Piazzali, cortili, prati, campetti straboccanti di ragazzini che giocavano a pallone, dai più bravi ai più scarsi (quasi sempre in porta). Poesia? Sì, poesia, immaginazione, che faceva diventare quei campetti immensi stadi.
Il mi' babbo usciva la mattina per andare a lavoro e rientrava la sera, poi penso che si facesse un ballino di cazzi propri. La mi' mamma stava a casa a lavare, stirare, pulire e brontolarmi, soprattutto quando, nelle sere estive, sparivo per rientrare a notte fonda. Lo sfondo costante e continuo era il calcio, non ancora sport, ma strumento di aggregazione sociale e relazionale. Come le sigarette nazionali, il calcio non era un passatempo per ricchi, ma per tutti, tanto che riusciva a rompeva barriere sociali e creava spirito di squadra. Passione, passione, passione. Nessuno pensava a diventare ricco, si trattava solo di divertimento infinito. I vivai crescevano in questi ambienti. E sfornavano, inevitabilmente, fior fior di giocatori che andavano a vestire la maglia azzurra, che niente al mondo ci poteva impedire di osservare quando la Nazionale giocava in diretta televisiva.
Una di queste sere c'era Norvegia-Itaglia e Sinner vs Alcaraz. Anni fa il problema non si sarebbe posto, nel decidere chi guardare. Bene, stavolta io ho visto molto più volentieri i due ragazzi tennisti, che hanno dato oggettivamente spettacolo. Da una parte c'era un orripilante vecchio artefice della distruzione dello sport di noi bambini, dall'altra due ragazzi che se le stavano suonando di santa ragione, nel tripudio di tecnica, forza, concentrazione.
La perdita della fascinazione del gioco del calcio è evidente: meglio il nuoto, la pallavolo, l’atletica leggera, soprattutto il tennis o molti altri sport nei quali gli italiani stanno eccellendo. Soprattutto per i ragazzi giovani, sempre più disamorati di un football in cui prevale la tristezza e la rassegnazione. E soprattutto in cui uomini anziani di potere hanno reso il gioco di milioni di bambini nei cortili un proprio feudo personale, per ricavarne solo soldi e autoreferenzialità.
In effetti era proprio così, soprattutto d'estate ho passato un'infanzia divisa tra il campino del Costone e quello della Magione, qualche volta anche per strada prima che ti mandassero via, e quando ho avuto il motorino andavo fino a Belverde a giocare a pallone dove abitavano alcuni compagni di classe. Non c'erano grosse alternative, avevo solo un amico che giocava in una squadra "vera", la prima maglia l'ho indossata nei tornei di contrada al campino di San Prospero ... oggi i cittarelli che giocano a calcio fanno tre allenamenti a settimana più la partita, nei giorni liberi difficilmente si mettono a giocare nei campetti che infatti sono tristemente vuoti, il calcio diventa un impegno al pari della scuola con i genitori che pretendono prestazioni, criticano gli allenatori e vogliono essere membri attivi della società calcistica del figlio. Ed il calcio piano piano si ammoscia.
RispondiEliminaAltro bellissimo pezzo, sintetico ed emozionante. Un velo di malinconia se ricordo quanto aiutava il controllo del pallone la gestione dei rimbalzi irregolari sulle lastre.
RispondiEliminaIntanto dalla Svezia planano delle ragazze ad allenare i pulcini e i giovani, una cazzata sesquipedale a mio umile avviso.
Perché per te le allenatrici svedesi sono una cazzata?
EliminaPer due motivi: i giovani uomini hanno bisogno della figura Allenatore Maestro Zio ovvero una figura maschile autorevole severa e amica confidente al tempo stesso, impossibile trovare ciò in una donna. Quindi non questione razzistella di pura intelligenza.... secondo motivo, ma che bisogno c'è di prenderle dalla Svezia? Non si parla di hockey su ghiaccio.... l'Italia ha la sua scuola calcistica chiara e gloriosa, semmai da incanalare nei contesti tecnico tattici più attuali. Per me si tratta di una bojata pazzesca ecco
EliminaMah, io avevo capito che le allenatrici (donne) allenano le citino (donne). Ti confermo che i cittini sono allenati dagli allenatori maschi. E le ragazze svedesi sono a gestione delle cittine, mentre la prima squadra femminile ha una allenatrice italiana. La Svezia è notoriamente una delle nazioni più all'avanguardia nel calcio femminile, a me pare ovvio che ci siano giovani svedesi donne che vengono a fare esperienza e insegnare a Siena... D'altronde la società è svedese, mi sa che qualche svedese (omo o donna) lo vedremo circolare...
EliminaSe allenano le citte ok, a livello femminile le squadre svedesi hanno una buona tradizione. Me ne importa zero del femminile, ma una logica almeno c'è. Possibile che avessi interpretato male la notizia sul FOL dove parlano genericamente di "giovanili"
EliminaOh!!!! Finalmente l’hai capita! Io c’ero arrivato qualche lustro prima di te!
RispondiEliminaBeh, qui chi non ha capito sei te (forse oggi sì?). Chissà perché ad esempio nasce questo blog, relativamente alle questioni calcistico/sportive, la situazione del Siena calcio e di Siena, ecc ecc ecc. Dai, Wiatutti esiste solo da 12 anni, ci sta che fra qualche tempo tu capisca dove vieni a fare il provocatore seriale
EliminaAh, il 2008… quando ancora eravamo campioni del mondo e qualcuno (io) osava scrivere su certe pagine da tifosi de’ noantri – quelle popolate dai professoroni del calcio senese, oggi misteriosamente folgorati sulla via del padel – che forse, giusto forse, rischiavamo di restare fuori da qualche Mondiale.
EliminaReazione? Roba da lesa maestà.
Me le ricordo bene le battutine da barbiere, le perle di saggezza da panchina del Rastrello, e naturalmente il buon Sardone con la sua ghenga di “esperti” a consigliarmi con garbo toscano di “tornare in Inghilterra”. Gente che se gli togli la Gazzetta, si perdono come i piccioni senza GPS.
Poi è andata com’è andata:
• 2010? Vomito.
• 2014? Peggio.
• 2018 e 2022? A casa, col telecomando in mano e la sciarpa riposta in cantina.
Ma eh, guai a dirlo prima. Visione zero, ironia spiccia, e tanto patriottismo calcistico da discount. Ora li trovi a discutere di dritto e rovescio come se fossero Sinner, ma guai a ricordargli che avevano previsto una nuova era d’oro. L’unica cosa d’oro, oggi, è il grip della racchetta.
Oddio, anche voi inglesi avete compicciato poco eh… Io sai, non seguendo il calcio minore, sono sempre stato un agnostico. Anzi, dal 1986 tifo anti Nazionale. Per cui ti do ragione, bravo. God save the King
EliminaIo non ho avuto il minimo dubbio su cosa guardare e c'ho pure sformato.
RispondiEliminaAvrei voluto fare sentire l'inno a quelle facce di culo dei francesi che sopporto anche meno degli inglesi.
Un inno vilipeso proprio da chi appunto ha fatto del ruolo di Presidente un suo feudo e non si dimette nemmeno dopo i ripetuti fallimenti fella Nazionale.
Ci vorrebbe uno come Binaghi anche nel calcio ma abbiamo Gravina, purtroppo.
Ed anche quest'anno l'estate passa tra ricorsi, squadre escluse dai campionati come Brescia e Spal ed altre che nonostante bilanci fantasiosi (Inter???) continuano a fare come gli pare.
Se non fosse per la Robur che è nel sangue nemmeno più guarderei qualcosa di calcio.