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venerdì 3 marzo 2017

L'ascella sinistra

Una vecchia regola della professoressa di italiano delle scuole medie ricordava a noi poveri studenti, duri come la pietra lavica solidificata e posta a dimora nei giardini dei signori benestanti, che se una frase riesce a stare in piedi anche senza l’utilizzo di un avverbio, quest’ultimo non dovrebbe mai essere utilizzato. 

Naturalmente (tanto per contravvenire subito alla suddetta regola) io non ho mai badato troppo alle parole della simpatica signora, tutta presa dalla sua carriera politica prematuramente devastata dal crollo del muro di Berlino prima e da Achille Occhetto poi. A pensarci bene, di cose da ricordare la prof. ne diceva tante. Peccato non l’abbia mai ascoltata. E adesso che sono grande ma continuo ancora a commettere gli stessi errori che mi segnalava con la penna rossa, scarabocchiando senza pietà la colonna di destra del mio povero foglio protocollo, forse ho capito perché ce l’avesse tanto con gli avverbi. C’ho messo tanto, ma alla fine ci sono arrivato. Gli avverbi, soprattutto quelli terminanti in –ente (ma anche altri, in verità) giustapposti nella frase agli aggettivi con lo scopo di rafforzare il significato di quest’ultimi, spesso servono soltanto ad allungare il brodo. Non hai niente da dire? Piena il discorso di avverbi e farai un figurone. Perché gli avverbi stanno alla lingua italiana come la panna in cucina: a volte possono stuccare, ma garbano a tutti.
Alla luce di ciò, apprendo con stupore che l’attuale andamento del Siena, prima della partita di Livorno, non solo viene giudicato dalla Sua Presidentessa (eroe, salvatrice della patria, titolare e mamma dell’Ad) "inaccettabile", definizione già di per sé molto grave - visto che siamo a campagna acquisti da poco conclusa ed al secondo allenatore in panchina – in quanto definisce una volta per tutte la già evidente incapacità dell’attuale classe dirigenziale, ma, utilizzando quell’"assolutamente", tale incapacità viene addirittura certificata da una perentorietà, che a mio modo di vedere altro non fa che gettare benzina sul fuoco della paura.
Sì, lo ammetto, magari sarò palloso, ma, come diceva Nanni Moretti in “Palombella Rossa”, le parole sono importanti… E a volte anche pericolose, purtroppo.
Volete un esempio? Quante volte alla domanda “stato civile” ci sentiamo rispondere “felicemente” sposato? Ma non trovate assurda quella precisazione? Guardate che in realtà nessuno avrebbe chiesto di conoscere la "qualità" del rapporto coniugale altrui. Altrimenti perché non rispondere “fieramente alto 1.70” o "tristemente residente a Costafabbri?".
Sì, forse già "inaccettabile" da solo era sufficiente.
Ma pensa te questo scemo, proprio prima della partita di Livorno, nella quale rischiamo di perdere la faccia e tornare a Siena con quattro pedatone nel sedere, in un momento drammatico della stagione, che discorsi va a fare. O che c’entrano gli avverbi adesso? C’entrano, perché il comunicato della Presidentessa di cui sopra, uscito con perfetta scelta di tempo soltanto qualche minuto dopo quello dei Fedelissimi (perché sono le coincidenze a rendere la vita bella e imprevedibile), a me è sembrato un fac simile di tanti altri discorsi già sentiti (forse addirittura scaricabile da internet) dove si affermano un mucchio di cose senza dire in realtà niente di niente. Sia ben chiaro, questo è solo il mio personale punto di vista da innamorato deluso, perchè considerati i ragionamenti che sentii a Pontedera (dei quali ancora non riesco a capacitarmi) e la violenza con la quale essi vennero “argomentati”, forse è meglio se la pianto di fare domande e mi godo questo simpatico inizio di primavera. Tanto, peggio di così non potremo andare. O sbaglio?
Anzi, sai che fo? Continuo, anche se so già che il mio ragionamento non porterà da nessuna parte, perchè la verità è piccolina e sta sempre nascosta in cima ad una montagna altissima. La cui scalata può risultare molto complicata, come per un mancino radersi i peli dell’ascella sinistra.
