che dire. Rimane il fatto che nel nostro Paese in 20 anni abbiamo distrutto uno dei migliori sistemi sanitari mondiali, fatto di portantini, infermieri, medici, specialisti e ricercatori, i migliori del mondo! Ed ora che ci ritroviamo con il nemico alle porte ci rendiamo conto degli errori madornali che abbiamo compiuto, con i tagli insensati, la riduzione dei posti letto, la chiusura degli ospedali, la decimazione del personale sanitario, oggi costretto a turni massacranti per reggere l’urto della pandemia che ci sta colpendo. Eppure queste cose 20 anni fa erano conosciute, se lo sapevo io lo sapevano i nostri politici, se lo abbiamo visto noi lo potevano vedere loro, lo dovevano prevedere, dovevano dotarsi di strumenti, normativi e non, per affrontare le future emergenze. Ed invece niente.
Che cosa può fare quindi l’uomo della strada quale io sono? Ben poco, se non seguire le regole d'ingaggio: chiudersi in casa, uscire solo per lo stretto necessario con guanti e mascherina, cercare di diffondere le mie conoscenze per la difesa personale, visto che per anni ho lavorato a diretto contatto con le peggiori malattie infettive. Di più non posso fare, se non cercare di ricordarmi chi è stato il principale artefice di questa situazione e fargliela pagare a livello politico, diffondendo notizie a riguardo.
Ed a proposito di diffusione dei dati, prendiamo ad esempio "Repubblica", noto tabloid del PD, che in un articolo del 13 marzo parte nel considerare la spesa per il sistema sanitario del 2000 in 68.3 miliardi, che cresce fino al 2010 a 115.4 miliardi, fino ad arrivare al 2020 a 120 miliardi. Piccolo problema: nel 2000 con 50.000 lire ci compravi un paio di jeans, ma lo stipendio era di 1.500.000 lire, nel 2014 i jeans costavano 50 euro e lo stipendio era di 1.000 euro: vi sembrano equiparabili i dati? No. Considerando la svalutazione ed il decremento del potere d’acquisto, in termini assoluti non si tratta di un incremento di investimenti, ma di un decremento. Sempre "Repubblica" il 5 marzo aveva citato uno studio sulla questione, arrivando alla conclusione che al sistema sanitario erano stati tolti ben 37 miliardi in un decennio: "Il report della Fondazione Gimbe del settembre 2019. In termini assoluti il finanziamento pubblico in 10 anni è aumentato di 8,8 miliardi, crescendo però in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell'inflazione media annua. Un taglio che si traduce in un calo nel livello di assistenza: stimata una perdita di oltre 70.000 posti letto negli ultimi 10 anni, con 359 reparti chiusi, oltre ai numerosi piccoli ospedali riconvertiti o abbandonati". Chiudendo l’articolo con un trafiletto niente male: "Con il risultato, che oggi preoccupa ancora di più un Paese sotto choc, che siamo arrivati in Italia a 3,2 posti letto per mille abitanti. La Francia ne ha 6, la Germania 8". E questo è il vero dato inconfutabile, la pura realtà! La sostanza nuda e cruda!
Se l’uomo è cagion dei suoi mali, se l’uomo sta distruggendo la natura, la natura si sta forse vendicando?
Non lo so, non so che dire. Rimane il fatto che nel nostro Paese in 20 anni abbiamo distrutto uno dei migliori sistemi sanitari mondiali, fatto di portantini, infermieri, medici, specialisti e ricercatori, i migliori del mondo! Ed ora che ci ritroviamo con il nemico alle porte ci rendiamo conto degli errori madornali che abbiamo compiuto, con i tagli insensati, la riduzione dei posti letto, la chiusura degli ospedali, la decimazione del personale sanitario, oggi costretto a turni massacranti per reggere l’urto della pandemia che ci sta colpendo. Eppure queste cose 20 anni fa erano conosciute, se lo sapevo io lo sapevano i nostri politici, se lo abbiamo visto noi lo potevano vedere loro, lo dovevano prevedere, dovevano dotarsi di strumenti, normativi e non, per affrontare le future emergenze. Ed invece niente.
Che cosa può fare quindi l’uomo della strada quale io sono? Ben poco, se non seguire le regole d'ingaggio: chiudersi in casa, uscire solo per lo stretto necessario con guanti e mascherina, cercare di diffondere le mie conoscenze per la difesa personale, visto che per anni ho lavorato a diretto contatto con le peggiori malattie infettive. Di più non posso fare, se non cercare di ricordarmi chi è stato il principale artefice di questa situazione e fargliela pagare a livello politico, diffondendo notizie a riguardo.
