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giovedì 27 giugno 2019

Piccini: il salto di qualità

Interessante, interessante. E per una volta - almeno per me - comprensibile. Sto parlando dell'articolo sul blog di PL Piccini sul Santa Maria della Scala.
Come già più volte ammesso, la mia piccola psiche a volte non ce l'ha fatta a decriptare la comunicazione di Piccini. Ed in altre occasioni, inibito psicologicamente, non sono andato avanti quando non capivo, immaginandomi il suo barbone altero che mi sgridava: "Scemo, non capisci, scemo". Scene da incubi notturni.
Invece ora ho compreso, sebbene non tutto tutto: starò forse maturando, finalmente? O forse, semplicemente, quando parla di SMS, Piccini insegna un po' a tutti in modo più limpido, tanto è l'amore che dalle sue frasi traspare per il nostro eccezionale polo museale.
Ce n'ha un po' per tutti, Piccini, come suo solito. Ce l'ha con Valentini, divenuto suo bersaglio fin troppo remissivo (ma come avrebbero potuto governare l'uno accanto all'altro?), arrivando fino a De Mossi, secondo una sua certa interpretazione nient'altro che un figlio putativo del primo.
Dall'accordicchio al marketing, secondo Piccini, passando proprio dal SMS, la politica culturale degli ultimi anni non solo non è riuscita a sfruttare come si doveva il polo, ma probabilmente non è mai esistita, stretta fra - appunto - un accordicchio ed una lunga operazione di marketing.
Ha un po' ragione Piccini, quando critica aspramente le parole di Valentini. Accordicchio una sega, ci verrebbe da dire! Il documento dell'anno 2000, prodromico al trasferimento della Pinacoteca verso il SMS, poteva e doveva diventare la base per il passaggio, che avrebbe garantito al SMS una vita immortale, una volta ripienato di capolavori che oggi sono semi-invisibili all'interno di un contenitore che lo Stato rigetta, nonostante le belle parole e le vane promesse. La politica, quella dei Bravi Amministratori, ha fallito anche in questo caso; che ce ne fregava, nella Siena da bere, di tutta questa esplosione artistica, se l'attenzione era tutta diretta all'ultima maglietta griffata della banca, o alle sfilate di moda ed agli inchini ai potenti del Palazzetto? Ma che andassero in culo, la Pinacoteca ed il SMS!
L'Avvocato pare non si possa ancora muovere nell'affidamento della direzione del polo, stante la mancanza di una forma giuridica certa, a detta di Valentini causata dalla mancata messa in sicurezza dell'edificio (???). Eppure un direttore va trovato, assolutamente. Il tempo passa, il SMS, pur monco, continua ad attirare, giustamente, gente da tutto il mondo, nella sua immensa spettacolarità. Ed il direttore è lì, davanti agli occhi dell'Avvocato, e si chiama Pierluigi Piccini. Ingombrante, rompicoglioni, scontroso. Ma amante del SMS, forse unico in questo momento che può imbrigliare gli stretti pertugi del palazzo, nel quale me lo immagino, di notte, svolazzare come quel Belfagor che da piccino, chissà perché, mi terrorizzava così tanto.
Difficile, però, contestualizzare Piccini nella politica del marketing tirelliana, che ha sostituito le Ferrari alle bici elettriche e la notte bianca ai brindisini (si sa, il marketing alto fa anche questi scherzi), di fatto rischiando di continuare, amplificandola, la non-politica culturale piddina, nella interpretazione barbuta delle cose. Piccini rappresenterebbe sicuramente un gigantesco cazzo al culo per questa Amministrazione e forse un inaspettato alleato, ma farebbe fare, tramite il SMS, un presumibile salto di qualità alla città intera. Ciò che vuole De Mossi...

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