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lunedì 15 marzo 2021

Il ministro Speranza e i membri del CTS hanno un po’ di buonsenso? Allora la smettano di tormentarci



Riceviamo e pubblichiamo.

Al-Mutanabbi ha aperto con i suoi articoli il vaso di Pandora del virus PCC, dando sfogo così ad un caleidoscopico mix di opinioni, difficili da ricondurre ad unità. Io non ho naturalmente nessuna competenza in virologia e affini, ma rivendico il mio diritto di cittadino-osservatore interessato delle vicende relative all’epidemia cinese in corso, che mi toccano , come tutti quanti, in maniera “morbosa”. Voglio partire da un dato di fatto che ritengo inequivoco: l’unica certezza sul virus è che non ci sono certezze acquisite. Le uniche potremmo forse trovarle nel laboratorio di Wuhan, ma in tal caso dubito assai che Xi Jinping ne permetterebbe la libera circolazione. Quindi, come unica alternativa praticabile, ritengo che bisognerebbe prendere a prestito la saggezza del buon padre di famiglia, che trae linfa dal buon senso illuminato dalla ragione.Bisognerebbe cioè procedere empiricamente, provando sul campo l’utilità dei vari rimedi che si presume possano avere effetti positivi contro il Covid , senza esclusioni aprioristiche.
Ma questo da noi non è successo. I cosiddetti esperti della task force del ministro Speranza (sono ben 24), dopo aver detto tutto e il contrario di tutto, hanno privilegiato, oltre alla mascherina e al distanziamento, il solo lockdown, intestardendosi a lasciare soli e senza cura a casa i malati di Covid ed hanno eretto un muro di gomma di fronte alle richieste di un sempre maggior numero di medici di base che chiedevano un protocollo cui attenersi per le prime cure domiciliari. I soloni di Roma non hanno voluto sentire ragioni, tanto che quei camici bianchi hanno dovuto agire come carbonari e sono stati costretti a ricorrere al TAR del Lazio, che ha riconosciute le loro buone ragioni. Che una malattia, per di più sconosciuta, debba venir curata adeguatamente fin dai primi sintomi credo che non possa non essere considerata una cosa di buon senso, perché lasciare i pazienti per 5 o 10 giorni soli e senza terapie adeguate è lapalissiano che comporti un aggravamento delle loro condizioni. Curarli sì, ma con quali medicine?
Quei medici interventisti da tempo autonomamente hanno deciso, in mancanza di protocolli nazionali, di recarsi subito a casa dei colpiti del virus cinese, ai primi sintomi, allestendo una procedura chiamata “Protocollo Covid a casa”. Le terapie previste includono la contestatissima idrossiclorochina, aborrita dal CTS, in particolare dal virologo Burioni, noto per il suo impeccabile stile british, che ha sibillato: “Se ve la prescrivono, buttatela nel cesso”, dimenticandosi che il famoso studio su Lancet che aveva ostracizzato l’uso di quella medicina per il virus PCC era stato successivamente e ignominiosamente ritrattato dagli stessi autori perché risultato farlocco.
Ma, empiricamente, andiamo a vedere i risultati, comunque da verificare, di quella terapia sperimentale “fuorilegge” e prendiamo come paradigma i dati forniti dal distretto sanitario di Acqui Terme (Alessandria), rapportati dal periodo dal marzo 2020 al 9 marzo 2021, così come riportati da “La Verità”. In un anno i ricoveri in ospedale sono calati del 30%, mentre il tasso di letalità Covid (che misura la mortalità dei pazienti) è stato dello 0,8%, contro la media italiana del 3,2%. Gli ultimi dati disponibili al 9 marzo, ancora da confermare, documentano che su 260 infetti, i ricoverati sono 20 (secondo le stime OMS avrebbero dovuto essere 57), i morti 1.
Molto interessanti sono poi i dati  che si riferiscono alla risoluzione dei sintomi: 80% entro 5 giorni - 15% entro 8 giorni. Quindi il 95% dei pazienti Covid con le cure a domicilio sono guariti senza gravare gli ospedali.
La terapia prevista dal “Protocollo Covid a casa” si affida ad un mix di farmaci in commercio da anni: idrossiclorochina, eparina, steroidi, antibiotici, vitamina D, cure adattabili a ciascun infermo a seconda delle sue specifiche necessita. È fondamentale che ai primi sintomi il medico di base si rechi al domicilio del malato per visitarlo e rendersi conto del suo effettivo stato morboso. Il costo pro capite della terapia? Circa 50 euro. Il costo per un solo giorno di terapia intensiva? Circa 1000 euro.
Il ministro Speranza è riuscito, pur dovendo sostenere una diuturna battaglia contro il virus cinese, a trovare il tempo per scrivere un libro autocelebrativo della sua “vittoria” sul Covid. L’incipit del libro novellava trionfante: “Per cominciare, il potere di questo maledetto virus ha i mesi contati”. Peccato che sia stato fatto uscire nelle librerie nell’ottobre scorso, quando la seconda ondata del coronavirus si stava consolidando, per cui il prezioso documento fu ritirato in tutta fretta dagli scaffali delle librerie. È il virus maledetto è sempre in giro, con una recrudescenza che aumenta alla grande, nonostante le cure da cavallo riservate alla popolazione.
Il buon senso non può non porre alcune domande all’establishment politico-sanitario: perché il ministro è la sua task force si sono intestarditi nel non proporre un protocollo decente per le cure domiciliari ai malati infettati? Perché cocciutamente hanno predisposto  un protocollo solo per i ricoveri ospedalieri? E se le cure evidenziate dai medici di base funzionassero per davvero, come giustificherebbero i 100.000 morti per il virus PCC, la maggior parte deceduti in ospedale?
Quante sofferenze si sarebbero potute evitare e, perché no, quanto si sarebbe potuto risparmiare in spese sanitarie?
Come si fa a non pensare male di chi ha governato la strategia anti covid, che in un anno non ha ancora dato risultati soddisfacenti, nonostante abbia stravolto con danni incalcolabili la vita dei cittadini?
Quei luminari di Roma dovranno pur rispondere dei loro atti e mi auguro che le inchieste giudiziarie in corso una volta tanto non si fermino ai furbetti delle commesse pubbliche, ma alzino il tiro su tutte le incongruenze e le omissioni compiute dal CTS e dal ministro Speranza.
I 100.000 morti e le sofferenze dei loro familiari lo impongono.