Ed a proposito di diffusione dei dati, prendiamo ad esempio "Repubblica", noto tabloid del PD, che in un articolo del 13 marzo parte nel considerare la spesa per il sistema sanitario del 2000 in 68.3 miliardi, che cresce fino al 2010 a 115.4 miliardi, fino ad arrivare al 2020 a 120 miliardi. Piccolo problema: nel 2000 con 50.000 lire ci compravi un paio di jeans, ma lo stipendio era di 1.500.000 lire, nel 2014 i jeans costavano 50 euro e lo stipendio era di 1.000 euro: vi sembrano equiparabili i dati? No. Considerando la svalutazione ed il decremento del potere d’acquisto, in termini assoluti non si tratta di un incremento di investimenti, ma di un decremento. Sempre "Repubblica" il 5 marzo aveva citato uno studio sulla questione, arrivando alla conclusione che al sistema sanitario erano stati tolti ben 37 miliardi in un decennio: "Il report della Fondazione Gimbe del settembre 2019. In termini assoluti il finanziamento pubblico in 10 anni è aumentato di 8,8 miliardi, crescendo però in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell'inflazione media annua. Un taglio che si traduce in un calo nel livello di assistenza: stimata una perdita di oltre 70.000 posti letto negli ultimi 10 anni, con 359 reparti chiusi, oltre ai numerosi piccoli ospedali riconvertiti o abbandonati". Chiudendo l’articolo con un trafiletto niente male: "Con il risultato, che oggi preoccupa ancora di più un Paese sotto choc, che siamo arrivati in Italia a 3,2 posti letto per mille abitanti. La Francia ne ha 6, la Germania 8". E questo è il vero dato inconfutabile, la pura realtà! La sostanza nuda e cruda!
Il sito “ilPost” il 15 marzo 2020 svolgeva un'analisi molto simile, mettendo stavolta anche nomi e cognomi dei protagonisti: 2012 Monti annunciò tagli da 25 miliardi, 2015-2019 12 miliardi di aumenti cancellati (Berlusconi, Letta, Renzi). Potremmo stare qui a giornate ad elencare i governi che hanno tagliato le finanze alla Sanità o allocato male le risorse concesse, ma mi fermo qui, tanto la cosa è evidente.
Vi ricordo solo che dovremo imparare a convivere con questo genere di problemi, almeno fino a che ad una crescita della mobilità umana non corrisponderà parimenti un sistema sanitario globale al passo con i tempi. Ogni cinque anni probabilmente ci troveremo a fronteggiare un’emergenza sanitaria, che sarà sempre più imponente, in attesa dei super batteri, già presenti in zone dell’India, che verranno a devastare le nostre lande. Tali super batteri - vedi "Report" del 28 ottobre 2019 - sono nati in zone dove il rispetto per l’ambiente e le minime regole di salute pubblica non esistono, tanto che il batterio New Delhi in Toscana ha già fatto 31 morti. E qui mi fermo.
Anche voi informatevi e da ora in poi premiate solo i politici che aiutano la ricerca e cercano di ricostruire uno stato sociale e sanitario che possa in maniera sostanziale aiutare gli ultimi, perché ricordatevi bene...
GLI ULTIMI SIAMO NOI
Anche voi informatevi e da ora in poi premiate solo i politici che aiutano la ricerca e cercano di ricostruire uno stato sociale e sanitario che possa in maniera sostanziale aiutare gli ultimi, perché ricordatevi bene...
GLI ULTIMI SIAMO NOI
L'Irlandese Volante

Analisi perfetta. E così hai ottimamente inquadrato un parte della vicenda. Però ti prego e prego tutti quanti di considerare le cose per quello che sono, ovvero estremamente complesse.
RispondiEliminaIl sistema sanitario (fu) nazionale ed il suo essere uno dei cardini di uno stato (fu?) sociale, è un poliedro, posti letto e spesa complessiva sono quindi importanti ma non sufficienti a definirlo. Per esempio, ti posso dire che io, essendoci entrato da specializzando nel 1996, quindi con 25 anni di esperienza, ho visto tante enormi criticità ma anche degli elementi oggettivi di crescita. Stimolata da una progressiva diminuzione del numero dei medici e degli infermieri, per me la professionalità in alcune branche (è vero, non tutte) è aumentata a dismisura, con punte di assoluta eccellenza che ci fanno tenere botta a livello mondiale. Questo per dire che non è che negli anni ‘90 eravamo in un paradiso terrestre, c’era una marea di imboscati, frotte di medici che rubavano lo stipendio per lavorare praticamente a tempo pieno nel privato (e convenzionato) ed infermieri che facevano lo stesso e che avevano costantemente un secondo o anche un terzo lavoro (ovviamente nero).
