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mercoledì 7 dicembre 2016

La maledetta scommessa

Il gloglottio metallico della radio di servizio si fece faticosamente largo tra i pensieri sconnessi del ragazzo in divisa, appoggiato all'autopattuglia.
Tornare alla realtà per lui fu come riemergere in superficie dopo un tuffo nel mare.

L’automobile celeste, ferma al centro del viale alberato, occupava quasi tutta la carreggiata di destra, ostruendo il passaggio agli altri veicoli con la stessa grazia di un’occlusione intestinale. Al decimo “bilup”, la piccola ricetrasmittente appesa alla consolle ricevette finalmente la meritata attenzione. L’agente sollevò il ricevitore con un clik metallico e attese qualche secondo prima di parlare, mentre una serie di scariche elettrostatiche disturbavano la conversazione. Il dialogo con la sede operativa fu rapido e impersonale, come sempre. Il comando chiaro ed a prima vista piuttosto semplice. Occorreva aspettare l’arrivo di un paio di colleghi sottratti al normale controllo del traffico in periferia per poi precipitarsi al varco numero 9 dello stadio, a controllare i tifosi del Siena all’ingresso della curva. Con un sospiro fece cenno al compagno di salire a bordo e senza spiegazioni accese il motore, ingranando la marcia non appena i fari dell’auto staffetta occhieggiarono in fondo al viale alberato. Un collega tozzo e corpulento fermo sotto la statua di Santa Caterina, conosciuto qualche anno prima durante un corso di aggiornamento, li invitò ad avvicinarsi da quella parte e, spostando la transenna di quel tanto che bastava a permettere il passaggio del veicolo, lasciò che la volante entrasse nel parcheggio. Con il volto illuminato dalle luci del cruscotto, condusse la vettura verso l’uscita, posta nei pressi del palazzo di giustizia, per poi immettersi nella strada deserta con uno stridore di pneumatici.
Il suo collega era un tipo taciturno, che parlava poco e non si lamentava mai. Pur facendo coppia da molti anni, non sapevano niente l’uno dell’altro. La partita della Robur contro la Lucchese era soltanto la prima seccatura del mese di dicembre, che con tutte quella serie di feste e ricorrenze avrebbe finito per essere come tutti gli anni un periodo molto lungo e faticoso. La gente non immagina minimamente quanto lavoro ci sia dietro alla loro sicurezza. In ogni caso non aveva nessunissima voglia di passare la serata a osservare la gente arrivare spensierata mostrando un biglietto per poi sparire giù per le ripide scale di metallo. Detestava quella mansione dai tempi del servizio di leva e negli anni aveva fatto di tutto per evitarla. Ripensò ai tempi delle superiori, al papavero rosso che sua madre aveva fatto seccare tra le pagine di “Piccole Donne” ed ai paccheri col sugo di carne. Ritornò con la mente al suo vecchio padre e alla scommessa fatta con lo zio e sorrise, pensando a quei due uomini grandi e burberi, con la pelle delle mani dura come il ferro e l’alito alterato dal vino e dai sigari, che scommettevano su quale dei loro due unici figli maschi si sarebbe sposato per primo. Ricordò l’eccitazione mostrata da suo padre nell'apprendere la notizia che il nipote aveva deciso di entrare in seminario e un brivido malinconico gli percorse la schiena, immaginando il babbo seduto al tavolo del bar, impegnato ad ingannare il tempo in attesa di incassare la sua meritata vincita... 
E invece era un uomo solo, nonostante conoscesse molto bene l’amore. Lo aveva sfiorato, accarezzato, coltivato, protetto, come si fa con le cose più care. Per l’amore aveva cambiato città, lavoro, destino. Da ragazzo sognava di studiare all’accademia aereonautica e diventare pilota militare. Ma poco prima del concorso finale qualcosa era andato storto e si era ritrovato ai margini dell’esercito. A quel punto entrare in Polizia divenne l’unica strada percorribile. Si guardò intorno con disagio, avrebbe voluto aspettare il pullman dei tifosi lucchesi piuttosto che trovarsi lì. Come sempre li avrebbe condotti all’interno del settore ospiti senza tafferugli. Sapeva come comportarsi con la gente e poi i lucchesi non erano certo i napoletani. Invece era esattamente dall’altra parte della stadio, in mezzo a facce viste in giro un sacco di volte, alle quali non aveva mai rivolto la parola. Man di mano che le 20,45 si avvicinavano, sentiva crescere dentro di sè un disagio dirompente, che stringendogli la bocca dello stomaco gli impediva di concentrarsi sulla gente. Come sempre la vista fu più veloce del cervello e ciò che l’occhio aveva notato fu messo a fuoco soltanto dopo qualche secondo. Dapprima riconobbe l'arrivo del suo amore nel volto di un ragazzino, che lo fissava dal basso verso l’alto con il tipico sguardo timoroso dei bambini che osservano un poliziotto in divisa. Il cuore incespicò, ma fu la visione successiva ad assestargli il colpo finale. In piedi dietro al bimbo, una figura adulta nascosta dentro ad un cappotto avvitato stava salutando uno steward, parlandogli di referendum e matite cancellabili. Il suo cuore rimbalzò più volte all’interno della cassa toracica prima di precipitare in picchiata verso il basso. In un secondo lungo una vita, la figura avvolta nel cappotto si girò verso di lui, pietrificandosi nell’attimo esatto in cui i due sguardi si incrociavano. Le loro spalle si sfiorarono impercettibilmente e nonostante il pesante giacchetto invernale l'agente ebbe l’impressione di sentire un piacevole torpore espandersi lungo il braccio. Per un secondo ebbe l'impressione di aver visto comparire una guancia arrossata dietro alla sciarpa bianconera. ''Buona serata amore mio'', pensò il poliziotto, infilando i pollici nella cintura dei pantaloni, con lo stesso gesto visto fare cento volte a suo nonno. ''Buona serata amore mio'', gridò dentro di sè con tutta la forza che aveva in corpo. ''Ti amo'', capitolò esausto. ''E non m’importa se questo amore mi condurrà all’infelicità. Non m’importa di restare per ore seduto ad aspettarti, soltanto per strappare un brandello della tua vita. Non m’importa se il dolore della tua assenza mi costringerà a non dormire la notte. Vagherò come un pazzo per le strade deserte, cercando i luoghi del nostro amore. E al mattino, ti guardero' uscire di casa di nascosto e mi basterà perdermi nei tuoi occhi, anche soltanto per un solo istante, per riconciliarmi con la vita. Non ci potrà essere felicità nelle nostre esistenza, se il tuo destino sarà diverso dal mio, anche se io e te non diventeremo mai noi.''
L’agente seguì con lo sguardo la coppia fin quando non fu sparita dietro l’angolo e ricacciando indietro una grossa lacrima scosse la testa. Era soltanto un uomo innamorato di un altro uomo, per giunta sposato e niente e nessuno avrebbe mai potuto cambiare la sua natura. Così come suo padre non avrebbe mai riscosso quella maledetta scommessa.

