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martedì 7 marzo 2017

Ciliegine e sufficienze

Passato anche febbraio, adesso è quasi l’ora della primavera. Se è vero come è vero che marzo è il mese delle donne, la vittoria - femmina, come tutte le cose belle ed emozionanti della vita - non poteva certo scegliere momento migliore per tornare a farsi vedere da queste parti.
E poi dai, vincere a Livorno fa sempre piacere. Anche a bocce.
Una delle cose che apprezzo maggiormente del calcio è la sua oggettività. Indipendentemente da tutto, un secondo dopo il triplice fischio dell’arbitro, al contrario della danza o dei tuffi, nessuno deve interpretare o giudicare nulla. La squadra che ha totalizzato più goal vince e quella che ne ha fatti di meno perde. Tutto il resto sono solo chiacchiere da bar, buone soltanto per accumulare contributi per la pensione di gente come Aldo Biscardi e discepoli vari. Può capitare tuttavia che a volte di reti ne vengano segnate in egual misura (o per niente), ed in tal caso la contesa finisce in pareggio. Inoltre, quando una delle due mette a segno 2 marcature, lasciando l’avversaria ferma a 0, i giornalisti bravi bravi definiscano tale risultato con “il più classico dei punteggi all’inglese”. Come le finestre col telaio di legno delle case dei ricchi. A questo punto, però, mi piacerebbe tanto capire se anche i sudditi di Sua Maestà la Regina lo definiscono tale. Soprattutto dopo che ho scoperto che il bagno alla turca dalle parti di Istanbul non si chiama affatto così.
Ma tanto il mondo è bello proprio per questo: a seconda del punto di vista, cambia la prospettiva. Spesso tuttavia non è soltanto l’angolazione a far cambiare il nostro giudizio. Molte volte infatti quest’ultimo dipende da esclusivamente noi. Dal nostro umore, dal nostro stato emotivo, dalla nostra percezione momentanea del mondo esterno. Osservare l’azzurro del mare da un balcone affacciato sul porto, mentre i pescherecci prendendo il largo, richiama alla mente immagini serene di momenti felici, fatti di vacanza, trofie al pesto, evasione e libertà. Al contrario, guardare quel balcone da sopra un peschereccio con i vestiti odoranti di pesce e i piedi lessati dagli stivali di plastica, non ha niente di piacevole. Dentro a quell’occhiata fugace ci sono fatica, sacrificio e solitudine. Nonostante la scenografia sia la medesima, la scena può apparire drammaticamente differente. Il mare non dev’essere poi un posto tanto ospitale per chi deve lottarci tutti i giorni. E quindi può capitare che rileggendo i miei primi pezzi pubblicati dal presente blog un paio di anni fa, possa trovarli acerbi e noiosi se letti dopo una giornata di lavoro, geniali e spiritosi al secondo bicchiere di vino rosso e inutili e tristi passata l’euforica ebbrezza dell’alcol. Ma loro, al pari della scena del porto, in realtà sono sempre gli stessi. Fermi in qualche cassetto virtuale di un server, se ne rimangono in silenzio sotto strati di cyber polvere spessa come dita. Loro non cambiano e restano immutati nel tempo; ma io no. E il mio stato si riflette sul giudizio finale delle cose che vivo.
Col calcio, invece, tutto è più facile: Siena – Livorno 1 a 0 e Livorno – Siena 0 a 2 sono risultati che lasciano ben poco all’immaginazione. Due vittorie due su due, una delle quali addirittura col punteggio tipico dell’English Style, tre goal fatti e zero subiti, 6/6 alla voce punti guadagnati sulla rivale. Per quanto mi riguarda il commento alla partita potrebbe anche chiudersi qua. E buona settimana a tutti. Con tanti auguri alle donne per un felice 8 Marzo. Ed invece, visto che mi avanzano cinque minuti ed è ancora presto per fare cena, mi chiedo: ma se la Robur ha vinto due volte su due contro il Livorno, regalandoci sicuramente due giornate di lussurioso godimento (alla faccia di chi pontificava che dalle nostre parti c’è più soddisfazione a veder perdere gli avversari che a vincere in prima persona), come mai in classifica siamo distanziati da ben 15 punti? In un’annata normale, vincere due volte su due contro i labronici sarebbe stata la ciliegine sulla torta. Pensate ai tifosi dell’Arezzo, i quali, oltre ad una buona classifica ed un ruolino di marcia del tutto invidiabile, possono contare sulle due vittorie nei nostri confronti (malinconica coincidenza che non accadeva dai tempi del Congresso di Vienna). Loro sì che potranno parlare di ciliegina sulla torta di un’annata speciale, che sicuramente ricorderanno. Anche perché, per quanto ne so, se seguitano di questo passo potrebbe anche essere l’ultima. Per noi invece? Queste due piccole e isolate soddisfazioni, saranno due piccole gemme da ricordare o due sufficienze stiracchiate, necessarie soltanto per raggiungere il minimo sindacale della salvezza, senza passare dai play out? Nel grigiore di questa stagione, ci ricorderemo di aver vinto a Livorno? Il giudizio dipende soltanto dal punto di vista? Che poi guardate, questi play out mica non è vero che sono proprio da disprezzare. Pensate a cosa successe l’anno successivo allo spareggio col Saronno. Chi non darebbe il suo Regno per rivivere un’esperienza simile? No, naturalmente sto scherzando. Lungi da me sperare di finire risucchiati nel girone infernale degli ultimi in classifica. Anche perché, se guardiamo il secondo tempo del match di sabato scorso e le precedenti sette partite, chi ce lo garantisce poi di uscirne indenni?
Uno dei miei più grandi rimorsi di questa prima mezza vita (grosso modo) è quello di non aver mai potuto vedere le torri gemelle di New York in piedi. La follia umana le spazzò via troppo presto. Dice che alte e slanciate com’erano, si potessero distinguere da chilometri di distanza, mentre troneggiavano fiere sopra un mare di anonimi grattacieli di cemento, imponenti ma tristi. L’altra sera, mentre finivo di guardare la partita, pronto finalmente a godermi una domenica normale, pensando alle due vittorie raccattate dal Siena contro il Livorno, mi sono tornate in mente proprio le due torri. Non so per quale motivo il mio cervello abbia associato le idee. Ma pensando al mare di mediocrità del campionato fin qui disputato dalla Robur, queste due vittorie mi sono sembrate esattamente come le Torre Gemelle viste sulle cartoline comprate nei negozi di souvenir Lower Manhattan: uniche e meravigliose, sopra un mare grigio di mediocrità.

Livorno – Siena 0 a 2: ci avete tolto anche il gusto di gridarvi “mai una gioia”! Per una volta, sorrido mentre digito lettere in sequenza sulla tastiera scolorita del mio pc. Questa volta siete stati all’altezza della maglie che indossate, onorando colori, storia e tifosi. Come avete visto, quella massa di antipatici ominidi che popolano curva e tribune, oltre a fischiare e brontolare, sanno anche dire bravi e applaudire riconoscenti. Continuate così e vedrete gli spalti tornare a riempirsi: perché la vita scorre meglio, quando si vince a Livorno!

Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

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