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mercoledì 5 ottobre 2016

L'uomo della domenica

La sveglia intelligente di un telefono moderno non sa distinguere la domenica dagli altri giorni della settimana ed alla sua ora suona.


Nella quiete domestica, il lamento polifonico che squarcia la tranquillità del mattino sembra provenire da un universo parallelo, nel quale la gente è condannata a svegliarsi sempre all’alba. Il gatto infastidito, stira la schiena e se ne va mentre lei, maledetta, continua imperterrita. Una mano esce da sotto il lenzuolo e afferra il dispositivo mentre occhi acquosi e inespressivi, collegati ad un cervello incapace di emergere dall’ ”abisso ammobiliato” dentro al quale aveva trovato alloggio dopo l’ultima birra della sera precedente, fissano un punto immaginario nel soffitto.
Sconfitto nell’animo, l’uomo della domenica silenzia la sirena, si alza, punta il bagno ma poi cambia idea. Lascia il mignolino del piede sinistro nel solito maledetto spigolo del comodino e raggiunge il divano, per iniziare una seconda esistenza. Afferra il telecomando e pensa: sì, forse c’è vita dopo la morte. In tv sta per partire il Gran Premio di Formula 1 e per la prima volta in trentotto anni decide di guardarlo. L’esperienza durerà pochi minuti, interrotta dalla frustante consapevolezza che non potrà mai “fare fucsia nel secondo settore” montando gomme super soft. Nervoso, cerca un film, ma seguire la trama è decisamente complicato. Prova a leggere qualche pagina di un libro scelto a caso tra quelli abbandonati sulla mensola di sala, ma dopo poche parole, desiste. Esce e tenta di correre, ma si arresta dopo pochi passi: da qualche giorno il polpaccio destro è l’unico muscolo che si gli indurisce. Finalmente arriva mezzogiorno. Un boccone per pranzo e via allo stadio.
L’uomo della domenica si sente sereno. Qualche ora più tardi, verso le tre e un quarto di un pomeriggio di vendemmia, sotto un sole avvolgente e assai insolito per la stagione, ancora in grado di tingere le guance ed arrossare la punta del naso, l’arbitro fischia la fine del primo tempo della partita Robur Siena - Pistoiese, mandando tutti negli spogliatoi. E quel fischio arriva alle orecchie dell’uomo della domenica come una sorta di “tana libera tutti”, distorsione crudele del gioco del nascondino, inventata con il solo scopo di far contare sempre il solito stolto. Qualche minuto prima, al goal degli arancioni, l’uomo della domenica aveva provato a gridare “fiasco, fiasco” (o “spigarotta” per i più grandicelli), fissando il guardalinee nella vana attesa che tirasse su quella maledetta bandierina, ma senza fortuna. Goal valido e 1 a 0 per loro. Ancora stordito dalla visione della brutta, abulica e compassata prestazione della compagine bianconera (si dice così, no?), durante la quale Nadir Minotti pareva Iniesta, l’uomo della domenica si guarda intorno con l’espressività di un manichino dell’Oviesse e comincia a far girare le poche rotelle disperse nella testa. E - miracolo dei miracoli - l’uomo della domenica, durante l’intervallo della partita, pensa!
Pensa che forse la sua domenica si meriterebbe qualcosa di più, che forse non vale la pena faticare fino al sabato per poi rovinarsi l’unico momento di libertà concessogli, che al mare sarebbe stato sicuramente meglio, che ancora deve portare lo scooter dal meccanico e che il sacchetto della spazzatura è rimasto nella bauliera.
La partita ricomincia e l’uomo della domenica smette di pensare, Mar(gi)otta improvvisamente con un lampo illumina il buio profondo che lentamente stava calando sullo stadio. Accende il turbo e crea scompiglio. Scatto, tiro, parata. La palla arriva ad un altro tizio con la maglia a righe (che pochi secondi prima stava minacciando di morte il guardalinee) e dai suoi piedi finisce in porta. Chi ha segnato? Boh, o chi era? Ma in serie B erano i cognomi ad essere più corti o le lettere le stampavano più grandi? Lo speaker dice il nome ma la gente risponde poco convinta. L’uomo della domenica finalmente si sente euforico. Ma la sua ebbrezza dura poco. Qualche attimo dopo, il Siena resta in 10. Sì, forse era meglio andare al mare. Agonia, patimento, ansia. La partita lentamente finisce, così come la domenica. Brutta e inutile, come un martedì di lavoro.
L’uomo della domenica torna a casa, accende la tv e guarda una partita di un calcio che non è più il suo e che gli manca da morire. Mangia qualcosa, porta fuori il cane e ripensa a D’Ambrosio. E con un po’ di tristezza finisce la domenica dell’uomo della domenica.

Siena – Pistoiese: ufffffffffffffffffffffffffffffffff!!! Madonnina santa e benedetta.…!!!

Tutti insieme uniti avanzeremo! 



Mirko

1 commento:

  1. Ringraziamo di cuore la Famiglia Felice Ligure,le rimanenze finali del Sacco dei mezzaroma gli adepti plaudenti per aver riportato l'entusiasmo a Siena!

    Ma perché la pastalforno non ve ne andate a mangiarla a Recco?

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