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martedì 18 settembre 2018

Il tempo perso

Chissà a cosa è valso tutto questo. Mesi di attesa, un susseguirsi di speranze e delusioni... a conti fatti a cosa hanno portato? 
Incertezza, azzardo e molte settimane di ritardo. E pensare che sarebbe bastato così poco ad evitarlo. Sarebbe bastato stringere i tempi, tagliare la corda dal primo istante e chiudere i rubinetti delle speranze che si sapeva non sarebbero state soddisfatte. Ma è proprio il tempo ciò che ha permesso il cambio delle regole in corsa, tirare la corda fino a poter dire: "Si fa come dico io perché ormai è tardi e il gioco deve andare avanti". Il tempo... che permette di perpetrare l’illegalità e l’ingiustizia. 
Qualcuno che un tempo credevo di conoscere si divertiva a ripetermi che è sempre questione di tempo e di spazio, inizio a credere non si sbagliasse di molto. Nell’accezione più negativa che io possa immaginare. Un giorno si ricomincerà - e sarebbe anche ora - ma intanto si sono già sprecate alcune fra le migliori giornate dell’anno, quando il sole ti scalda senza farti boccheggiare e l’aria fresca della sera ti solletica la pelle. 
Peccato averle gettate via, chissà quante sere come queste sprechiamo nella nostra vita. Occupiamo la mente, la teniamo impegnata, perché iniziano ad insegnarcelo da bambini come rimedio ad ogni male. Ti annoi? Tieni la mente impegnata. Ti fa male qualcosa? Tieni la mente impegnata. Devi dimenticare qualcuno? Tieni la mente impegnata. Aspetti con ansia una determinata data? Tieni la mente impegnata. E così via... A forza di tenere la mente impegnata abbiamo finito con l’ingannarla giorno per giorno, riempendo ogni spazio vuoto per non far caso praticamente a nulla, creando una lieve anestesia alla vita. 
Una volta mi sorpresi a pensare a quanta di quella stessa vita avessi sprecato rendendomi conto poco dopo che anche il tempo utilizzato per formulare quella riflessione finiva per rientrare nel mio calcolo. Mi torna in mente un film, in realtà una commedia di poco conto con un bruttissimo titolo: "Cambia la tua vita con un click" (pessima abitudine tutta nostrana di modificare i titoli dei film, in questo caso specifico quello originale era semplicemente "Click"). Trama banale, messaggio semplice ma al tempo stesso al centro di tutto. Adam Sandler, padre di famiglia impegnato nel fare carriera, si ritrova tra le mani un telecomando che gli permette di usare tutte le funzioni sulla propria vita, che si tratti di mettere in pausa o di mandare avanti veloce; con una sola piccola postilla: il telecomando tiene in memoria le sue scelte, riproponendole in ogni occasione simile che dovesse ripresentarsi. Ed è proprio quel manda avanti veloce a fotterlo. Avanti veloce fino alla prossima promozione, avanti veloce fino alla guarigione da una malattia... ma basta un attimo a rendersi conto che, mandando sempre avanti, si finisce col non avere più niente davanti e che la vita è tutto quello che ti capita durante. Messaggio banalissimo, ma avevo preannunciato che è un filmetto di terza categoria. Questa corsa al traguardo non ha alcun senso, il mondo ci spinge continuamente a pensare che occorra affannarsi verso una qualche meta per sentirsi realizzati e per diventare qualcuno, anche solo semplicemente per esistere, per essere. Ma è davvero così? Come mai se si perde un po' di tempo a parlare con gli anziani arrivano tutti alla stessa conclusione? Nessuno rimpiange di non aver raggiunto l’ennesima promozione, nessuno rimpiange di non aver passato abbastanza tempo a lavorare, nessun rimpianto ha a che fare con il lavoro (quello che ci raccontano per tutta la vita sia fondamentale a definire chi siamo e quanto valiamo). No, ogni singolo rimpianto ha a che fare con qualcosa che non abbiamo vissuto fino in fondo o a delle occasioni che abbiamo preferito mancare: aver speso più tempo con un figlio o con un padre o con un amico che si è perso, un viaggio non fatto, una trasferta mancata. Quanti pensieri volano a ricordarci in quante occasioni rispondiamo: "Non ho tempo". La verità è che il tempo lo abbiamo, tutti quanti, quando scegliamo di averne. Quando decidiamo di fermarci per un attimo, smettiamo di tenere quella cazzo di mente occupata e ci guardiamo attorno. Potremmo scoprire che tante cose non richiedono davvero tutto quel tempo che sbanderiamo di non avere. 
Passiamo metà della vita a rimpiangere la gioventù e un’altra metà a rimpiangere il tempo perso a rimpiangere la gioventù. La verità è brutta ma è una sola: sono solo scuse, tutte le cazzate che ci raccontiamo sono solo scuse. Abbiamo il tempo per tutto quanto, non siamo schiavi di nessuno se non di noi stessi, delle nostre abitudini e della nostra accidia emotiva. E io quest’estate di tempo dietro alle stronzate della Figc, della Lega B e del Coni ne ho perso davvero troppo. Tempo e sangue amaro. Dicono il tempo sia galantuomo e restituisca tutto, questione di karma o qualcosa del genere. Non so se ci credo davvero. Penso alla mia delusione, non solo calcistica ma anche giuridica, e provo a moltiplicarla per i numeri di una tifoseria, poi aggiungo il numero dei giocatori, dello staff, della proprietà e di chi gira intorno a tutto questo, lo moltiplico per sei e mi sorprendo della vastità di questo numero. Se di karma dovesse trattarsi, non saprei nemmeno immaginare quale sarebbe un giusto contrappeso a tutto questo. So che un giorno si giocherà, forse senza sapere nemmeno quante promozioni ci saranno quest’anno, nella più totale delle incertezze, stessa incertezza nella quale si è nuotato per mesi. Ma si giocherà. E una cosa è certa, l’obiettivo è vincere e portare a casa tre punti, tutto qui. Semplice, senza dubbi, lineare. 
Per quel giorno, spegnete tutti la tv, spegnete i computer, alzate la testa da quei cazzo di telefoni e venite allo stadio. Perchè le emozioni non si provano attraverso uno schermo.

Valentina

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