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venerdì 29 marzo 2019

Aiutaci Cristiana!

Arriva l’Arzachena e si ricambia orario un'altra volta! E francamente non ci sto più con la testa. Il mio disappunto nei confronti della gestione dei calendari sta raggiungendo picchi altissimi: a quaranta anni non pensavo di poter accumulare dentro di me tanto odio. 

Che poi l’odio è un sentimento importante - per molti ma non per tutti, come diceva il vecchio spot di uno spumante - da riservare soltanto ad alcune persone o categorie di persone a loro modo importanti. Tuttavia è più forte di me e non posso farci niente. Non so bene come spiegarmi questo fastidioso prurito derivante dal fatto di giocare all’ora di cena soltanto fuori casa, mentre per le partite domestiche (e a volte addomesticate) occorra scendere all’ora di fine pranzo... del sabato! 
Siena - Arzachena ore 14,30. Se fosse uno scherzo, sarebbe la classica burla del cazzo, se fosse realtà, e purtroppo lo è, sarebbe soltanto un altro spaccato di un paese alla deriva, senza speranza e senza futuro, amministrato da incapaci formati all’interno di scuole gestite da altrettanti incapaci, manovrati con i fili come assurde marionette da chi ha capito, tanto tempo fa, che un paese di ignoranti, di gente impreparata, di dirigenti incerti, si comanda meglio. Un paese che mette come indicatore di qualità per le proprie università la "dispersione scolastica" e le percentuali di "abbandono dei corsi", è un paese che necessariamente obbliga gli atenei a promuovere tutti, per avere più punteggio e migliorare il proprio rating, espressione orribile mutuata dalla lingua più brutta d’Europa. Una classe dirigente impreparata sarà sempre destinata al fallimento. E questo paese, le sue istituzioni, il suo calcio, la sua gente e le sue generazioni future, di fallimenti non ne possono più.
Tutto in Italia sta fallendo: piano piano, giorno giorno, come la goccia che scava la roccia, fallisce ogni cosa, per colpa di politicanti ex di tutto. Ciò che non fallisce viene venduto agli stranieri. Lo so che il calcio non c’entra niente con tutto ciò (o forse sì), ma come canta Franco 126 "mi sono perso in queste strade, mi serve un tuttocittà e vagando non posso fare altro che pensare". E poi questo peso sul torace è tanto, manco mi fosse rimasta la colazione sullo stomaco dopo aver terminato anche il Brioschi. Cosa ci è rimasto in eredità da tangentopoli (la prima, quella vera) e dalle stragi di mafia? Niente. La classe politica pre '92 ha fallito. La classe politica berlusconiana piena zeppa di imprenditori, professionisti e faccendieri ha fallito. I radical chic, troppo impegnati a parlare di pensioni nei loro stabilimenti balneari di Capalbio che a riformarle veramente dentro Montecitorio, hanno fallito. I quarantenni rampanti, Renzi, Di Maio etc., hanno o stanno miseramente fallendo. Resta per il momento soltanto Salvini, ma per quanto ancora? Quanto dura l’onda del consenso in Italia? 
Cosa c’entra tutto ciò con Siena - Arzachena delle 14,30 di un sabato pomeriggio uguale a tanti altri sabati pomeriggio? Niente, lo ammetto. Perciò, se una volta giunti a questo punto vi avessi già stancato o inorridito, vi prego di non andare oltre, tanto oggi mi sono svegliato di traverso e sono sceso dal letto con il piede sinistro e di sicuro nelle prossime battute certo non migliorerò. Credo che questo paese vada cambiato dalle radici, ma non cambiamenti gattopardeschi, dove tutto viene stravolto affinché tutto rimanga immutato, no no: io vorrei cambiamenti drastici. Tabule rase, demolizioni, pensieri nuovi. Per questo mi rivolgo a lei, vice presidentessa Cristiana. 
