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venerdì 30 settembre 2016

Il sogno olimpico

La notizia circolava in città già da diversi giorni e, come la tramontana a gennaio, s’incuneava per i vecchi vicoli del centro, trovando sfogo nelle piazze e dentro i circoli, dove la gente, raccolta in capannelli o seduta ai tavolini, la commentava ad alta voce.
Come sempre, ognuno diceva la sua.

Anche Siena – Pistoiese in programma per la domenica successiva stava passando in secondo piano. Nessuno sapeva chi avesse partorito l’idea, né tantomeno come avesse fatto ad arrivare tanto in alto, tuttavia le locandine di Corriere e Nazione appese fuori dalle edicole non lasciavano spazio alle interpretazioni: Siena era ufficialmente candidata per ospitare i giochi olimpici, anche se ancora non si sapeva di quale anno. Vin Santo e panforte per tutti e via con i festeggiamenti. E come sempre succede in queste cose, la storia rapidamente trascese in leggenda, mentre le gesta eroiche dei protagonisti diventavano “mito”. Su per giù andò così… 
Giovanni se ne stava da solo nel grande giardino dietro casa e si guardava intorno spaesato in cerca di un qualcosa da fare, quando fu colto da un dolore improvviso che lo costrinse a coprirsi la pancia con le braccia, come quella volta che a Sharm el Sheikh aveva bevuto l’acqua dal rubinetto. Per tutta la mattina aveva ingannato il tempo staccando limoni dalla grossa quercia piantata anni prima da suo padre e adesso si sentiva po’ stanco. Una goccia di sudore gli imperlò la fronte poco sotto all’attaccatura dei capelli bianchi sapientemente curati, mentre sul suo volto compariva una smorfia di dolore. Mangiare il tiramisù fatto con le uova regalate dalla sindaca di Roma, in segno di distensione per non aver consentito alla città di ospitare i giochi olimpici del 2024, forse non era stata una buona idea. A quasi 60 anni era il capo incontrastato dello sport italiano, ma si portava ancora appresso quell’aria da pupazzo anni '80, di quelli che se gli dai uno scapaccione nella cicollottola tirano fuori la lingua.
Mentre raggiungeva con ampie falcate il piccolo bagno rosa posto del primo piano dell’elegante palazzina stile liberty, dal profondo della tasca dei pantaloni il cellulare emise un paio di bip ravvicinati. Ignorando il suono, spalancò la porta e si liberò dei vestiti. Solo dopo essersi seduto sul water estrasse il telefono dal cumulo di panni abbandonato sul pavimento e lesse attentamente. Era un messaggio della chat di What’s App “Amici di Siena”, della quale francamente non sapeva nemmeno di far parte. “Questi maledetti gruppi”, pensò, “ti ci infilano dentro senza nemmeno chiederti il permesso”. Si trattava di un lungo messaggio scritto da parte di un gruppetto di influenti e ricchi personaggi pseudosenesi che ruotavano da anni intorno alla città toscana. Giovanni si perse immediatamente nella lettura: 
"Egregio Presidente, scusandoci per il disturbo, avremo il piacere di presentarle la nostra idea, che auspichiamo possa suscitare in lei la stessa euforia ed il medesimo interesse che ha destato in noi. Siamo un gruppo di amici di lungo corso che il vento del destino ha portato a lavorare a Siena. Le nostre competenze professionali, figlie di esperienze e percorsi formativi diversi, ci hanno fatto prima incontrare e conoscere e solo successivamente partorire questa folle idea. La nostra formazione spazia dall’economia all’edilizia ed i successi lavorativi che abbiamo conseguito durante la carriera sono facilmente verificabili digitando i nostri nomi su un qualsiasi motore di ricerca. Per farle un esempio, fra di noi c’è che ha saputo prosciugare una banca millenaria nonostante un caveau pieno zeppo di soldi, chi ha utilizzato una squadra di basket come se fosse un bancomat e addirittura chi ha fatto fallire una squadra di calcio guardando tutti con gli occhi buoni e sinceri. Molti altri se ne aggiungeranno presto, se la nostra