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lunedì 17 giugno 2019

Autoregolamentazione contradaiola: problema o opportunità?

Ammetto... Mi sarebbe garbato oggi scribacchiare qualcosa di attinente alla Robur. Ma siccome niente ancora è stato deciso sull'allenatore (facciamo con calma, mi raccomando), tocca riparlare della solita questione: il Paglio.
E stavolta (anzi, anche stavolta) i riflettori sulla nostra Festa li ha accesi l'Avvocato, attraverso una ordinanza comunale, che regolamenta a livello istituzionale qualcosa già - ampiamente - regolamentato a livello verbale, ovvero gli accordi intrapresi fra Contrade rivali.
Chi legge Wiatutti, sa quanto abbiamo ritenuto interessante ("capace di destare interesse") l'opera di sistemazione del vuoto pneumatico lasciato in materia paliesca dalla precedente Amministrazione, svolta nell'ottica di una sempre maggiore spinta verso l'autoregolamentazione di chi del Palio deve essere davvero il padrone: i contradaioli. Opera discutibile ("che può essere oggetto di discussione"), opinabile ("di opinioni soggettive"), da taluni considerata invasiva ed impositiva, da altri accettata in quanto inevitabile e necessaria.
Wiatutti ha tentato di spiegare - forse non riuscendoci - che di tali questioni era d'uopo parlarne, creare un dibattito diffuso, capire i pro ed i contro, concentrarsi sui contenuti. Invece, come ancora oggi capita dopo un anno dall'insediamento dell'Avvocato, il nocciolo della discussione ci pare ancora tutto centrato sulla attività del Sindaco e della Giunta ("W De Mossi vs Via De Mossi"). Finora ci siamo tirati fuori da questa tenzone, che nulla apporta alla tutela della Festa. Ora, per la prima volta, diamo anche noi un giudizio personale, per ciò che vale.
Nulla di nuovo ha scritto l'ordinanza 66. Sergio Profeti ci informa, sulla colonne de La Nazione del 15.06.2019, che non si tratta del primo intervento simile nella recente storia delle Amministrazioni Comunali, per cui, se si può parlare di ordinanza inedita, non si può parlare di iniziativa inedita (vedi i casi simili su diverse fattispecie durante il mandato Piccini e Ceccuzzi).
Ma, per capire lo spirito e la consequenzialità di tale ordinanza, legata intimamente a quanto predisposto nell'ultimo anno in tema di sanzioni dalla nuova Amministrazione, vi rimando integralmente all'oculato intervento di Giovanni Gigli sull'articolo pubblicato su La corazza del rospo del 15.06, a titolo: "Tanto rumore per nulla, il Sindaco ha fatto bene". Gigli ci dice che "la “scandalosa” ordinanza che non fa altro che mettere per scritto quello che fino ad ora si basava su accordi presi dai Priori di Contrade rivali nelle stanze Comunali, alla presenza, appunto, del Sindaco", roba che va avanti da circa trent'anni. Ma ricordandoci come - ed ecco il gancio con la realtà che si rinnova - l'ordinanza 66 sia intimamente legata alla discussione sorta intorno alla censura di luglio 2018 per l'Oca, che tirava in ballo il famoso art. 97. Conclude Gigli: "Secondo la Giunta disattendere gli accordi con l’avversaria rientra pienamente nello spirito regolamentare [...] Con l’ordinanza 66 il Sindaco ha definitivamente messo fine al balletto di scuse che le Contrade rivali inscenavano quando le cose non filavano lisce: “Ma allora… loro avevano detto..” ” Lo scorso anno però anche loro fecero…” etc. etc." [...] La famosa autoregolamentazione è una definizione che piace tanto finchè non è il momento di applicarla per se stessi. Avete mai sentito dire ad una Contrada “è vero ci siamo sbagliati, dovevamo comportarci diversamente”? No. Non succede mai. Ma anche questo fa parte del gioco e della naturale faziosità della nostra Festa. Ma per chi deve tutelare il Palio e far rispettare anche certi accordi la questione è diversa. Senza lo spauracchio di una seppure labile sanzione come la “censura” (che difficilmente porta ad una squalifica) tutti gli accordi verbali o scritti che siano rimarrebbero appunto “mere dichiarazioni di intenti”. A nostro avviso, una ottima interpretazione di quanto avvenuto.
E però... Sempre su La Nazione, leggo un commento del Rettore del Magistrato delle Contrade, Claudio Rossi, che a mio avviso centra IL problema della questione. Sostiene Rossi che ogni cambiamento, soprattutto quelli in sequenza, hanno bisogno di essere assimilati da gente, come i contradaioli, che di cambiamenti ne vorrebbero vedere pochi, che sono stressati dall'assedio del mondo esterno, che si sono sentiti lasciati soli negli ultimi anni, che hanno ancora in testa un'idea di Palio che fu e che forse non potrà mai più essere. L'autoregolamentazione - punto fondante della politica paliesca demossiana - va bene, ma con tempi e modi non imposti, ma auto-indotti. Non sarà poi vero nella pratica? Ok, ma almeno lasciamo la percezione che tale processo avvenga con il "consenso" dei contradaioli stessi.
Forse si sta sbagliando metodo comunicativo? L'essere contemporaneamente difensore degli imputati per rissa e Sindaco è posizione delicatissima, per cui, se il fine resta lo stesso (la difesa delle Contrade e dei contradaioli tutti, non solo quelli a processo), il metodo a nostro avviso può e deve divergere. Forse il Sindaco deve prendere le distanze dall'avvocato difensore, forse la comunicazione istituzionale deve essere più soft rispetto al gergo utilizzato in un tribunale, forse il bianco o il nero di una sentenza passata in giudicato non è un input di lavoro da lanciare al mondo delle contrade, complesso, variegato, spezzettato, poco inquadrabile, anti-contemporaneo? E forse, quando in salotto si ha un gioiello bellissimo ma fragile, non sempre conviene spolverarlo continuamente? A volte un po' di polvere può non far male?
Ed infine, fateci fare per una volta i Senesoni (pratica che aborriamo). Dopo anni di istruzione indotta da parte dei dirigenti di contrada, di reprimende, di incontri, di accordi, pensiamo di sapere - almeno un po' - come comportarci, anche nei confronti dell'avversaria. Si vuol procedere verso un sistema di autoregolamentazione? Bene, che sia dato spazio, allora, alle contrade per metterlo in pratica; passando anche, come è naturale che sia, da sbagli, momenti di discussione, forme di dissenso. Oggi, nel mondo del Palio, verso il basso arrivano continuamente diktat impositivi: forse di una ordinanza che legiferi un uso che tutto sommato funziona se ne poteva fare perciò a meno.

PS: Wiatutti è stato, è e probabilmente sarà assai critico con la stampa cittadina. Stavolta plaudiamo al forum organizzato da La Nazione, che ha visto esprimersi più persone dalla differente sensibilità, dettata anche dal proprio ruolo istituzionale. Anticipiamo che qualcosa di simile lo vorremmo fare anche noi, passata l'estate... Ma facendo parlare gente di strada, del popolo, delle contrade.

1 commento:

  1. I PROBLEMI DEL BORGO SONO I CORI DI CONTRADA ..AH SEMMAI !!! PAROLA D'ORDINE..APPUNTO ORDINE, REGOLAMENTAZIONE, SICUREZZA, NORMALIZZAZIONE....IN CULO ALLE TRADIZIONI..AH GIA' MA SIAMO NEL 2019 E BISOGNA ADEGUARCI AI TEMPI MODERNI....

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