Marco Sbarra

10 commenti:

  1. Aggiungo un'altra domanda che mi sembra cruciale: perchè sono state inizialmente impedite da Speranza le autopsie che avrebbero potuto rivelare le vere cause dei decessi all'incirca due mesi prima? quante morti potevano essere evitate in quei due mesi?

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    1. Perfetto, quella è un'altra clamorosa omissione compiuta da Speranza & Company, incomprensibile e foriera di inquietanti interrogativi.

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  2. E io che credevo che la soluzione fosse il COPRIFUOCO e la CHIUSURA DELLE PALESTRE, dei CINEMA e dei TEATRI..... invece pare che la soluzione siano i VACCINI e le CURE A CASA

    Purtroppo sono nato troppo buono, qualcuno la dovrebbe pagare salata.

    Ascanio

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    1. Ascanio, aspettiamo il lavoro dei magistrati che stanno indagando, pare, a 360 gradi sulla gestione Covid.

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  3. Interessante Sbarra.
    Io allargo leggermente il tiro, per far capire a chi è interessato che niente è semplice. Per questo allego 3 link di articoli pubblicati di recente dall’american journal of medicine. Il primo riporta in maniera organica e documentata quanto proposto da Sbarra, la replica invece sempre sulla base delle evidenze scientifiche sostanzialmente lo smonta, nella controreplica si evidanziano due “filosofie” diametralmente opposte sui modi di gestire la pandemia.
    I dubbi sono questi:
    -quando una terapia è sufficientemente validata? (in medicina in realtà mai)
    -in una situazione eccezionale possono valere le stesse regole utilizzate in tempi normali (però questo vale anche per la politica e per le misure non “terapeutiche” ma “epidemiologiche”)?
    -chi è responsabile per terapie non dimostratesi efficaci ma utilizzate in emergenza in caso di complicanze? (per dire se i vaccini comportano dei rischi, a maggior ragione dei supercocktail di farmaci somministrati a persone che in gran parte non ne avrebbero bisogno potrebbero farne altrettanti)

