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martedì 4 ottobre 2016

Wiatutti motiva il suo NO alla Polisportiva

Repetita juvant, dicevano i retori latini.
E siccome a Sienina siamo abbastanza duri di comprendonio, vale la pena ribadire un concetto, assai caro a Wiatutti: non ne vogliamo sapere niente di apparentamenti con altre realtà sportive!

Si premette che Wiatutti non segue altri sport che non siano il calcio della Robur (quindi niente football minore tipo Cempions Lig, stucchevole campionato itagliano, ecc), per cui a noi non interessa capire le dinamiche che coinvolgono altre realtà sportive cittadine. Pertanto, rivolgiamo i nostri più cari e sinceri auguri di tutto il bene possibile per Mensana - allenata da un amico, persona preparata ed assolutamente meritevole - ed Emma Villas; davvero un grosso in bocca al lupo!
Detto questo, passiamo a chiarire la motivazione di ciò che abbiamo testè dichiarato.
È concetto ormai sdoganato (anche sulla stampa cittadina, anche sulla bocca dei maggiori politici senesi) che la politica negli ultimi anni sia entrata - con tutte le scarpe, ci verrebbe da aggiungere - nella storia dei maggiori sport cittadini, calcio e basket. E per politica io intendo: partito e banca (che più o meno sempre la solita cosa è...).
Abbiamo visto gli effetti: fallimento delle maggiori società sportive, annientamento totale delle risorse, annichilimento delle forze operative. Perché - e questo ne è esempio lampante - la politica cittadina è stata (ed è?) rapace e distruttiva.
Ma al contempo una potenziale manna era caduta dal cielo per chi voleva comandare: 5.000 persone (fittizie) in Viale Sclavo, 10.000 persone (vere) al Rastrello volevano dire 15.000 potenziali voti di gente felice dello status quo apparentemente di alto livello, per lo meno nel settore del divertissement.
Vero, non tutti erano d'accordo su tale stato dell'arte, quando ancora i risultati, soprattutto nel calcio, avevano a venire. Cosa fare quindi, onde evitare pericolosi problemi di gestione del consenso? Unire dall'alto, senza consultare la base, imporre una visione programmatica eterodiretta da chi era già stato selezionato a predisporre l'agenda per lo sport era la risposta: l'idea della Polisportiva cadeva a fagiuolo. Ma, come ha ricordato la scorsa settimana Fabio Cannoni, i rancorosi tifosi della Robur avevano in serbo il ricordo di una disparità di trattamento riservata dalla banca ai due maggiori sport cittadini, che si tramutò in netta opposizione al tentativo di proposta suddetto; niente Polisportiva quindi, agli inizi degli anni 2000, come era stato paventato. Il basket poteva procedere sui binari predisposti, essendo la Mensana già divenuta - ahimè - una propaggine diretta di MPS, che imponeva tempi, modi ed organigramma di sviluppo. Il calcio avrebbe dovuto barcamenarsi, ma senza rompere tanto i coglioni, chè questi tifosi avevano, in un certo senso, voluto perdere un treno che passava: meglio pertanto seguitare a relegarli in un eterno secondo piano, a scansare le merde dei cani nel prato delle curve; anche perchè ora si poteva fare a meno di quelle poche centinaia di voti dei reietti che continuavano a seguire una squadra di terza fascia.
Il destino tuttavia ci regalò un uomo che, come un novello Neo, disfece la Matrix predefinita, finendo alla fine per andare fuori controllo e quindi inviso al sistema. La forza del Sogno ed una visione che ancora oggi la gente fatica a riconoscere portò Paolo De Luca ad emanciparsi per un attimo dalla stretta del Potere; che però, forse anche per le precarie condizioni di salute del Presidente, prevalse alla lunga.
