Chi scrive sa benissimo che il lettore
ha appena sgranato gli occhi. Ed è a conoscenza che può aver
chiesto alla moglie i sali o si sia precipitato al pronto soccorso
più vicino per farsi visitare.
Ma la nostra Robur, in Europa, ci è
andata davvero!
Correva l’anno 2002, ed il 6 gennaio,
con il Siena ultimo in B, al Franchi arrivò la Sampdoria. Avevamo
chiuso il 2001 con un’ignobile sconfitta col Napoli (a Benevento)
per 2-0 senza mai tirare in porta, nemmeno nell’intervallo, quando
spesso i panchinari provano qualche tiro verso la rete per diletto o
semplicemente per affinare la mira in vista di una possibile
sostituzione nella ripresa.
Ma facciamo un salto indietro di
qualche giorno. Alla mezzanotte del trentun dicembre eravamo
ufficialmente “cittadini europei”: nessuna frontiera, nessuna
dogana, un’unica bandiera blu con un cerchio di stelle
dorate………un’unica moneta! Si, ormai italiani e norvegesi,
irlandesi e spagnoli, tedeschi e portoghesi, erano destinati a tenere
nel portafogli solo “Euro-€” e non più banconote multicolori
raffiguranti inventori, scienziati, dittatori, artisti e tabaccai più
o meno famosi.
L’ingresso della Robur in Europa fu
però un tracollo. Vi spiego perché.
Chi scrive arrivò allo stadio alle
14,30 e si ricorda di una fila incredibile. L’avvento della moneta
unica in sostituzione della lira italiana, aveva causato la
conversione dei prezzi dei biglietti da £ 15000 a € 7,74, da £
25000 a € 12,91 e via discorrendo; alle casse, un trio di omini
volenterosi ma ultracentenari, provava a districarsi dalla sgradita
presenza di due valute diverse e dai tantissimi centesimini che
ancora oggi i più usano giusto per i grattaevinci, per le mance ai
lavavetri abusivi e per tirarli nelle fontane. Ovviamente, il dover
staccare biglietti “al centesimo” causò ritardi abominevoli e la
partita iniziò con tanti tifosi fuori dai cancelli e con i nervi
piuttosto tesi.
Il primo boato arrivò presto. Poco più
di 5’ di gioco e un pallone era già in fondo alla rete; purtroppo,
la rete era quella della porta difesa da Gianello, e la squadra in
vantaggio era quella genovese. Giusto il tempo di sciorinare i primi
moccoli e di guardare il cielo farsi nero e minaccioso, ed ecco un
altro boato. Sperammo di sentire un “Siena! Siena!” dalle tribune
e invece i canti di giubilo erano ancora quelli dei doriani al
seguito.
Entrai alle 15,30 circa, arrivai in
curva e mi misi a cantare. La giornata era tremenda, piovigginava e
tirava vento, il Siena giocava male, ultimissimo in classifica, e
quando l’arbitro mandò le squadre a prendere il the caldo, già si
tiravano i primi sospiri di sollievo, almeno per un quarto d’ora
nessuno avrebbe patito!
Alla ripresa del match, poche giocate,
Samp in controllo e il Roburrone in ambasce completa, che divenne
pantomima quando mister Guerini (meno male lo levarono dai coglioni
in tempo, aggiungo molto volentieri!) inserì il mostro di De Cesare
per provare a scuotere gli undici in maglia bianconera; venne giù
dalle tribune un nugolo di fischi, l’ex Chievo e Salernitana in
campo aveva il passo del cercatore di tartufi, con il pubblico che
voleva grinta e abnegazione mentre in tutta risposta il sopra citato
giocatore trascinava nella mediocrità l’intero reparto offensivo.
Partì una forte contestazione. Cori contro tutti, via gli
striscioni, malinconia e rabbia alle stelle; la Robur che solo pochi
mesi prima si era agilmente salvata dopo il sospirato ritorno in
cadetteria, ora cedeva facilmente il passo senza mai graffiare, senza
lottare, impalpabile.
All’85° minuto, triste e sconsolato,
mi levai di torno e uscii dallo stadio. Giusto il tempo di mettere il
naso fuori che un urlo collettivo mi fece sussultare e pensai “vai,
abbiamo segnato! mancheranno tre minuti, rientro e chissà, segnamo
il 2-2 e si risolve ‘sta domenica di merda…”. Niente di più
sbagliato, perché un pensionato della gradinata, fuoriuscito anche
lui anzitempo, mi riportò sulla terra dicendomi “hanno segnato il
3-0…”. Capo chino e mogio mogio, mi avviai al parcheggio e ancora
l’ennesimo grido collettivo di esultanza risuonò alle mie
orecchie: altra rete ospite, goleada blucerchiata, disfatta.
Finì 0-4, quella dannata partita, e io
non vidi nemmeno un gol. A distanza di undici anni, non ho mai
rivisto le azioni di quella gara, ancora oggi credo di averla solo
sognata, al limite voglio credere che sia finita 0-0.
Ancora oggi, però, credo che sia stata
una grande partita, un incontro pieno di significati, perché il
Siena in Europa doveva entrarci in quel modo. Non c’è verso.
Avessimo vinto, sarebbe rimasto Guerini, non sarebbero arrivati
Cejas, Cavallo e Jeda (Pinga già c’era), non sarebbe tornato
Papadopulo ma soprattutto De Luca non avrebbe preso in mano le redini
della società. Non ci saremmo mai salvati. E l’anno dopo,
sfruttando l’inerzia delle tante vittorie consecutive, non avremmo
compiuto il miracolo della promozione in A!
Quella partita e quel periodo, furono
lo spartiacque tra un ritorno in terza serie condito da un pressoché
certo anonimato e un miracolo calcistico autentico.
Pertanto, il debutto del Siena in
Europa fu un successo assoluto! O almeno, voglio sempre pensare che
sia stato proprio così.
Oddio bell 'articolo eh...ma la geografia...i Norvegesi se vedono una bandiera della Comunità Europea la bruciano.
RispondiEliminaVero, infatti si scrive che "erano destinati a..", evento che poi, per la Norvegia (beati loro) non si concretizzò. Nelle prime intenzioni, però, la famigerata UE avrebbe abbracciato anche i Paesi dell'Europa del Nord
EliminaMa lo sai un c'avevo mai pensato..................GRANDE!
RispondiEliminaPer merito di quel 4 a 0 subito in casa siamo poi andati in serie A.
TDF