Certamente dobbiamo trovare un equilibrio, ma non si può pensare che, con il livello di tecnologia della medicina attuale, sia utile tenere in piedi piccoli ospedali periferici che non possono garantire altro che un posto letto da cronicario. Oggi la complessità richiede numeri, esperienza e capacità di gestione. È inutile rivangare un passato da piccolo mondo antico, rammentando che all’Ospedale delle Tre Berte negli anni settanta operavano i tumori del colon, perché a quei tempi tutti ritenevano normale che di quegli operati il 90% fosse agli alberi pizzuti dopo un mese, mentre oggi il chirurgo artefice dell’azzardo finirebbe davanti ad un magistrato in meno di un lampo.
Quindi tanti problemi e poche soluzioni.
Un problema è il rapporto operatori sanitari/amministrativi, con la netta sensazione che un carrozzone burocratico fatto di una pletora infinita di unità operative composte da una persona sola (per questo forse si chiamano unità) finisca per disperdere risorse e complicare i processi.
Un problema è quello della formazione, con un numero di medici e infermieri ormai ampiamente insufficiente.
Un altro problema però è quello dei costi, perché per quanto tu abbia dimostrato che la spesa sanitaria sia di fatto diminuita negli ultimi vent’anni, la realtà è che i soldi non ci sono. Per finanziare gli aumenti, o ci si indebita o si aumentano le tasse (60, 70, 80%, fai un po’ tu, poi vediamo che succede). O no?
Io dico di guardare anche le cose positive. Nonostante tutte le criticità, la Toscana ha saputo costruire una rete territoriale che seppure a stento ha retto l’ondata di piena ed è stata in grado di riconvertire in tempi rapidissimi la rete ospedaliera, raddoppiando i posti intensivi e quintuplicando i posti letto infettivi. Questo oggi si doveva fare, perché penso sia insensato dimensionare le malattie infettive e le terapie intensive su delle pandemie che, fino a prova contraria, ad oggi si sono verificate una volta ogni cent’anni.
La vera prova sarà tornare alla normalità, perché nell’ultimo mese l’attività si è ridotta all’osso, e non vorrei che si affacciasse in chi ci amministra l’idea che lo scopo del sistema sanitario pubblico debba essere solo quello di garantire le emergenze tagliando tutto il possibile in specialità non fondamentali per la sopravvivenza ma indispensabili per la salute e la qualità della vita.
Magari aumenterebbe il numero di posti letto, facendo contenti gli allocchi, ma saremmo tutti noi a pagarne le conseguenze, e non in senso figurato.
AB
Hai perfettamente ragione, l'articolo non è completo così singolarmente, l'argomento è estremamente complesso, e le esigenze editoriali purtroppo stringenti non permettono di svilupparlo nella sua completezza, invero questo articolo è nato unico ma comprensivo del precedente "A spasso per i secoli infetti" del 07 aprile u.s. e definito dai prossimi "non va bene...... ma potrebbe andare meglio" e "La supposta non va sotto la lingua" di prossima pubblicazione.
RispondiEliminaNon pretende di essere "un'opera" completa, lungi da me, ma un'analisi vista con un occhio differente, forse anche esterno ma non tanto, per cercare di svelare alcune facce nascoste all'uomo della strada...... ma documentate.
Certo che forse in questo potresti essere d'aiuto, se vorrai scrivere qualcosa son convinto che la redazione sarà ben contenta di pubblicarlo.
Cordialità
Irish
(L'Irlandese Volante)
"in Italia a 3,2 posti letto per mille abitanti. La Francia ne ha 6, la Germania 8". E questo è il vero dato inconfutabile, la pura realtà! La sostanza nuda e cruda!"
RispondiEliminanon sono né un medico né un ricercatore ma... io mi fermerei alla suesposta questione.
DOMANDA: sò scemi in Germania e Francia?
La CORRUZIONE e i mali citati da AB sono EVIDENTI ma non è certo TAGLIANDO che si elevano all'eccellenza le nostre strutture.
TASSE?
AZZ... siamo uno dei paesi più tassati al mondo (a parte gli evasori...).