Marzo è arrivato, la mimosa è fiorita e in ufficio la prima zanzara ha già fatto capolino. I coriandoli colorati del martedì grasso sono stati raccolti e gettati nel cestino, assieme alle trombette e ai cappellini a punta. E meno male che, tra tutte le erbe e le spezie del mondo, per i piccoli ritagli di carta colorata fu scelto il nome “coriandolo”. Pensate se l’avessero chiamati “cannella” quanti feriti ci sarebbero stati la mattina delle ceneri.
Cara Presidentessa, Le scrivo come se fosse la mi’ mamma (e se lo fosse stata adesso magari toccava a me fare l’AD della Robur), se lo lasci dire: si è circondata di un gruppo di incapaci. Lo ha capito questo, vero? Dal mio punto di vista personale, inquinato dal cinismo di chi ha le palle piene e l’umore sotto i tacchi, sarebbe l’ora di tutelare il Suo investimento e dare una svolta seria alla Sua scampagnata senese. La Robur necessita di un AD serio. Che sappia amministrare, perché a ruota arriverebbe tutto il resto. Non se la prenda, ma a Suo figlio lasci fare il ventenne ancora per qualche altro anno. Il pesce puzza dalla testa Annina. Sempre. Io la ringrazio per quei due fantomatici milioni, anche se ancora non mi capacito per il modo in cui sono arrivati. Lo sa che penso: che la pagliacciata dello scorso anno, quella del denaro versato in inverno per una squadra acquistata in estate, mi sa di torbido, inquietante e misterioso. Come, per farle un esempio, l’attuale buffonata del closing del Milan con i Cinesi, che molto probabilmente non ci sarà mai. Non lo so, ma ho la sensazione che ancora a noi tifosi sfugga qualcosa. Sì certo, senza di Lei magari eravamo falliti e adesso giocavamo in Serie D. Invece con Lei siamo rimasti tra i professionisti. Poca importa se di questo passo retrocederemo comunque, perché Lei sarà sempre l’eroina (non la droga, per carità) che ci ha salvato. In una stagione dove anche le macellerie feline pare abbiano terminato la trippa per gatti, l’incapacità del suo staff (che di riflesso è la sua, sia ben chiaro) ci costringerà ad una lunga serie di finali. Ci proviamo almeno a giocarle?
La gente continua a schierarsi e io non riesco a capire perché lo faccia. Ma chi sono io per capire? Poco importa se, anziché sognare la Serie B, fra qualche mese torneremo a Villabiagio, perché se non era per Lei c’eravamo già tornati quest’anno. Tanto l’importante è che una palla rotoli sul prato del Rastrello, per far contenti quel centinaio di reduci ancora in attività. Dove e come, non conta più. Una mia vecchia amica, simpatica ma piuttosto brutta e priva di qualsiasi tipo di fascino, un giorno acquistò un vibratore elettrico. "Non avrò forse il sex-appeal", mi disse, "ma perlomeno adesso ho un sesso a pile". È proprio vero, come diceva il mi’ nonno: chi si accontenta gode.

Livorno – Siena: nel momento più difficile dell’anno, la partita più sentita della stagione (almeno per noi tifosi). Ma per una volta perdere non sarebbe soltanto un sformato da digerire di notte, diluendolo magari con un buon bicchiere di vino rosso. La porta dell’inferno è a soli quattro punti, ma la sensazione che stiate sottovalutando la classifica non me la toglie dalla testa nessuno. Altrimenti non avreste perseverato con questo assurdo stato di immobilità generale.

Tutti uniti insieme avanzeremo.


Mirko

1 commento:

  1. La tua vecchia amica l'accompagnai io ad acquistare l'elefantiaco dildo(rigorosamente nero,off course)al sessisciop in Massetana.

    Una volta conosciuto Jawo,potessimo tornare indietro,opteremmo per un calco in lattice di Egisto.

    Panta rei,tutto SCORRE...si,ma come il piscio,avrebbe detto il mì poro nonno.

    Josè Altafini,from La Lizza's Gardens with Romeo and waiting for Big Jack.

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