Lutto. Come per l'addio a Maradona ed a Battiato. Questo per me è stato perdere David Lynch.
Questo genio smisurato non ricordo bene quando l'ho conosciuto per la prima volta. A me pare che la prima sua cosa che ho visto fosse "Elephant man": gigantesca frignata, obnubilamento per il bianco e nero più penetrante mai visto in vita mia, impossibilità di rivedere il film proprio per la troppa emozione provocata per molti anni, quindi una seconda visione, altra frignata e stop; non so se ce la potrò mai più fare.
Poi toccò a "Dune", perché a me puoi togliere tutto, ma non i film di fantascienza. Dune è la pellicola non riconosciuta da Lynch, che non ebbe il final cut e da questa esperienza per lui traumatica imparò a fare solo lavori sui quali potesse avere il controllo totale. Dune fu un fiasco totale al botteghino, un colossal tagliato per farlo rientrare nelle 2 ore e 17 minuti entro cui doveva essere confezionato (il formato linciano girato oltrepassava le 4 ore e pare che non ve ne sia traccia alcuna...). Fiasco per tutti ma non per me. Gli Arkonnen schifosi, i mostruosi navigatori della Gilda spaziale, la spezia, i Fremen dagli occhi blu... un viaggio psichedelico senza l'assunzione di droghe, senza dubbio.
Da lì inizio a recuperare tutto quanto prodotto precedentemente. Il noir bestiale "Velluto blu", fra la asfissiante bellezza della Rossellini e la malefica figura di Hopper, costantemente fuori controllo e fuori sincrono, con il suo respiratore come organo sessuale per provare libido, mi lasciò letteralmente senza fiato per tutta la sua durata. "Eraserhead", primo assoluto capolavoro, visto tre volte di fila al primo colpo, per comprendere cosa mai mi fosse passato sotto gli occhi di così potente e surreale, è il film che vedo e rivedo, che non mi stanca mai, che mi fa vomitare, ridere, piangere, bloccare, sognare. Poi "Cuore selvaggio", visto al cinema, dal quale uscii come se mi fossi beccato una pista di qualcosa di ingestibile, io che mai ho provato sostanze stupefacenti.
Fino ad arrivare a Twin Peaks. Per me fu un colpo al cuore, un amore irresistibile, con una successiva attesa di 25 anni, come Laura Palmer promise all'agente Cooper ed a tutti noi. Tre capitoli di ciò che io penso sia la spiegazione della vita e della morte. Ma di questo serial ne parlerò penso separatamente.
Dopo poco uscì "Fuoco cammina con me", un para-prequel di Twin Peaks, al tempo snobbato da pubblico e critica ma che a me sconvolse, terrorizzò, impaurì forse più di tante scene viste sul serial. L'uccisione nei dettagli di Laura, la faccia indemoniata di Bob in primo piano, le urla, il sangue, il rossetto... mamma mia, un'orgia di emozioni.
Da quel momento, Lynch mi prese, lo capii, compresi ciò che tentava di dirci. "Strade perdute" fu il mio picco di inquietudine. I primi 30 minuti sono da film horror, un horror psicologico che ti penetra dentro corpo e psiche, che ti incolla alla sedia, che non ti fa muovere la testa, perché non capisci più se anche tu sei dentro il film e puoi essere coinvolto nel buio che lo avvolge. Un film che cambia a metà, un significato che ancora oggi è diverso a seconda dello stato d'animo con cui si osserva.
Poi arrivò il momento di "Mulholland drive". Cinema. Termina il film. Si accendono le luci. Con tante altre persone ci guardiamo, ci scrutiamo, tentando di decriptare quanto l'altro avesse preso da quanto visto. Io, avvolto da bellezza, curiosità, stordimento, falsata comprensione, mi rimisi a sedere e riniziai da capo. Film che è stato votato come uno dei più belli di questo secolo; probabilmente è il più bello.
"Inland empire" il picco del nonsense. Ecco, qui mi ricordo perfettamente che mi ritrovai ubriaco, ebbro di tanta qualità, sballottato fra piani temporali, doppie e triple personalità, entità reali e fittizie, primi piani malefici. Questo, fra tutti i film di Lynch non è un film per tutti, nemmeno per i lynchiani doc. Io lo adoro.
Non nomino "Una storia vera", unico film volutamente ancora non visto e che non so se mai vedrò, dato che lo considero una produzione normale, che probabilmente tanto normale non sarà quando mi deciderò a guardarlo.
Io penso - e sicuramente mi sbaglierò - che Lynch mi abbia fornito le chiavi per comprendere cosa sia il Male e cosa sia il Bene, come prima di lui con me fece Dostoevskij. E io credo fermamente che tutto il surreale visto in anni di suoi film sia vero, tangibile, reale. Lynch si guarda su livelli, dalla superficie fino alla assoluta profondità; ecco, io sono davvero andato a fondo. Ho visto ed intravisto. E lo ringrazio per avermi permesso di vedere.
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