    Pathophysiological Basis and Rationale for Early Outpatient Treatment of SARS-CoV-2 (COVID-19) Infection

    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7410805/
    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7901364/
    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7901366/

    Neutro e professionale...
    Bene così?
    Angelo

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    1. Ottimo. Al-Mutanabbi

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    2. I temi da te posti, Angelo, meritano di essere presi in considerazione. Proprio oggi ho letto sul blog La Nuova Bussola Quotidiana che una recentissima ricerca sponsorizzata dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, ha stabilito che i farmaci utilizzati ambulatorialmente per curare a domicilio i malati di Covid, e in particolare l'idrossiclorochina, non hanno alcuna efficacia. Ma i medici che li stanno utilizzando hanno espresse delle riserve sulla metodologia di quello studio, contestando, con una lettera che sarà poi pubblicata, la presenza di "pregiudizi e limiti". Staremo a vedere. Qui da noi vari medici, come ad esempio Luigi Cavanna, primario di oncoematologia a Piacenza, Paola Varese, oncologa e Alessandro Capucci, già primario di cardiologia a Piacenza, da tempo stanno portando avanti un protocollo per le cure a casa, ed è assai interessante constatare che tutti e tre quei camici bianchi hanno ottenuto lo stesso risultato con la stessa base di partenza di 350 pazienti in cura a casa: ben il 95% di sofferenti guariti senza necessità di ospedalizzazione.

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    3. Io, visto che siamo in presenza di un virus sconosciuto che non sta aspettando nessuno e continua a colpire duro, nell'articolo auspicavo il ricorso al buonsenso nelle scelte operative di contenimento. E quando le cure non di uno, ma di dieci, cento medici specialisti e non, danno risultati assai positivi, pur non essendo stati confermati da studi randomizzati, riservo loro tutta la mia fiducia. Perché non provare a sperimentare quel protocollo in tutte le strutture sanitarie locali, controllandone i risultati?
      E poi diciamocela tutta, io non ho ancora avuto notizie di persone morte dopo l'assunzione di idrossiclorochina, mentre la lista dei deceduti dopo aver ricevuto i vaccini è già emblematica della fretta con cui le case farmaceutiche hanno dovuto necessariamente agire. Cosa giustificabile, ad ora, tenuto conto della gravità della situazione, ma per la stessa ragione non si può delegittimare una cura fondata su evidenze cliniche.
      E poi Angelo sai meglio di me che il protocollo Cure a casa si basa su farmaci tutti prescrivibili da anni, di cui sono conosciuti pure gli effetti collaterali anche a lunga scadenza, a differenza di quelli dei vaccini.
      Sinceramente, trovo il rifiuto reiterato da parte dei vertici sanitari dell'uso dell'idrossiclorochina e degli altri medicinali ad uso domestico pretestuoso e pregiudizievole.

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  4. La storia si ripete: ai disastrosi risultati sul fronte sanitario, non paghi, aggiungono il disastro economico.
    Sotto il falso assunto che chiudere dia RILEVANTI risultati sul primo fronte.
    Lo vedete anche voi il PIL del 1 trimestre con il segno meno seguito da un numero intero...?

    Ottimo anche l'articolo del Wall Street Journal in cui si scrive chiaro e tondo che nessun paese ha prodotto uno studio COSTI/BENEFICI sui LOCKDOWN...

    Continuano a prenderci in giro con i colori, ma sulla vaccinazioni in Italia siamo lentissimi...

    Sambo

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    1. Le conseguenze economiche disastrose per una gran parte dei cittadini meritano la massima rilevanza, perché il vivere a lungo senza lavorare, con la conseguenza impossibilità di mantenere la famiglia, può provocare squilibri mentali gravi che possono portare a suicidi (in notevole aumento) o a inasprimenti nei rapporti familiari, anch'essi in grande crescita.
      Non è giusto sacrificare una così vasta platea di cittadini. Il diritto alla salute è tutelato dalla nostra Costituzione e va certamente salvaguardato, ma il diritto alla libertà e al lavoro sono diritti primari tutelati al massimo dalla Costituzione, che addirittura nel primo articolo asserisce che il lavoro è a fondamento della Repubblica.

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