Siamo quasi coetanei ma le do ugualmente del lei. Innanzitutto mi congratulo con la sua nomina e le auguro che la sua carriera politica sia più fortunata di quella cinematografica. Lo so, non sono un intenditore di film e mi addormento spesso al cinema (ma soltanto dopo aver finito i popcorn), pertanto il mio giudizio in fatto di recitazione non è molto autorevole (e poi chi sono io per giudicare, come disse il Papa), ma tant’è. Ci aiuti Cristiana la prego: riporti la chiesa al centro del paese. Il sabato è una giornata importante, la gente risolleva la testa dopo cinque giorni di lavoro. Si aprono le finestre, si lavano le lenzuola e si va alla Coop. I ragazzi fanno i compiti e il telefono tace. Si fa pranzo con una calma diversa, rilassandoci dalle fatiche settimanali e inebriandoci dall’euforia derivante dal fatto che domani non si va a scuola. La prego Cristiana, cominci a riformare il calcio partendo dalla Serie C; si sa mai che il cambiamento non possa smuovere le acque anche negli uffici di palazzi più alti. Innanzitutto faccia chiarezza: si chiama Serie C o Lega Pro? Me lo dica, perché io ancora non l’ho capito! Così com’è strutturato il calcio professionistico, non può reggere, lo capisce anche un cittino! In tre serie ci sono quasi 100 squadre: a parole tutto bello, ma i soldi da dove li prendiamo? Facendo debiti! Ma una persona indebitata è una persona ricattabile, pertanto manovrabile. Non è bella questa cosa. E di conseguenza a mali estremi estremi rimedi e cadere nella tentazione delle truffe, delle combine, delle plusvalenze è un attimo, non trova? Forse se ci fossero meno debiti, potrebbe migliorare anche l’onestà. Un girone di A, uno di B e uno C credo sarebbe la formula più corretta. Tutto il resto in quattro serie o serie D, perché l’usanza di chiamare le divisioni con le lettere dell’alfabeto ritengo sia un’idea pazzesca nella sua bellezza, che non andrebbe affatto sprecata. Così facendo ne migliorerebbe tantissimo anche il calcio dilettantistico, che ai giorni di oggi vede giocare in Promozione gente che un tempo non sarebbe entrata nemmeno alla Coppa Cresti. Stop agli anticipi, stop ai posticipi, stop a quello spettacolo indecoroso delle partite trasmesse sul sito. Si gioca la domenica o al massimo il sabato, pomeriggio inoltrato o sera. Con la luce solare d’inverno e con i riflettori quando la stagione si fa bella, anche se il buon senso mi porterebbe comunque a ridurre al minimo l’impatto ambientale dei mille faretti accesi puntati sul campo. Il calcio, vicepresidentessa, è uno spettacolo e non un lavoro e i tifosi non sono soltanto bancomat. Rifondare il calcio vorrebbe dire, soprattutto, rifondare i settori giovanili: prima regola, buttare fuori tutti i genitori dai campi sportivi, almeno fino alla categoria allievi! Il male di questo sport inizia con l’avvelenamento costante dei discorsi del babbo. Quando a fine partita il citto sale in auto, la prima domanda che dovrebbe sentirsi rivolgere è: "Ti sei divertito?", non "Perché hai giocato meno di Tizio?". Se a scuola la mamma non è presente durante il compito di matematica, non vedo perché debba esserlo per la partita. Frequento da anni i campi dei ragazzi: il clima sta cambiando, c’è troppa tensione e ad ogni domenica è sempre peggio. Fuori i genitori e dentro gli educatori: parallelamente a colpire la palla di testa, occorrerebbe imparare a stare al mondo. Educazione e rispetto. A partire da quella schiera di pseudo allenatori che alla domenica mattina si coprono di ridicolo condendo le propria grida con parolacce e bestemmie. Se proprio volessimo allagare la riforma del calcio a quello dello sport, e a questo punto mi auguro che lei possa presto diventare dirigente del Coni o del Miur, potremmo addirittura pensare alla riforma della materia Educazione Fisica fatta, spesso male e a casaccio nelle scuole, con strutture fatiscenti e professori delusi, stanchi e spesso mediocri. Ma sulla scuola ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte, perché tutti i mali dei nostri tempi, partono da lì. E sì lo so, come sempre sono andato fuori tema: dovevo soltanto parlare di Siena - Arzachena ed invece ho scritto un mucchio di sciocchezze, disturbando persino lei, vicepresidentessa della Lega di Serie C (o Lega Pro?). Perciò mi perdoni, ma faccia qualcosa la prego: qui sta morendo tutto!

Siena - Arzachena: vincere e arrivare in fretta il Piacenza. Poi si vedrà!

Saluti, baci, cordialità e sempre forza Siena!


Mirko

1 commento:

  1. bella TOPA la Capotondi, ma che c'entra con il calcio ancora c'ho da capillo...

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