Rapidissima come una perturbazione estiva in questa torrida estate, passa nei giorni scorsi sui quotidiani locali una notizia che pare marginale. E che forse marginale non lo è.
"Arrestato per bancarotta fraudolenta un grande debitore di Mps: deve alla banca quasi 28 milioni di euro", titola Radio Siena TV del 22 giugno.
"Ecco un nome buono per il grandissimo Gov. Rossi", penso subito io. E sì che Rossi ci tiene a sapere i nomi di quelli ai quali MP (-S) ha prestato soldi difficilmente restituibili!
Antonio Muto... Antonio Muto... io da qualche parte questo nome l'ho già risentito... Vabbè, andiamo avanti.
"Antonio Muto è un costruttore edile calabrese che lavorava a Mantova: con Mps ha un debito di 27 milioni e mezzo di euro", rititola sempre nello stesso articolo Radio Siena TV.
Delle ragioni della bancarotta ora non ci interessa, nè del fatto che Muto debba essere processato in appello a Brescia per infiltrazioni mafiose della 'ndrangheta in Lombardia, dopo essere stato scagionato in prima istanza. Cosa che capitano, anche nelle migliori famiglie.
Ma ecco dove avevo sentito il nome di Muto: a Report, in una puntata dell'8 maggio 2017, intervistato dal bravo Mondani, che segnalava i suoi presunti rapporti con MP (-S).
Già, perché in quella puntata si parlava di crediti inesigibili e di soldi facili dati dalle banche (da certe banche) a clienti un po' "particolari". Ricordiamo che MP (-S), secondo una recente classifica di Pavesi del "Sole 24 Ore", risulta essere la settima banca italiana con più crediti malati, con un bel 262,6% di rapporto fra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile. Il tutto, giova ripeterlo, per cause esogene alla banca stessa: il ciaffico, i problemi in Via Pantaneto, adesso la siccità. Peccato, perché altrimenti quelli bravibravibravi, che hanno finora gestito MP (-S), avrebbero fatto davvero un grande lavoro.
Ed andiamoli a vedere, questi bravibravibavi, cosa avrebbero (condizionalissimo) fatto con Antonio Muto.
Dice Mondani: "Oggi Monte dei Paschi ha sul groppone 45 miliardi di crediti deteriorati e a dicembre scorso il governo ha varato il decreto che crea un fondo da 20 miliardi, soldi dei contribuenti, per salvare proprio Monte dei Paschi. Antonio Muto, nel 2012, va in banca a Siena accompagnato dall'ex senatore democristiano Franco Bonferroni e sollecita il fido direttamente all'ex AD di Montepaschi, Fabrizio Viola".
La Gazzetta di Mantova del 5 marzo 2015 ci ragguaglia su questo viaggetto di Muto nel borgo polveroso, che - lo si sa - apre le braccia a tutti, soprattutto a chi fa del bene: "I due [Muto e Bonferroni] raccomandano per un avanzamento di carriera Marco Dolci, direttore commerciale Corporate Mantova Nord di Mps, e sollecitano la definizione di una pratica di finanziamento da 600mila euro per Muto".
Ma questo sarebbe il secondo viaggio del duo a Siena (19.07.2012). Sul primo, avvenuto qualche mese prima (17.05.2012), ci ragguaglia sempre nello stesso articolo La Gazzetta di Mantova: "L’appuntamento è con il vicedirettore generale di Mps Antonio Marino «affinché questi intervenga su livelli a lui sottostanti per sbloccare finanziamento di loro interesse». A “benedire” l’incontro sarebbe stato l’amministratore delegato Fabrizio Viola, «con il quale Bonferroni vanta una trentennale amicizia». Per inciso, in una delle tante intercettazioni, è lo stesso costruttore a riferire di avere con Mps un fido di circa 70/80 milioni di euro".
Varrebbe la pena aprire una nota a margine per contestualizzare il Senatore Bonferroni, bel personaggio, ma faremmo notte; per cui noi bypassiamo, ma chi può si informi...
