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mercoledì 5 giugno 2019

Il tilt Riace

Nel 2016 la rivista americana Fortune poneva Mimmo Lucano, allora sindaco di Riace, fra i 50 uomini più influenti del pianeta. Motivazione: "aver creato un modello di ospitalità studiato in tutta Europa".

"La mia è una comunità felice, perché l'inclusione conviene a tutti", chiosava Lucano.
Ora, ammettendo anche che Fortune avesse un tantinello esagerato, pare incredibile come, solo a tre anni da questo momento così alto nella vita del sindaco, il nostro abbia ottenuto solo una manciata di voti alle elezioni a Riace.
Questo non sarà un articolo di commento sull'attività di Lucano. Nè si vuole entrare nel pelago della discussione dell'accoglienza agli immigrati. Dio ce ne scampi e liberi...
No, vorrei solo tentare di capire meglio il racconto che di Lucano è stato fatto. E di come un simbolo di un certo tipo di mondo narrato abbia potuto raccattare solo 21 voti di fronte al trionfo della Lega, partito che sta agli antipodi rispetto alla politica di accoglienza praticata dall'ex sindaco.
Un interessante inchiesta svolta dalla trasmissione Piazza Pulita ha voluto capire meglio i perché di tale debacle. Nel corso di una serie di interviste agli abitanti di Riace (Marina, soprattutto), un signore dice: "Riace ha bisogno di mangiare, non ha bisogno di pubblicità. Che me ne frega a me se mi conoscono a Milano, Torino, Roma, o a Venezia, quando qua si muore di fame". Parole assai diverse da quelle che Fortune declamava solo tre anni prima.
Delle due l'una. O al tempo Riace (Borgo, soprattutto) mangiava con la politica dell'accoglienza (da qui il "conviene per tutti" di Lucano) e ora non mangia più, oppure si è assistito ad un racconto, probabilmente uno dei tanti, di certa stampa fescion e liberal, abituata a dipingere mondi felici laddove tanto felici non sono. Il tutto mentre Lucano sta per affrontare un processo da indagato con accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e abuso d'ufficio. Il tutto mentre il nuovo sindaco Antonio Trifoli rileva di aver trovato una lettera dello Stato che richiede la restituzione di una cifra di più di 3 milioni di euro per somme non rendicontate dal Comune per la gestione dei profughi.
La vita a Riace, anche al tempo felice di Lucano, probabilmente non era così come ci veniva raccontata dai Gad Lerner di turno. Riace Marina, difatti, non era stata quasi minimamente stata toccata dalla ricchezza indotta dalla politica dell'accoglienza diffusa, veicolata da Lucano quasi del tutto su Riace Borgo, a qualche chilometro più in alto (pare per circa il 90% dei finanziamenti). A Riace Marina mancava spesso acqua e, tranne pochi mesi l'anno, lavoro. Ed è stato proprio a Riace Marina che la Lega ha fatto incetta di voti. O la popolazione locale non era stata informata - magari da Fortune - della bontà della politica di Lucano, oppure esistevano grossi problemi in larga fetta riferibili ai residenti. Un po' come a Lampedusa, dove la Lega ha sfondato al 45% dei voti.
Insomma, la sensazione, al netto della bontà dell'opera di Lucano, è che si sia assistito ad un racconto artefatto, che, mentre mandava in brodo di giuggiole certa sinistra fucsia, si basava molto sull'immaginazione ed un po' anche sul detto di "fare il finocchio col culo degli altri". E per altri si intende la popolazione di Riace, che da molti anni si trova davanti ad un progressivo spopolamento, soprattutto a causa della mancanza di posti di lavoro. E forse qualcuno si è rotto i coglioni a dover mandare fuori da casa il proprio figlio, per mancanza di denari, e vedere, con afflusso di denari, ripopolarsi il paese da persone che del paese non erano. Evidentemente, gli articoli sul New York Times, i servizi della BBC, le passerelle di registi ed intellettuali ed i premi conferiti nei salotti buoni, non riempiono la pancia se sei precario, disoccupato, pensionato e con i figli emigrati al Nord. A volte, cioè, la realtà quotidiana è semplicissima da decifrare, senza scomodare la 'ndrangheta, il razzismo, Mussolini o Putin.

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