idea troverà il conforto del suo consenso, perché tutti vorranno salire sul carro di coloro che “faranno la storia” di Siena. Perché è proprio di Siena che vorremmo parlare. Vede, questa città che ci ha accolto, amato e reso ricchi senza chiederci niente in cambio, permettendoci di fare al meglio il nostro lavoro senza censura o ingerenze e adesso si merita una ricompensa. E cosa c’è di meglio di una candidatura alle Olimpiadi per scolpire nel bianco e nero della balzana la nostra gratitudine? Anche perché da queste parti non ci manca niente. Abbiamo una polisportiva che pensa a tutto. C'è lo stadio, il campo scuola, il palazzetto del basket e quello della palla a volo (ma si scrive tutto attaccato?). Anche il rugby si potrebbe fare, volendo... Alla stazione ci sono i campi da tennis e anche a piscine non stiamo per niente male. Le gare di equitazione potremo organizzarle direttamente in Piazza del Campo (…) e quelle di kayak lungo l’Arbia, mentre per il canottaggio ci sarebbe Pian del Lago, che se l’hanno chiamata in quel modo un motivo ci deve essere. Certo, nonostante una contrada si chiami Onda, ci manca il mare, ma anche Monaco di Baviera non ce l’aveva, eppure non si lamentò nessuno. Vorrà dire che alla nostra edizione la vela e le altre discipline marittime, che tanto non se le fila nessuno, non ci saranno. D’altra parte all’ultima edizione degli Europei di calcio mancava l’Olanda, ma l’hanno fatta lo stesso. Per le gare con l’arco potremmo salire a Montalcino, visto che il campo di tiro già ce l’hanno e per il ciclismo saremo disposti anche ad asfaltare le strade bianche. Già, c’è anche il velodromo: per quello basterà mettersi d’accordo con il custode, perche alle 19 lui chiude tutto e va a fare cena. Per la scherma, la boxe, la lotta e quell’altre cazzottate orientali, ci sarebbe il vecchio Santa Maria della Scala. Scommettiamo che una location così lei non l’ha mai vista? Il villaggio olimpico sarebbe geniale costruirlo verso Chiusdino e collegarlo alla città con una maestosa ferrovia dal nome tracotante, tipo “Montebello Express”. Per quanto riguarda la mascotte invece, avremo pensato ad un bel referendum, che magari possa coinvolgere anche gli abitanti delle province limitrofe, alla faccia del campanilismo. Pensi bello lo slogan: Siena Olimpica – Dall’Alberese all’Alberoro, passando per l’Alberino".
Il volo di un piccolo insetto verde, di quelli che una volta schiacciati puzzano di cetriolo, distrasse il presidente Giovanni dai suoi pensieri. "Ecco", pensò, "anche le cimici in bagno mi mettono adesso!".
E tirando la catena dell’acqua esclamò "Questa sì, che è proprio una bella idea".

Siena – Pistoiese: Margiotta che fa goal! Margiotta che fa goal! Margiotta che fa goal e la curva esulta! Alé, Alé, Alé, Alé la Robur!

Tutti uniti insieme avanzeremo.



Mirko

4 commenti:

  1. Non riesco a smettere di chiedermi una cosa: 'come si staccano i limoni....da una quercia?'.

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    1. "Eccoci!... E dopo questa allora si pòle di' che anche le querce fanno 'limoni !!!"
      Espressione tipica delle nostre zone, usualmente espressa in vari ambiti sportivi o di giochi d'abilità (freccette, bocce, tiro con l'arco, burraco, subbuteo e chi più ne ha più ne metta...) che stigmatizza una situazione ritenuta impossibile: dal colpo ben riuscito da parte di una nota e riconosciuta "schiappa", alla vittoria della stessa schiappa su un giocatore notoriamente più abile. L'espressione può essere usata anche per supporre un certo grado di fortuna o per attribuire unicamente a questa il positivo esito a favore della solita "schiappa"...

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  2. Margiotta??

    posare il fiasco,please.

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    1. Ragazzuoli, ragazzuoli... Tutto fa parte del sogno olimpico, non lo avete inteso?

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