Finite qui le notiziuole di certi presunti contatti con la nostra munifica banca? No, manco per sogno. Un ultimo particolare aggiunge Mondani, ancora su Report dell'8 maggio 2017, ponendo una domanda diretta a Muto: "Nel processo di mafia che l'ha riguardato, per il quale è stato assolto per ora, c'è un pentito che si chiama Paolo Signifredi, che dice che Muto (cioè Lei) mi aveva detto che a Siena, cioè Montepaschi, c'era un altissimo funzionario che sbloccava i movimenti a Mantova, anche se naturalmente voleva la sua parte".
Oibò! E questa? No dai, impossibile... Ed infatti Muto smentisce, negando di aver mai conosciuto, tranne averlo visto una volta, questo Signifredi.
E varrebbe la pena anche aprire una nota a margine per contestualizzare Paolo Signifredi, bel personaggio, ma faremmo notte; per cui noi bypassiamo, ma chi può si informi...
Ed infine, perché questi 27/28 milioni mai restituiti a MP (-S)? Perché, con sommo dispiacere di Muto, la sua ditta Forum Mondadori era fallita. Peccato davvero, mannaggia! Il Consigliere Comunale mantovano Giuliano Longfils ha presentato tuttavia due esposti ai Carabinieri, denunziando il fatto che, dei 27/28 milioni di euri montepaschini, Muto ne avesse spesi solo circa 13 per i lavori di Piazzale Mondadori. Il resto... boh?
Ed allora Mondani ascolta anche l'ing. Magistrelli, che per tre anni ha lavorato in cantiere per Muto, senza mai esser stato pagato, che ci ragguaglia su come veniva controllato il credito montepaschino: "[Quelli di MPS] venivano regolarmente, ma per quel che risulta a me, controllavano che fossero eseguite le opere, ma nessuno ha mai controllato quanto erano costate quelle opere". E vabbè, dettagli...
Sia ben chiaro - Iddio ce ne scampi e liberi! - che tutte queste frequentazioni e l'erogazione dei mutui sono state del tutto legittime da parte della nostra banca e dei suoi dirigentissimi, che sicuramente non potevano sapere delle inchieste su Muto. Per sgomberare il campo da ogni equivoco, il 4 gennaio 2016 Il Fatto Quotidiano online contattò il dott. Viola, il quale tuttavia rispose di "non desiderare rilasciare alcun commento". Avrà avuto da fare...
PS: onde evitare che qualcuno rirompa il cazzo, si dichiara che tutto ciò che avete letto è stato riportato, con dovizia di note, da fonti giornalistiche reperite su internet, che finora pensiamo sia di libero accesso per tutti noi, anche a Siena. E che il sottoscritto crede ciecamente (ma poi quanto ciecamente) che tutta la storia di cui sopra, cioè di aver dato quasi 28 milioni con la probabilità di riprenderne 0 a un cliente "particolare", è dettata dalla sfortuna, dal caso e dal destino avverso.
"Speriamo che arriva la botta forte... se arrivasse almeno un minuto, un minuto ne fa di danni... Insomma si crea del lavoro"
("A. Muto a sua moglie, 21 maggio 2012, in riferimento al terremoto nel Mantovano, Gazzetta di Mantova, 28.02.2015)
La "Storia" chiarisce molte cose, quasi tutto; quello che ci frega però sono i tempi che si prende per farlo e sul discorso dei tempi ci giocano parecchie persone .... in primis gli avvocati
RispondiEliminaCalma e gesso. Esiste la STORIA ed esiste la CRONACA. La Storia abbisogna di tempo, per far sedimentare gli accadimenti (qualcuno più bravo di me diceva che ci volevano minimo 50 anni). La Cronaca è racconto dei fatti contemporanei. Ecco, questa di sopra per me è più cronaca (spicciola). Resta la domanda del perché ci voglia sempre un demente non abilitato (io in questo caso, i veri bloggers in tanti altri) a fare un minimo di cronaca su queste faccenducole, che potrebbero aiutare a capire almeno le dinamiche di come le cose si svolgevano. E sia chiaro, io non ho fatto altro che ricercare attraverso fonti giornalistiche, ricomporre un po' i pezzi, tirare fuori un racconto minimamente coerente. Ecco, questo è un Metodo Storico, che potrebbe essere tranquillamente applicato anche a chi fa cronaca. Ma se non succede, evidentemente un motivo ci sarà. Il discorso degli avvocati non 'ho inteso: mi puoi chiarire?
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