L’attesa per l’importantissima partita di sabato 30 marzo a Marassi contro il Genoa scandisce il tempo del tifoso della Robur in questa settimana. Se non fosse stato per la festività della Pasqua il calendario della serie A di calcio avrebbe fatto disputare le partite di questa undicesima giornata di campionato domenica 31 marzo che non è una data come tante, non può esserlo.
Come tifoso della Robur mi ricorda il momento più brutto di sempre; più di qualsiasi retrocessione o bruciante sconfitta perché dopo una retrocessione puoi comunque risorgere così come ad una sconfitta che ti ferisce nell’orgoglio puoi trovare l’atteso riscatto quando ti si presenterà l’occasione. Ma alla perdita di un Presidente come Paolo De Luca le lacrime di tristezza saranno sempre e comunque lacrime di tristezza, anche ora a distanza di sei anni………..forse meno copiose di allora ma sempre e solo lacrime di chi perde un punto di riferimento insostituibile all’interno della sua passione bianconera.
Buffo no? Il nostro Paolone se ne andò proprio questo giorno ed a distanza di tempo la Robur si giocherà una bella fetta del suo futuro proprio a Genova contro il Genoa cercando di mantenere quel sogno già inopinatamente perso appena tre anni fa e poi riconquistato con fatica. Paolo costruì quel sogno proprio a Genova perché nella splendida città ligure mise le basi per sognare quando il 2 giugno 2002 Scalzo gli dette una “mano” per cominciare l’opera e lui, sognatore si ma soprattutto uomo concreto, la completò l’anno successivo con l’Apoteosi del 24 maggio 2003, 36^ giornata di campionato, dove nella storiA è impresso questo:
GENOA: Brivio, Rossini, Chini, Giacchetta, Malagò, Bressan (75' Mhadhbi), Boisfer, Breda, Bouzaiene (58' Mascara), De Francesco (69' D'lsanto), Mihalcea. All. Lavezzini. SIENA: Fortin, L. Martinelli, Mignani, Mandelli, Radice, Riccio (62’ Agostini), Cavallo, Ardito (27’ Rubino, 54’ Brambilla), Taddei, Pinga, Tiribocchi. All. Papadopulo. ARBITRO: Tombolini di Ancona. GOL: 2'Chini, 28' Pinga, 45' Taddei, 84' Tiribocchi.
Nei nostri cuori, oltre al puro godimento per il raggiungimento di un traguardo impensabile, resta anche tanto altro come alcune immagini che ormai abbiamo impresse in modo indelebile; sicuramente su tutte l’ingresso dei nostri eroi al Rastrello con la Curva Robur piena all’inverosimile…………….ma erano le 4 di mattina. Canti, bandiere, fumogeni e tamburi; una grandissima festa mentre sul campo la squadra riceveva il meritato tributo di ringraziamento e su tutti lui; unico ed inimitabile Paolo De Luca, con la tuta del Siena perché i festeggiamenti nello spogliatoio lo avevano bagnato un po’. Salutava tutti con la sua incontenibile gioia; la stessa che appena finita la partita esprimeva per telefono alla moglie dicendogli “ce l’abbiamo fatta!” mentre nella tribuna d’onore dello stadio di Marassi si abbracciava con i figli Ciro e Dario. E poi di corsa a Siena a festeggiare con i suoi amici tifosi; perché lui voleva fare festa con loro che è ben diverso dal dire “essere festeggiato”.
Non era Paolo De Luca il protagonista; lui aveva solo visto prima quello che poteva essere realizzato (averne avuto qualcuno come lui a Siena forse non ci ritroveremmo, come città, con le pezze al culo) ed ora voleva festeggiare il raggiungimento del traguardo insieme a coloro che volevano bene alla Robur. Voleva il contatto fisico con loro e voleva stare in mezzo a loro perché da ciò traeva gioia che poi era quella che lo alimentava nel portare avanti il suo ruolo comunque di prestigio e di responsabilità.
In questa sua semplicità e grande umanità sta proprio la sua grandezza; uno spessore espresso in tantissimi modi anche senza dire niente ma con la sua presenza ovunque fosse richiesta. Non aveva bisogno di bodyguard perché fin dall’inizio aveva affrontato i problemi di petto e senza nascondersi; l’essere come era rappresentava la sua protezione, impossibile non volergli bene. Un Presidente ma soprattutto una persona che aveva sempre una carezza per tutti e che negli anni vissuti con la Robur non ha mai nascosto nemmeno le sue lacrime di commozione come a Genova prima della partita quando dopo aver salutato i tifosi assiepati nel settore superiore dello stadio se ne andò asciugandosi gli occhi arrossati dicendo “Vabbè.......ma uno non deve mica aver paura dei sentimenti”.
Chi si recherà sabato a Marassi e che magari era presente anche quel 24 maggio del 2003 non potrà non pensare a Paolo e tirare fuori tutta l’energia possibile per sostenere chi andrà in campo; guidato in panchina ancora da un Beppe! Sarà sicuramente un’emozione speciale; ai nostri ragazzi ed al Mister il compito di tenere vivo il sogno e di regalarci solo tante e semplici lacrime di gioia!
TdF
L'ho sempre saputo che infondo sei un bravo ragazzo.
RispondiEliminaSei riuscito con le tue parole a descrivere un grande uomo toccando le corde dei sentimenti.
BRAVO!!
Grifo!
Mi ricordo che quel 31 marzo era una mattina piovigginosa e umida, e ricevetti una telefonata da .. un amico, che, in lacrime, mi disse che Paolone nostro ci aveva lasciato.
RispondiEliminaCaro Tdf, la cosa bella è che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, e condividerci insieme dei momenti, che non necessariamente coincidevano con i risultati positivi della squadra, momenti che ci hanno insegnato che in fondo le cose come le "vediamo" a Siena non sono tanto campate per aria: siamo passionali e Paolone ci ha detto che la passione non ha gabbie, sogniamo un mondo particolare e lui ci ha detto che in tanti si sogna meglio, a volte nascondiamo i nostri sentimenti di fronte agli altri e lui ci ha detto che non bisogna vergognarsi dei sentimenti…
Mi piace ricordarlo con una frase degli indiani d’America: iyusk inyan wancinyankelo (felice di averti incontrato)
Franz
Felice di avervi conosciuto!!!
RispondiEliminaIrish
Sicuramente si Franz; conoscerlo ed averlo come Presidente è stato un privilegio, per questo il dolore è stato grande.
RispondiEliminaQuello che dovremmo tutti ricordarci è che il modo migliore per onorare una persona è tenere di conto ciò che ci ha donato e soprattutto comportarsi come ci ha insegnato. La famosa frase del bicchiere mezzo pieno ad esempio.
Troppe volte non siamo riusciti a vederlo mezzo pieno bensì mezzo voto ed addirittura con un bel pelo che galleggiava.