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mercoledì 15 aprile 2015

Cannara 2.0

Quando da piccolo viaggiavo in automobile con babbo e mamma, il tic tac intermittente delle frecce era spesso l’ultimo suono che riuscivo a distinguere prima di cadere tra le braccia di Morfeo. Era uno spasso viaggiare in quel modo: a volte mi svegliavo soltanto qualche minuto dopo aver raggiunto la destinazione finale. 


A distanza di anni, spesso mi sono ritrovato a guidare “da solo” per centinaia di km, mentre i miei compagni se la dormivano di gusto. La solitudine ed il silenzio tuttavia non sempre sono condizioni negative. A volte servono per ricomporre il mosaico della nostra vita e a cercare la giusta collocazione di ogni singola tessera, a fare bilanci del passato o progetti sul futuro. Qualche volta ti aiutano anche sognare, anche se spesso quei sogni non si avverano mai.
Con la consapevolezza "del viaggiare da solo" che aleggiava su di me già dal sabato, sono partito alla volta di Spoleto in compagnia di due ragazzi di 12 anni: beh, considerata l’età, “ragazzi” è forse una definizione sbagliata, ma anche “bambini” lo sarebbe stata, quindi sbagliare per sbagliare, preferisco abbondare e farlo in grande.
Viaggiare con due giovanissimi compagni comporta immancabilmente alcune complicazioni: di fatto sono troppo grandi per occupare entrambi il sedile posteriore ma troppo piccoli per non addormentarsi trenta secondi dopo la partenza… Soprattutto se l’hai tirati giù dal letto alle 8.00 della mattina successiva alla cena del loro compleanno. Ed infatti 500 metri dopo lo start, mi sono ritrovato solo soletto. A farmi compagnia c’erano soltanto gli ultimi album di J-Ax e dei Negrita, scelti quale colonna sonora ufficiale della trasferta spoletina. 

