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mercoledì 18 maggio 2022

Quando muore un amico

Ragazzi, quando muore un amico è dura. Ma dura parecchio.


Soprattutto poi quando questo amico è un Amico, con la A maiuscola. Il che non so bene cosa voglia dire nella forma, ma ho una chiara percezione del suo significato nella sostanza. Perché nella sostanza, quando muore un Amico, muore una parte di noi stessi.

Non è una frase fatta; lo sa bene chi ha purtroppo provato questa esperienza. Per cui non voglio essere retorico. Anzi, andrei proprio nella pratica, nella vita vissuta.

Questo mio Amico anzitutto era una persona cosiddetta perbene. Uno di quelli che aveva uno spiccato senso per l'onore e la giustizia. In un'altra epoca si sarebbe definito un signore. Sì, era proprio uno di quelli che veniva probabilmente da un'altra epoca e che forse, proprio per questa vomitevole società in cui viviamo, a un certo punto ha preferito ritirarsi e farsi da parte.

Nato da genitori di mondi diversi ed opposti, ma ugualmente rigorosi nei principi morali, questo mio Amico, a un certo punto, ha voluto dare alcune dimostrazioni di forza, palesando a tutti come, con la sola competenza, potesse sviluppare un'azienda di clamorosa qualità prima e riformare un bilancio di un comune sull'orlo del precipizio poi. E di tutto questo ne era enormemente fiero. Fiero di aver potuto dare una dimostrazione che qualcosa di buono poteva essere prodotta per se stesso e per la comunità, anche in questo nostro tempo liquido e fuffaro.

Ecco, ciò in cui non eccelleva il mio Amico era proprio nella gestione della fuffa che ci circonda. Ok, rispetto per tutto e tutti, ma a lui garbava parecchio la sostanza delle cose. Nella sua vita 1+1 doveva fare ancora 2 e tanti spazi per il grigio, quando si parlava della civile convivenza, non esistevano. Bisognava giustamente avere rispetto per le regole (quelle giuste), sobrietà nel vivere e nel vestirsi, pacatezza nell'argomentazione.

Ecco, questo era il mio Amico per ciò che tutti hanno conosciuto. Poi esisteva un mio Amico nelle pluridecennali frequentazioni, nelle meravigliose serate d'estate in giardino, nei baccanali degli anni liceali, nelle infinite discussioni politiche al circolo giuridico, nei confronti franchi, nelle sbornie quando ancora ad entrambi funzionava il fegato. Ecco, di tutto ciò non parlo. Perchè tutto ciò è mio, suo, nostro.

Ad una delle ultime nostre cene ci dicesti: "Mi ero sempre chiesto chi di noi se ne sarebbe andato via per primo. Mi sa che tocca a me". No, caro Amico mio. Non te ne sei andato, non te ne andrai mai. Sei profondamente dentro tanti di noi. Sicuramente sei e sarai per sempre dentro di me.

Ciao Signor Maestro.


"Lascio agli amici gli anni felici delle più audaci riflessioni"

(F. Battiato, "Testamento", 2012)

5 commenti:

  1. Stupendo ricordo per una brava e onestà persona.....

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  2. Bravo Simone. Mi dispiace!

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  3. Avrei voluto scrivere quattro puttanate sulla Robur ma dopo la sua elegia proprio non si può fare. Rispetto

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