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mercoledì 8 marzo 2017

La canzone della terra

Qualche giorno fa un mio amico ha scritto un pensiero (che riporto sotto) sul suo profilo FB, che mi ha colpito molto. Il mio amico è giovane, bello e capace.
Ha scelto dichiaratamente una via professionale di qualità, pur senza svenderla alla massa. Ha deciso di continuare a ricercare. Ha investito risorse, tempo e denaro. Ha fatto cioè quello che gli Onnipotenti ci indicano di fare. Forza amico, non mollare, perché i percorsi virtuosi alla fine pagano sempre.

Avete bloccato i contributi alle piccole aziende agricole biologiche senza motivo. Sono due anni che non pagate e mettete in crisi gli ultimi stolti che sperano di non inquinare ancora di più questo sudicio pianeta. E voi, esasperandoci con burocrazia sempre più soffocante e disumana, vi tenete i soldi, non ci pagate i prodotti per quello che valgono, ci obbligate a prendere i vostri semi modificati ed i vostri concimi misteriosi, ci minacciate quotidianamente con controlli severi e meticolosi, ci trasmettete angoscia e ansia. Paure nel fare, nel pensare, nel programmare. Paure a vivere, diffuse dal demonio della burocrazia, paure che oscurano la nostra umile arte contadina.
Noi che ci ricordiamo i nostri nonni quando pestavano orgogliosi la loro terra e pieni di gioia ci guardavano incantati, felici di lasciarci un domani questi terreni, fabbriche di vita.
Noi siamo quelli che rimettiamo la ribelle pietra che si stacca dalle secolari secolari stradine di campo, siamo quelli che tagliano le edere assassine dai longevi alberi, siamo i guardiani di questo splendido territorio; anche se non bravi, almeno stolti romantici lo siamo ancora.
Adesso invece ci state proprio uccidendo, amministrarci così significa farci vivere male, state usando contro di noi sistemi di tortura psicologica quotidiana.
Perché tutto questo?
Qui c'è bisogno di braccia possenti, coraggiose e decise, non di carte, regole e penne.
La gente ha perso fiducia e ormai tanti pensano di vendere, così le multinazionali compreranno tutto, e nessun nonno guarderà più con orgoglio il suo nipote negli occhi mentre felici danzano sulla propria terra in mezzo ai grilli e al canto delle cicale in un'odorosa serata di fine giugno.
Ma come possiamo ridurci così, noi uomini moderni? Anzi, a pensarci bene... macché uomini... pecore, in fila, a capo basso, a seguire il gregge, senza mai lottare, senza mai combattere.
Certe mattine, invece del piacevole aroma di caffè, preferirei sentire l'acre odore della rivolta...


Il Favi

2 commenti:

  1. Magari se il Favi mettesse nome e cognome andremmo a comprare i prodotti da lui...

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  2. Per forza, chi ci governa preferisce l olio della Tunisia o il pomodoro della Cina alle nostre eccellenze. E questi sono i risultati. Le imprese italiane chiudono e al loro posto importiamo valanga di merda dall estero.
    COMPLIMENTI A TUTTI GENI CHE NON SIETE ALTRO.

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