I risultati tuttavia anche nel calcio erano arrivati; la Polisportiva non serviva più, Palazzetto e Rastrello, pieni di gente gaudente, erano divenuti lo specchio della patina laccata del finto splendore del sistema. Che, come tutti i regimi, era però destinato a crollare per ingordigia ed arroganza.
Il reset forzato delle virtù sanesi toccò clamorosamente anche i castelli di sabbia delle società sportive, ridotte ancora ad un contesto tipico da anni '70-'80: poca gente, poco entusiasmo, poca ciccia da arraffare.
Giungiamo quindi ai giorni nostri, giorni in cui un sistema è crollato, ma non terminato. Giorni in cui il sistema appunto, impersonificato da gente diversa ma sempre uguale, da riciclati ed affini, ha ancora cartucce da sparare e qualcosina da ingerire. Problema: la gente in questi anni ha acquisito coscienza sempre più diffusa, alcuni addirittura sono diventati scettici estremi, più d'uno bofonchia a voce alta. Nasce allora l'urgenza di unire, di omogenizzare, di N-O-R-M-A-L-I-Z-Z-A-R-E. 
Appare dal nulla una squadra di pallavolo da Chiusi, catapultata nel capoluogo senza un vero perché e senza una spiegazione, ma chiaramente indirizzata da personaggi che forse ambiscono a riorganizzare una politica "stracciona" del vecchio panem et circenses. Iniziano i primi movimenti di apparentamento fra Robur/Mensana/Emma Villas, che vanno da serate congiunte di beneficienza, a marginali programmi di pseudo-organizzazione comunitaria: ad avviso di qualcuno, piccoli test di inizio agenda. Guardando in "casa nostra", la Durio, non ancora proprietaria della Robur, sgancia 160.000 euro per prendere in concessione trentennale una scarpata di Viale Sclavo (che alla fine faranno comodissimo all'iscrizione della Mensana Basket), mentre il figlio Federico ammicca chiaramente più volte all'idea della polisportiva.
Basta, per qualcuno siamo già andati oltre.
Alcuni movimenti sono già stati spiegati dai diretti interessati - ci torneremo sopra... - ma anche a nostro avviso val la pena di fermarsi qui. E sapete perchè? Perchè, semplicemente, questo modello NON FUNZIONA.
Non funziona anzitutto per i tifosi, relegati in secondissimo piano, costretti a subire - e non sempre obtorto collo... - scelte che puntano al male minore, schiacciati da logiche perverse che mai prima avrebbero accettato.
E non funziona per i proprietari della Robur, quella famiglia Durio che più volte ha dichiarato di essere qui solo per fare calcio, per la passione sfrenata del figlio Federico, per mettere radici e puntare a campionati impegnativi. Di tale pericolo si accorse subito Paolo De Luca, quando prese coscienza del contesto, di dove era capitato, di chi aveva intorno, allorché si affrancò da certe "compagnie" imposte e scelse di virare verso il popolo libero che ragiona, scansando d'impatto ogni ipotesi di comunione di intenti con un sistema che badava a far sopravvivere solo se stesso. Speriamo che anche questa sia la scelta della Durio.
Prendere possesso di una società sportiva, come sta succedendo in questi mesi, è operazione difficile. Tutte le energie, i denari e l'applicazione devono essere rivolti allo sviluppo del neonato progetto; ed anche tutte le spese, come è giusto che sia. Il tutto mentre oggi a Siena non esiste alcuna logica per mettere insieme realtà tanto diverse, a parte quella che porta ai vertici del consenso. 
Ma in questo ambito abbiamo già dato.