Siena – Lucchese 1 a 2: a questo punto ci sarebbe da fare un’altra figura di merda, magari a Viterbo giovedì prossimo. La stiamo preparando bene vero? Mi auguro di sì. "Siamo continui nella discontinuità": questa supercazzola chi te l'ha insegnata? Ma i testi te li fai scrivere da Ponte o da Michele Misseri? Noeeee, a 20 anni si prendono le sbornie, non si va in sala stampa a dire scemenze. Prendiamola a ridere dai, che è quasi Natale. Peccato che poi arriverà anche Pasqua e dovremo contare le pecore. E allora sì che ti passerà la voglia di parlare!

Tutti insieme uniti avanzeremo (forse…).



Mirko

4 commenti:

  1. Eccoci,ci mancavano due finocchi per fare Tombola e Tombolino.

    Ciuff ciuff...è partito il trenino dei froci che dalla Lizza arriva in Via Paolo"CavalLOTHAR"Frajese!

    Buon Natale:palle e puntale mi pare non manchino...

    El Cinico (V)eterosessuale.

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    1. pare sia stato avvistato Lapo col brasilengi di maxcicci in quella via....che facevano non è dato a saperlo.

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    2. El Cinico, lascio la parola all'estensore dell'articolo, il nostro Mirko. Ma azzardo una teoria psicologica: non vorrei che questo fosse un articolo-rifugio, dopo la nota querelle della settimana del nostro Mirko con la mitica Nina....
      W i puntali

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    3. Ecco, m'avete beccato... Dopo che Nina - paventando una forma elegante di sprezzante onniscenza - mi ha invitato 'a parlare di cose che conosco', ho dovuto per forza ripiegare su altri argomenti. Con la speranza tuttavia che non salti fuori anche un "Ninello stizzito". Altrimenti ci risiamo!
      Mirko

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