È strabiliante come le passioni del babbo possono “passare” ai figli in maniera naturale e senza imposizioni. Io non gli ho mai imposto la Robur, la musica o altre passioni. E loro non mi hanno mai chiesto niente: tutto è avvenuto spontaneamente. Come lo svegliarsi presto e percorrere 178 km di strada (anda e rianda quasi 400) per assistere ad una partita che potrebbe risultare veramente importante.
Appena il tempo di sorpassare un grande vespista bianconero all' altezza delle Taverne (l’avevi dichiarato in pizzeria dopo la partita con il Trestina – e dichiarato vale doppio!!) che la strada m’inghiotte.
Accompagnato dalle note delle canzoni diffuse in modalità random dagli altoparlanti delle stereo, mi accorgo che oltre alla musica e al rumore del motore c’è un altro suono a tenermi compagnia. Il trillo delle notifiche di wapp dei telefonini dei ragazzi mi avverte ogni trenta secondi che qualche loro amico ha scritto su uno dei 1500 gruppi dei quali fanno parte. Sorrido con un minimo di tristezza nel pensare a quando, tanti anni prima, con la mia migliore amica vicina di casa, ci scambiavamo messaggi tirandoci delle palle di carta da terrazza a terrazza: di fatto avevamo inventato gli SMS, soltanto che non lo sapevamo ancora!
La strada è dritta, sconnessa e monotona. La macchina praticamente va da sola: quante volte l’abbiamo percorsa quest'anno? Tante. Nel campionato più umbro della giovanissima storia della Robur Siena siamo stati costretti a scendere da queste parti in almeno sei occasioni. Troppe. Per il futuro vorremmo tornarci al massimo un paio di volte a stagione: Terni e Perugia! E proprio arrivati all’altezza di Perugia un'amara nostalgia invade il mio cuore: sono passati appena 12 anni, ma sembra così lontano quel giorno di fine Agosto…
Appena il tempo di schivare un autovelox fisso (a proposito, spero che abbiate rallentato perché quello di solito è attivo ed il limite è 80 km/h), che entriamo in una delle valli più belle del mondo: Assisi, Montefalco, Spello, Trevi, Campello sul Clitunno sono soltanto alcune delle meraviglie che da secoli l’Umbria offre al mondo. Solo uno stato di beoti non valorizzerebbe questi patrimoni: eccoci, presenti!
Spoleto arriva dopo una curva che la strada fa per seguire l’andamento del crinale: a prima avviso sembra una Minas Tirith (la città bianca del Signore degli Anelli) con il Castello della Disney montato in alto. Percorrendone le vie mi aspettavo da un momento all’altro di veder spuntare fuori Gandalf a braccetto con la Bella Addormentata. Casualmente mi cade lo sguardo sul manifesto delle iniziative cittadine dei prossimi cinque mesi: non c’è un fine settimana libero. Ma che razza di posto è questo?
Dopo aver consumato un ottimo pasto a base di prelibatezze locali – in verità quelle le ho mangiate solo io perché i ragazzi si sono buttati su roba molto più internazionale – raggiungiamo lo stadio. La camminata mattutina si fa sentire, sia su di noi che su moltissimi altri cuori bianconeri, che si presentano in gradinata con il naso paonazzo, il fiatone da sugo alla norcina e la gotta da tartufo. Prima del fischio d’inizio sento diversi gruppi confrontarsi sul rapporto qualità/prezzo del pranzo. I dialoghi sono veramente uno spasso: “Io tre primi e due secondi a 20 euro” dice uno, “Noi 25 euro, ma c’hanno dato anche limoncello e caffè”, rispondono altri. Io personalmente ho speso 37 euro in tre (una portata a testa e da bere): praticamente un euro in più e un commensale in meno rispetto alla trasferta di Rieti. Ma d’altra parte il bello ha un prezzo e la location del ristorante valeva da sola almeno 15 euro.
Dopo tutte queste emozioni gastronomico/culturali, ci ricordiamo anche della partita. Oddio, partita lo è stata fino a fine riscaldamento. È bastato infatti che l’arbitro fischiasse l’inizio per intuire come sarebbe andata a finire: alla prima palla buona "Delizia e Crogetti "marca. Filo filo, boccone boccone. E Il primo tempo muore con la Robur avanti.
Il secondo nasce con la stessa nenia del primo, ma all’improvviso entra lui, il Sovietico Dormiglione! Dicemmo che c’eri mancato e avevamo visto giusto: senza infortunio saresti stato a 20 goal, garantito al limone! Venticinque minuti scarsi, tre reti e un assist. I difensori biancorossi non si sono nemmeno accorti che eri entrato: il buon Ezio Brevi (bianconero di un momento storico terribilmente distante dal presente) dalla panchina implorava di marcare il numero 19, ma i difensori si guardavano perplessi pensando: ma il 19 quale... ? Eloquente è stato il gesto tecnico del loro malcapitato portiere al minuto 94: nonostante fosse mezz'ora che provava a combinarla, convinto di essere solo ha voluto stoppare un pallone velenosissimo fuori dall'area di rigore. Praticamente di Russo non ha visto nemmeno l'ombra; ha solo sentito la ventata.
Cara Società: possiamo parlare di programmi per una volta? Ecco, Nicola Russo per me è un giocatore su cui costruire il futuro, perché è di un’altra categoria. Categoria che vorremmo raggiungere il più velocemente possibile, per cominciare a gettare le basi per tornare presto a Perugia e a Terni. Lungo la strada abbiamo visto un cartello blu con la scritta "Cannara" in bianco. Se la storia si ripetesse, Villabiagio sarebbe la nostra Cannara 2.0. Ma in quel caso avremo nuovi trionfi da inseguire e cassetti colmi di sogni da aprire: noi metteremo l’entusiasmo, sta a voi dirigenti trovare le chiavi.

Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

6 commenti:

  1. Mirko sei di un altro pianeta.
    Bozzon

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  2. Russo e' devastante. Complimenti bellissimo pezzo Wsg

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  3. Così mi fate arrossire! Grazie.
    Mir(k)o

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  4. l'umbria è bella, caro amico senese così oltre alla robur ti vai a vedere qualche posticino bellino, mangi bene e spendi poco!
    Saluti da un perugino

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  5. L'Umbria è favolosa e la mancanza del mare la rende ancora più speciale. W l'Umbria.

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  6. L'Umbria,come il resto d'Italia è un forziere di gioielli,io la metto tra le prime quattro accompagnata da Sicilia,Liguria e Toscana. I gusti musicali invece passano quando si sente roba buona...mia madre mi riempiva le giornate con Vasco ...per fortuna se ne esce incolumi a volte.

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