4 commenti:

  1. Confesso di aver sempre sognato una POLISPORTIVA SENESE, Siena non è Roma o Milano e per rimanere ad alti livelli è necessario essere più organizzati e meno frammentati (mia opinione). Tuttavia, in questo contesto QUESTA POLISPORTIVA così come è stata concepita non potrebbe funzionare e dunque condordo con WIATUTTI. Ma, mi chiedo: e se a controllare una Polisportiva Senese fossero... I TIFOSI? Il POPOLO? Difficile? Probabilmente difficilissimo ma sarebbe un modo di ripartire da zero, più organizzati e... fuori dagli interessi di parte (e di sistema).
    Va bene ve bene, lo so, ora mi sveglio tutto sudato.

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    1. MAGARI ci fosse una Polisportiva creata e geestita dai tifosi! MAGARI!
      Ma il dato storico è che tale idea non è MAI stata neppure ipotizzata, se non da qualche mente "malata" e chiaramente inascoltata ormai una decina di anni fa. Troppe le divergenze, troppi i rancori (io stesso mi ricordo di quando venivo sbeffeggiato per andare a botolarmi nell'erba la domenica dai miei amici che invece stavano al calduccio al Palazzetto...), ma soprattutto non esisterebbe assolutamente l'interesse del Potere a tale soluzione, che anzi subirebbe potenziali gravissimi danni. Il divide et impera, come te ci insegni, paga sempre moltissimo.
      E comunque io inizierei dal basso, cioè da noi tifosi della Robur. Se noi non sappiamo organizzarci anche in minime forme di auto-organizzazione e di auto-gestione e scegliamo costantemente di delegare ad altri il nostro destino, allora è per me perfettamente inutile parlare davvero di voli pindarici e di "polisportive popolari". Anche perché, se non ti organizzi prima, c'è il forte rischio di sbattere il muso contro un muro durissimo.
      In questo, tanto di cappello ai tifosi della Mensana, che almeno hanno fatto vedere (o hanno dato l'illlusione di far vedere) che a rimboccarsi le maniche almeno qualcosina ina ina si può ancora fare a Siena. E la finisco qui, perché non so bene cosa sia successo nella realtà basket, che non conosco e quindi non giudico.

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    2. Tranquillo Almuta, gli ultimi a volere una polisportiva calcio-basket sono i tifosi (veri...non fittizi: questi ultimi fanno parte del "cerchio magico", che mi pare sia stato assai bene in vista nell'Ac Siena e lo sia pure oggi nella Robur Siena) della Mens Sana. Che, per la cronaca, si scrive Mens Sana. La polisportiva calcio-basket la voleva, per primo, un ex sindaco alto, grosso e con la barba e quel progetto lo voleva portare in fondo, fortemente, molti anni fa, il signor Vampiro. Ovviamente a condizione di esserne il plenipotenziario. Poi la Mucca iniziò a buttare talmente tanti lilleri sul basket e sul calcio, che l'appetito di quest'ultimo si saziò, magari con il contentino (si fa per dire) della gestione di più di uno spazio pubblicitario al Rastrello.
      Quindi, al netto di alcune condivisibili considerazioni riportate dal signor Cannoni (colui che realizzò ed issò il famoso striscione "Siena vera è solo bianconera", in verità molti anni prima che fosse anche solo paventata una polisportiva, evidentemente c'aveva visto lungo, o forse gli stavano semplicemente sui coglioni quelli che andavano al palazzetto...niente di male, l'onestà alla fine paga, più delle scuse sul Vampiro, sulle pellicce, sulla moda, ecc...del resto anche la pasta al forno, le tombole e qualche vecchio contributo della Fondazione possono non essere piaciuti, in passato, a "quelli del capanno"), vai pure tranquillo che nessuno dei disgraziati andati due anni fa a veder giocare la palla al balzello a Piombino ed a Mortara salirebbe su quella barca.
      E poi, in definitiva, la polisportiva calcio-basket mi pare non interessi più neppure alle nostre istituzioni cittadine. Meglio un bagheer e poi una pedalata. Smart, s'intende. Ad majora!

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    3. Ciao e grazie dell'intervento.
      Due premesse.
      1) la parte su Fabio Cannoni non la commento, al limite sarà lui stesso che potrà replicare. Qualche pelliccia in qua e là comunque c'era... :)
      2) io scrivo sempre "Mensana" non per togliere rispetto o scimmiottare o altro, ma solo per trascrivere il nome "alla senese", un po' anni '70-'80. Spero che non dia fastidio, ma il termine ricade in uno slang vernacolarizzato che Wiatutti adora talvolta adottare.
      Finite le premesse.
      Ordunque, il tuo messaggio mi solleva assai, poiché, non conoscendo io certe dinamiche all'interno del mondo mensanino e quindi non permettendomi di scriverci su, mi conferma che neppure i tifosi "veri" biancoverdi vedono di buon occhio un apparentamento con noi mostruosi cugini bianconeri: meglio così, ce ne faremo tutti una ragione.
      Mi permetto di dissentire nella tua ultima parte del discorso. Non sarei cioè sicuro che la polisportiva calcio-basket faccia così schifo - in linea teorica - alla politica cittadina, se affiancata naturalmente da una eccezionale squadra di uno sport (bellissimo, peraltro) che prima o poi temo saremo tutti obbligati ad amare, per imposizione dall'alto: la pallavolo.
      Le bici ormai sono fuori classifica, esse non abbisognano più di spinte particolari, ormai sono divenute uno status simbol... per cui la polisportiva qui proprio non serve. Per cui, tutti allegri in sella alla bersagliera! (cit.)

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