Gli aficionados di Wiatutti lo sanno: a noi ci garbano tantissimo le bici elettriche! Ebbene sì, ne siamo attirati come le api col miele, il culo colle quarant'ore, le mosche con la merda.
Tutto il mondo di Foloso City, da qualche anno a questa parte, gira intorno alle bici. Chi va in bici può fare e disfare, andare bellamente in tasca ad ogni tipo di regola di civile convivenza, avere riconosciuto uno status quo prima inimmaginabile.
Ma qualcosa è sempre mancato... Un dettaglio... Uno sciocchezzuola... Un'appendice...
Ma certo, ecco cosa non c'era! Non esisteva praticamente un millimetro di pista ciclabile in città! Eh già, un po' come la storia dell'uovo e della gallina: chi sarà mai dovuto nascere prima, la bici o la pista ciclabile?
Ed allora, proprio per non lasciar più dubbi interpretativi, fin dal lontano 2014 (pensate quanto c'ha ponzato!), Capsula si lanciò su un gruzzolo di fondi provinciali e regionali riferiti alla sicurezza delle strade, presentando un progetto epocale che prevedeva la costruzione di una pista ciclopedonale che collegasse Arbia a Tressa, per un totale di 250.000 euroni dalla Regione + 150.000 dal Comune stanziati per l'incredibile tragitto di 900 metri (e andate a rileggervi un articolo sul blog del pentastellato Pinassi del 15 settembre 2015 per altra folkloristica aneddotica, come la richiesta di procedura d'urgenza chiesta da Valentini per un procedimento di variante urbanistica, o il pesante coinvolgimento nell'esecuzione dei lavori di un primigenio progettista per puro caso appartenente al PD).
Al tempo - 2015 - qualcuno osò porre una domanda, che recitava più o meno così, in perfetto mood stilnovista: "Ma perché si devono buttare nel cesso tutti questi soldi per una striscia di inutile ciclabile in culo al mondo?".
Ma niente da fare, con fare da caterpillar il Primo Cittadino riproponeva: "Il collegamento ciclo-pedonale fra Isola d’Arbia e Ponte a Tressa è un’opera importante".
Si arrivò anche allo scambio delle figurine, fra un orto comunale in Fontebranda Esterna ed uno di una donnina adiacente alla ciclabile (agosto 2016), in quello che resterà, con ogni probabilità, il punto più alto toccato da questa Amministrazione e - ci permettiamo di affermarlo - una delle misure più grottesche nella nostra storia cittadina.
Ed arriviamo pertanto ai giorni nostri. A fianco di ruspine che ammontinavano piccoli legnetti, con le macchine a sfrecciare a 100 km/h in un tratto di strada da sempre pericolosissimo, Valentini dichiarava il 17 maggio 2017: "Si tratta di un intervento molto atteso dai cittadini che, come promesso, stiamo finalmente realizzando".
Ebbene, sarà capitato anche a voi, in questi anni, di passare sul luogo individuato. La mia esterrefatta faccia ad ogni occhiata lanciata a questa striscia (che in pratica inizia dalla cucina del ristorante e finisce in mezzo ad un orto e poi alla Cassia lambendo uno scenario post-apocalittico con i piloni mai finiti della bretella di allaccio sulla SI-GR e la svettante torre dei pomodori come tappone intermedio), mi hanno detto, era proverbiale. Ma ho sempre creduto di essere io lo strano, il critico, l'iconoclasta.
Finché - ohibò! - in questi giorni leggo un post su FB della "FIAB Amici della Bicicletta Siena" (un tempo molto amici di Capsula) che mi apre il cuore. Forse forse il cretino non ero io!
Lasciamo quindi la parola a gente del settore, ciclisti col sale in zucca, che così scrivono, accompagnando il testo con la foto che mettiamo anche noi in evidenza: "Siamo in Val d'Arbia, tra Isola d'Arbia e Ponte a Tressa, nel Comune di Siena. E questa è l'ultima realizzazione in tema di ciclabili: quasi 800 metri di lunghezza tra il niente e il niente, ovvero i lavori iniziano poco dopo Isola d'Arbia e terminano poco prima di Ponte a Tressa, senza congiungere tra loro i due centri. Insomma un'opera che nasce sbagliata, perché se una ciclabile non unisce A con B o non risulta inserita all'interno di un progetto più ampio, i soldi che vengono spesi per la sua realizzazione sono "soldi gettati al vento". A lavori ultimati chi vorrà pedalare tra i due centri della Val d'Arbia dovrà circolare sulla Cassia, poi per 800 metri sulla ciclabile (quale sarà il suo fondo?) e tornare infine sulla Cassia, proprio laddove questa si restringe. Domanda: cosa ci voleva per realizzare una struttura capace di collegare (ovvero dare un senso compiuto) due realtà urbane come Isola e Ponte a Tressa? E perché non studiare il modo di mettere in rete questa "ciclabile" con quelle progettate dal vicino comune di Monteroni in modo da proporre a chi in quelle zone abita (ciclabilità urbana) e al cicloturista un'arteria ciclabile degna di nota? Ancora un'occasione persa".
Qualcuno sui commenti si azzarda addirittura a far di conto: premesso che mediamente 1 km di ciclabile costa sui 30.000-33.000 euro, con questi 400.000 euro si poteva arrivare fino a Monteroni, sempre partendo dalla cucina del ristorante, ovviamente.
Tutto è bene ciò che finisce bene, tuttavia. All'inaugurazione dovrebbe mancar poco e ci ripromettiamo di presenziare al taglio del nastro, che vorremmo fosse fatto all'ombra della stessa torre dei pomodori.
E poi ci garberà verificare quante volte i nostri Amministratori smart andranno in su e in giù per quei 900 metroni, dalla cucina all'orto, inforcando la bici da Porta Romana, giù giù per la simpaticissima Valli, poi la simpaticissima Cassia, poi infine i 900 metri e poi per finire ancora la simpaticissima Cassia, strada per niente trafficata e larga. Da morire.
Va bè non sono stati capaci di fare una viabilità "normale" da zona Toselli / Sardegna / Malizia / Fiume / Fontebecci e ritorno, con conseguenti quotidiane file di auto in entrambi i sensi. O meglio, l'hanno fatta, e pure adeguata......per il traffico degli anni '80... Probabilmente i progetti erano di quei tempi. Unico alibi da dargli. Oppure i progettisti vanno appunto tutti in bici. Peccato. Se avesse progettato uno qualunque che utilizza l'auto per lavorare non ci sarebbe stata mai fila. Mai.
RispondiEliminaQuindi per riallacciarmi all'articolo, se non so boni a fare una ciclabile, probabilmente hanno cambiato progettisti....
Ragionamento contorto, ma ineccepibile. Probabilmente è andata davvero così.
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