E poi, calato il sole e ancor prima della mezzanotte, la temperatura riscende immediatamente verso medie invernali manco fossimo nel Deserto del Gobi, ritrasformandosi in Cenerentola Marzolina dopo una giornata da Regina del Sud.
Se avessi un paio di scarpette rosse da sbattere, proverei a far volare via la Robur, per portarla lassù, davanti a tutti quanti, anche alla ricchissima corazzata Entella, nata a Chiavari, proprio al centro della Liguria. Ma purtroppo io non sono Dorothy Gale, non ho fattorie nel Kansas da dare in pasto all’uragano e non ho strani compagni di viaggio da seguire verso un sogno lungo un anno; e poi ho già visto il mio personale e baffuto Mago di Oz, una sera di aprile di tanti anni fa, non molto lontano da qui. Sì, ammettiamolo: noi vecchi bianconeri abbiamo la Liguria nel cuore, perché molta della nostra recente storia più gloriosa è partita da lì. E se sperare non costa niente, anche questa sera potrebbe incubare nella sua pancia un nuovo glorioso capitolo; tutto starà a giocarcela senza paura, guardando in faccia l’avversario senza mai abbassare gli occhi. Nel cielo limpido del pomeriggio, orfano di qualsiasi tentativo di capriccio primaverile, il ricordo sbiadito di qualche nuvoletta compare svogliatamente sopra la linea dell’orizzonte, prima di sparire per sempre alla nostra vista, inghiottita dal mare nel punto esatto in cui diventa aria, ed il blu dell’acqua degrada verso tonalità più pacate. Di tanto in tanto il volo pigro di un gabbiano attira l’attenzione verso l’alto, impendendo alla mente di perdersi per strade dissestate e sentieri impervi. Si torna in Liguria ed il cuore perde un battito. L’ultima volta che siamo stati da queste parti non fu certo una serata piacevole. Ma quella era tutto un altro Siena. Tutto è mutato in pochi mesi e forse anche noi siamo diversi dagli individui di allora, ammaliati dal caldo umido di un agosto appena nato e già provato dal cancro dei mancati ripescaggi e avvelenato dall’inutile chemio dei troppi corsi al Tar. Liguria, amara terra di contraddizioni, sempre troppo stretta tra le onde e le montagne, intrisa di luoghi per noi un tempo felici e ricolmi di emozioni violente, oramai sopite dal lento scorrere del tempo, che avvolge i fatti e ne riscrive la storia. Case aggrappate alle montagne e sole in faccia. Genova è là, da qualche parte dietro il massiccio promontorio. Ne intuisco la presenza dal riverbero delle luci arancioni, che confondono il buio, rendendo la notte meno notte. Portofino invece è un posto immaginario, visitato dalle scolaresche durante le gite di aprile e abitato da fate, molti elfi, qualche nano e vecchie signore ricchissime e annoiate, che si lasciano vivere guardando il mondo da dietro le eleganti e costose tende della grande vetrata del piano padronale. Un non luogo per pochi, dove il tutto appare diverso e le notizie arrivano ovattate, manco non riguardassero questa enclave di ricchi al centro di un mondo operaio, dove il calore dell’acciaio fuso si disperde nelle acque salate del Tirreno. Tutto intorno la vita pare scorrere normale, come in ogni posto.
Eppure un giorno qualcuno partì da queste terre a bordo di una nave e conquistò il mare, esattamente come l’Entella sta conquistando il campionato. Starebbe a noi, pirati bianconeri senza lettera di corsa - guidati da un manipolo di Liguri in esilio, perché è sempre molto complicato essere profeti in patria, pronti a tutto per tornare in patri da vincitori - violare il fortino. Le premesse per fare l’impresa ci sarebbero tutte, anche la gente sugli spalti sembra percepirne l’odore. La partita inizia e io manco me ne accorgo, rapito dalle notizie di un telegiornale lasciato libero di parlare, senza nessuno disposto ad ascoltarlo. Via della seta, via della sete, via della rete. Basterebbe un goal per brindare felici. Forse però, pensiamo troppo a difenderci e poco a pungere. Loro sono... forti. Ma anche noi non siamo scarsi. Un tiro, un boato, un sussulto. La palla calciata dai nemici pare entrare senza trovare ostacoli, prima di sbattere nella gamba bionica di uno spettacolare portiere, proteso in spaccata verso una parata mostruosa. Pensiamo prima a non prenderle e forse va bene così. Loro sono primi e noi forse terzi. Aramu corre verso la porta. È solo: davanti a lui l’infinito di una notte magica nel quale gente venuta da sud potrebbe fare l’impresa. Corre Aramu e noi con lui. Un passo, un altro e un altro ancora. Genova è là, ancora intrisa della nostra gioia. La gente allo stadio sgrana gli occhi e trattiene il respiro, risucchiando via in attimo tutta l’aria del cielo. Ritorno bambino e inizio a contare. Uno, e la meta si avvicina. Due, il portiere ha pura. Tre, è fatta. La porta è troppo piccola per essere difesa tutta. Stella... Silenzio. Come parlando ad un telefono col segnale di occupato, il gioco si inceppa. Vorrei la tv si fosse spenta. O forse è soltanto la connessione che è saltata. Magari, che so, il gatto è salito sopra il telecomando e ha inavvertitamente cambiato canale, mettendo per errore una straziante Italia - Finlandia, rispetto alla quale mi sento quasi nativo di Helsenki. Come di fronte alla visione di un fantasma, mi soffermo incredulo ad osservare il portiere avversario che agguanta la palla e frustra in un attimo tutte le nostre speranza. Nella mia mente lo immagino ridere, dietro alla maschera di Fabbricini. La partita riprende veloce, mentre il cuore invece stenta a riprendersi dallo shock e l’affanno torna lentamente respiro, mentre con l’occasione svaniscono anche i nostri sogni di gloria. Play off dovevano essere e play off saranno. E così sia!
Virtus Entella - Robur Siena 0-0: tra Virtus e Robur vince soltanto il professore di latino, mentre il campo ha decretato che il nostro futuro dovrà passare dagli spareggi (salvo miracoli, pandemie o ritorni di Fabbricini), pertanto adesso starà a noi arrivare alla fase finale con il miglior piazzamento possibile. Possiamo perdere con chiunque (vedi Pistoia e i suoi tre punti che ancora oggi gridano vendetta), ma possiamo anche battere qualsiasi avversario ci si pari d’innanzi. Basta soltanto restare in piedi e non inciampare più.
Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!
Virtus Entella - Robur Siena 0-0: tra Virtus e Robur vince soltanto il professore di latino, mentre il campo ha decretato che il nostro futuro dovrà passare dagli spareggi (salvo miracoli, pandemie o ritorni di Fabbricini), pertanto adesso starà a noi arrivare alla fase finale con il miglior piazzamento possibile. Possiamo perdere con chiunque (vedi Pistoia e i suoi tre punti che ancora oggi gridano vendetta), ma possiamo anche battere qualsiasi avversario ci si pari d’innanzi. Basta soltanto restare in piedi e non inciampare più.
Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!
Mirko

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