Riprendo volentierissimo un pezzo del blog dell'amico Eretico del 9 luglio, in memoria (anche) del grande Paolo Villaggio, scomparso pochi giorni fa.
Cito immediatamente da L'Eretico: "Senza averci mai scambiato una mezza parola faccia a faccia (purtroppo),
Paolo Villaggio è stato una persona quasi di famiglia, per lo
scrivente; e credo che ogni blogger dovrebbe averlo e tenerlo nel
proprio Pantheon concretamente ideale, per la sua straordinaria capacità
dissacratoria, per la sua vis polemica, per il non risparmiare niente e
nessuno – infrangendo ogni tabù, compreso quello della morte, in un
Paese in cui non se ne può parlare, se non in un certo modo -, per il
suo smascherare le porcherie del Potere che conosceva meglio, quello
dell’ambito lavorativo-impiegatizio. Per il suo splendido modo di
prendere per il culo, esacerbandone i modi, i servi ed i leccasedere di
ogni risma: sfidando a viso aperto il politicamente corretto degli anni
Settanta, certo ben diverso da quello odierno".
Ebbene sì, Villaggio è stato (e sarà) una fonte di ispirazione fondamentale di Wiatutti, nella parte del cinismo senza regole, dello sberleffo financo auto-referenziale, della cattiveria mai però fine a se stessa ma indirizzata solo verso chi se la merita, in culo al perbenismo ed all'omologazione buonista dei nostri tempi.
Di Villaggio ricordiamo la maschera di Fantozzi (per me esistito fino al film numero 2, con qualcosa di interessante del numero 3 e poi basta), ma prima di lui la mia generazione aveva già conosciuto la figura patetica dello sconfitto Giandomenico Fracchia e soprattutto del meraviglioso Professor Kranz, sadico e violento contro il pubblico, a sua volta vittima e persecutore.
Ecco, un nuovo Villaggio si necessita nel borgo polveroso. Una persona "cattiva", sferzante, che non può piacere a tutti e che anzi non deve piacere a tutti. Che fustighi senza pietà i Potenti, che li smascheri, che li contrasti con la faccia tosta dell'umanità del meschino uomo per bene.
Potrebbe forse, il nostro Paolo attraverso la maschera di Fantozzi, narrare anche per Siena il medesimo racconto del Potere che lo stesso ragionier Ugo, deviato dalla propaganda del pericolosissimo Folagra, "la pecora nera, anzi la pecora rossa della ditta", propone nel colloquio con il megadirettore galattico, quello della poltrona in pelle umana e dell'acquario degli impiegati sorteggiati.
Il megadirettore, come tutti i Potenti senesoti, è una visione onirica, tanto che "correva voce che non fosse un uomo, ma solo un'entità astratta", un ultrauomo dai poteri quasi divini, che tuttavia si presenta in una sala spoglia, volutamente umile. E splendida è la difesa del megadirettore dalle accuse di sfruttamento del rosso Fantozzi, tutta giocata sulla terminologia, a scapito della realtà: non padroni ma datori di lavoro, non sfruttatori ma benestanti, non morti di fame ma classe meno abbiente. E per il resto, continua il megadirettore, "la penso esattamente come Lei e come il nostro caro dipendente Folagra".
Villaggio cioè aveva compreso - e siamo agli inizi degli anni '70 - che la frontiera del Potere sarebbe stato il camuffamento, lo smartismo linguistico, l'affabulazione diremmo berlusconian-renziana, il tutto per tirarlo in culo ai poveracci, che anzi sarebbero stati felici di toccare il simbolo del potere, una poltrona in pelle umana dei loro stessi simili, poveracci anch'essi; oppure una bici elettrica, per i poveracci smart 2.0.
Il linguaggio mellifluo del megadirettore convince in un nulla il povero ragioniere, riempito dall'eloquio codificato (e quindi ben riconscibile) dell'eretico Folagra. I poveri cristi, lo si sa, sono fortemente attratti dal fascino amorale delle elite: e Fantozzi ci casca volentieri. Un po' come ci caschiamo volentieri anche noi, poveri Fantozzi senesi, nella pania accogliente del Potere cittadino, che alla fine ci garantisce sempre un posto da triglia nell'acquario.
Salvo poi scoprire, dopo qualche tempo, che il megadirettore non stava proprio parlando di comunismo equalitario, ma di medio-progressisimo, una non-ideologia che affronta i problemi in maniera acritica, con un wtuttismo di base non violento ed assolutamente collegiale.
Sì, questa è stata e continua ad essere Siena, un esempio di merdosissimo medio-progressismo. La Siena in cui il Potere prevarrà, per tutto il tempo che ci vorrà, fossero anche mille anni. Perché il Potere, lui, può aspettare...
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