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martedì 30 maggio 2017

Wiatutti è politico. O non è

Nel 1988 Bernard Lewis, famoso storico ed orientalista inglese, scrisse uno dei suoi libri a mio avviso più interessanti e per certi versi discutibili, "Il linguaggio politico dell'Islam", in cui si enunciava la frase: "L'Islam è politico o non è".

La sintesi del messaggio principale del volume di Lewis si basava sul fatto della non distinzione fra Chiesa e Stato, spirituale e temporale: l'Islam è allora religione, società, Stato; e pertanto è la religione di stato e la base dell'autorità.
Mutatis mutandis, possiamo dire che anche Wiatutti è politico o non è. E ci spieghiamo meglio.
Notiamo una profonda voglia in città di affidarsi a persone che non hanno mai fatto parte di grovigli o sistemi di potere e che contro di essi ormai si mettono in una forte posizione di critica, non più disposta a mediazioni di bassa lega.
Wiatutti è dichiaratamente anti-sistema (le ultime Leopoldelle deluchiane lo hanno confermato in modo deflagrante) e io sono uno di quelli che, per il bene dei figli dei miei amici, ho avuto ed ho volontà di metterci la faccia e di dichiararmi contrario ad uno status quo cittadino che mi puzza di mentalità mafiosa, fra omertà, minaccette ed avvertimenti trasversali. Odio il conformismo senese, mi repelle l'ostentazione del lusso e l'autoreferenzialità folosa. E, fosse solo per una assenza volontaria dalla città per circa dieci anni, ho scelto di farmi dare da mangiare da una azienda che non è di questi luoghi.
Ma, nonostante certe amichevoli richieste, non ho né la voglia, né il carattere di impegnarmi nella politica cittadina, di raffrontarmi pur indirettamente con persone che non tollero e verso le quali provo un profondo disprezzo intellettuale. Almeno per il momento; dopo, chissà.
Ma, in un certo senso, mi accorgo di non averne neppure bisogno. Wiatutti da anni fa politica, offre spunti concreti e misurabili per mettere in atto operazioni di gestione del potere, creando oltretutto un gruppo ben distinguibile di lettori che nel blog si riconoscono, molto probabilmente dopo aver avuto qualche difficoltà per decifrarne il codice.
Ecco, l'invito che faccio a chi, fra nemmeno un anno, sceglierà di contrastare il sistema parassitario che ci avvolge, è proprio quello di verificare le dinamiche intellettuali di Wiatutti e di "pescare" agevolmente fra il pubblico che lo legge. Che è composto da gente assolutamente normale e popolare, di quelli che magari hanno molte giornate uguali a loro stesse e che per mandare avanti una famiglia sudano e si tirano su le maniche della camicia. Di persone cioè che si sono viste ridurre le aspettative di una vita serena per loro ma soprattutto per i loro figli, che si sono rotte il cazzo di sottostare a regole non scritte che parlano di sottomissione a Poteri più o meno sommersi ed a persone che, in altri contesti, sarebbero ridotti a cercare qualcosa da mangiare nei cassonetti della spazzatura.
E' qui cioè, a mio avviso, che la politica alternativa può e deve guardare. Ad oggi tuttavia non vedo grande attenzione a questa fetta di "mercato" da parte dei nostri rappresentanti. E non capisco il perché. Forse si tratta di snobismo? Oppure di paura del popolaccio zozzo? Oppure siamo indotti a credere che i voti di quelli che contano siano più importanti di quelli che non contano? Oppure si continua ancora ad andare ad intercettare quel flusso (sicuro) di consenso generato dalle stesse persone delle stesse famiglie della stesso sistema?
Non so.
Intanto attendo.


"I talk to the wind
My words are all carried away"
("I talk to the wind", King Crimson, 1969)

2 commenti:

  1. Condivido tutto. Non so per gli altri, ma per quanto riguarda il M5S ti dico: averne di "popolaccio zozzo" a darci una mano! Non chiediamo di meglio. Il problema allora forse è un altro: siamo proprio sicuri che il "popolino zozzo" abbia viglia di mettersi in gioco o quello che chiede è solo un padrone un pò meglio del precedente? Senza cinismo, la butto là come un invito al ragionamento, convinto che senza partecipazione e legittimazione popolare nessuna forza politica potrà riuscire ad intaccare il groviglio. Temo quindi che questa situazione sia una responsabilità collettiva, piuttosto che un limite, che magari c'è, delle forze di opposizione. Luca Furiozzi

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    1. Ciao Luca. Annosa questione, sulla quale abbiamo già dibattuto, anche con tuoi colleghi di movimento. Torno a ripetermi: Siena è sito molto "particolare", come molto "particolare" erano Livorno, Torino e Roma, per restare ai comuni dove il M5S ha vinto le ultime elezioni comunali. Non so come e perché lì il movimento abbia avuto successo, ma il risultato è stato raggiunto; segno che le meccaniche di voto alternativo possono funzionare. Auspico che il M5S di Siena si apra sempre di più al popolaccio zozzo che in questo momento a Siena non intercetta, che sicuramente (come tutti i popolari zozzi) non ha voglia di mettersi in gioco: questo deve essere un convincimento del M5S, ma deve anche finire di rappresentare una recriminazione detta a mo' di mantra. La situazione è questa, chiara e definita: attrezzatevi in qualche maniera (ad esempio, a mio avviso sono molto interessanti le serate che organizzate a tema a Palazzo Patrizi). Infine - ma qui andiamo su problemi che evidentemente voi militanti non potete risolvere - penso che sarebbe fondamentale che il M5S si unisse già come cartello elettorale ad altre liste di persone realmente fuori dagli schemi di sistema: ma non lo potete fare. Per cui il popolaccio zozzo prende e incassa e (probabilmente) si allontana dalla vostra realtà. Termino: a mio avviso, se le opposizioni continuano a segnalare questioni di responsabilità collettiva e non enunciano, per pochi punti programmativi, ciò che vogliono fare / chi vogliono presentare, il forte rischio è che rivincano sempre gli stessi. Chi fa politica è oggi un po' come un imprenditore, che deve creare mercato dove non c'è: ecco, i politici devono cercare consenso e voti dove non ci sono. Ciao

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