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venerdì 24 maggio 2019

Time it's time

La triste e meravigliosa consapevolezza di essere arrivato oltre la metà del cammino.

Il mare lento, che avanza sulla riva amica, la sabbia bagnata.
Le due note che mi fanno alzare la testa.
Il numero che non mi interessa, ma che purtroppo ho in testa come un'allucinata rappresentazione.
Il mondo che è girato dove non avrei mai voluto.
La mia lotta contro il mondo che non avrei mai voluto.
I miei amici che non ci sono più, ma che so di rivedere in un prato immenso, sotto un sole che scalda ma non brucia.
Quella telefonata alla fine del pomeriggio che non c'è, ma in attesa della quale guardo il cellulare.
La finestra fissata, mentre la gente comune passa noncurante dei nostri drammi.
L'odore di erba appena tagliata, mentre si cercano le prime rondini in cielo.
La corsa sul ciglio della strada per salvare quella tartaruga lenta, troppo lenta.
Il silenzio divino su quel balcone davanti al mondo.
La sabbia vellutata del deserto che rotola con me ai piedi della duna.
I giorni che passano, inaccettabili, inesorabili.
Lo strazio di un camice verde, di tanti camici verdi, di una stanza di camici verdi.
Le 8 di sera d'estate, in acqua a guardare il tramonto ed a pensare che un domani, comunque sia, arriverà.
Il fratello peloso che mi ha messo in contatto con la dimensione animalesca.
Le nottate estive a parlare dell'estetica greenawayana.
La gente intorno a me che si ammala e che è ugualmente malata anche se sana.
La spaventosa sorpresa del primo capello bianco, allo specchio in una mattinata d'inverno.
Io, che mi immagino anziano da sempre.
Manunta, Sbarra, A.B. nei commenti di Wiatutti.
Il non prendere niente sul serio. Mai.



"Kissing a grey garden
Shadow and shade
Sunlight treads softly"
("Time it's time", Talk Talk, 1986)

4 commenti:

  1. Io sono già emozionato per l'incontro di lunedi tra cefariello e la turris.

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  2. Mi trovo in difficoltà a dare un senso compiuto ai tuoi flash esistenziali Al-Mutanabbi, che evocano immagini suggestive senza riuscire a nascondere, mi pare, un certo pessimismo cosmico. Mi scuso perché anch'io, che ho qualche capello bianco in più, credo di contribuire a rendere stagnanti le tue giornate con i miei frequenti interventi, sulla scia di convinzioni, ahimé, ritenute demodè e passatiste per la quasi totalità delle persone.
    Il fatto è che io sono imbevuto di credo che mi danno certezze assolute. Le quali però impongono un prezzo assai alto in termini di coerenza, il che credimi, non rende agevole la vita giornaliera e sottopone il tuo io a continui esami di coscienza. Io non posso non prendere maledettamente sul serio le cose importanti e non osservare fedeltà ai miei principi soprattutto oggi, quando la società sta perdendo di vista la bussola che ha sempre segnato la rotta per l'umanità.
    Eppure tu Al-Mutanabbi, pur provenendo da un retroterra ideale lontano dal mio (almeno in parte, credo), con pazienza leggi i miei scritti - immagino con qualche sbuffo ogni tanto – e poi mi concedi tutto lo spazio necessario per i miei pistolotti, senza censure né pressioni. Te ne sono grato: grazie a Dio la libertà d'espressione esiste ancora, almeno in quel di Siena.
    .

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    1. Ed invece le convinzioni démodé e passatiste hanno il loro fascino, soprattutto se poi servono ad innescare confronto.
      Io probabilmente sono meno ancorato a qualche credo, per cui a me piace assai destrutturare tutto ciò che viene passato come Vero, sia che vero lo sia oppure no. Almeno per capire se esista una interpretazione B della questione. Il che presuppone, ugualmente, fatica.

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