Vorrei ricordare che DATI ALLA MANO in Germania hanno le nostre stesse tasse ma la vita costa meno che in Italia (dati alla mano eh visto che la Germania la conosco bene bene bene), gli stipendi sono quasi IL DOPPIO dei nostri eppure non parlano così tanto del costo del lavoro come noi in Italia (ma matematicamente non torna eh!, come fanno ad esportare più di noi se pagano i lavoratori il doppio che da noi? NON TORNA!).
Mi permetto solo questi piccoli e caotici incisi non per polemizzare con AB... cosa a cui è ampiamente abituato, ma solo per uscire dal MANTRA "eh, se n'ha troppe" quando si parla di opere e monumenti...e ora? che cazzo c'entra? Io il collegamento ce lo vedo eccome... non so voi.
I MANTRA bellamente studiati UCCIDONO la consapevolezza e l'analisi portandoci a credere che ciò che è sia meglio di come potrebbe essere oppure, in alternativa... GIU' TASSE!
EH NO, studiando la Germania stò teorema NON MI TORNA e non mi torna da almeno 30 anni.
Caro Quixote, io volevo solamente dire che niente è semplice e che paradossalmente in molti casi dei tagli possono produrre anche dei plus, come medici ed infermieri più bravi ed esperti. Ovviamente senza esagerare, perché oltre un certo limite si moltiplicano errori e burn out. I letti non significano niente, quello che conta sono i risultati ed il benessere dei pazienti e degli operatori.
EliminaPer il resto sono d’accordo con lei su quanto scrive riguardo alla Germania. Non me lo spiego del tutto neanche io, ma forse analizzando PIL e produttività qualche risposta potremmo iniziare a darcela.
AB
Vero. Mi pare che i tagli a medici e infermieri stavolta abbiano prodotto un bel plus. Al-Mutanabbi
EliminaBattutona Al-Muta, quindi i leoni di ieri sono già diventati i coglioni di oggi. Così è troppo facile, una stoccatina e via, butti nel cesso alcune considerazioni più o meno condivisibili, ma che almeno esprimono un punto di vista sul quale confrontarsi. Ho capito, dopo la fase degli eroi ed il patriottico “stringiamci a coorte”, sta già partendo la caccia ai colpevoli. Sarà che a me la caccia proprio non piace, ma è meglio che questo giochino lo facciate voi.
EliminaEh, mi sa che non hai (ancora una volta) capito un cazzo di quanto io ho scritto sopra... Ciò che scrivo, anzi, è proprio a favore dei residui medici e infermieri che restano negli ospedali. Ciò che scrivo, anzi, è in forte critica con chi HA DRASTICAMENTE TAGLIATO il numero di infermieri e medici. Ora falle te le battutone, vai. Al-Mutanabbi
EliminaMa i tagli eccessivi li critico anche io, mi pare di aver scritto che il numero di medici e soprattutto infermieri è “ampiamente insufficiente”.
EliminaC’è solo una cosa che non penso sia razionalmente fattibile, organizzare strutturalmente la nostra sanità sull’onda emotiva di questa tragedia. Perché checchè tu ne dica, una pandemia paragonabile a questa non è stata registrata per un secolo. Gli scenari con pandemie ogni 5-6 anni, come tu scrivi, fortunatamente per ora sono appunto scenari.
Altra cosa è avere un sistema sanitario con dei piani per le emergenze che permettano di reagire e riorganizzarne le strutture in tempi rapidi. Mi pare che questo in Italia sia successo, ma le migliaia di morti ci sono a Madrid, Parigi, Londra, New York e Milano (con la solita eccezione della Germania). In Belgio (non in Ruanda) ieri sono decedute più di 400 persone. Siamo ancora in pieno lockdown, a piangere le vittime e preoccuparci di conoscenti o amici che stanno rischiando la vita. Cerchiamo almeno di essere costruttivi e lasciamo da parte le polemiche (me lo riprometto io in primis).
Ho fatto un'Università tostissima, e sono allibito che ancora abbiate voglia di credere in un sistema meritocratico, funzionale, liberista, che esalti i migliori figli della patria.
RispondiEliminaSi passa da un padrone a un altro padrone, schiavi illusi che cambieranno il proprio destino.
Non voglio passare da Martin Eden dei poeri, mi contento di essere conscio della mia situazione senza vie di uscita se non quella dell'ironia che degrada in grottesco.
Forza Roburrone, W la trattoriaccia di Tokyo, W le Leopoldelle!
Sturba