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sabato 26 marzo 2016

Fantasmi e primavere

Il suono familiare del computer in fase di arresto sancì la fine della giornata lavorativa.
Aveva deciso di scappare dall’ufficio a metà pomeriggio e concedersi qualche ora di svago: anche se le cose non stavano andando affatto bene, Siena – Pisa non se la sarebbe persa per niente al mondo.

Nel sorpassare un pullman, il riverbero del sole lo costrinse a stringere gli occhi: la primavera si era fatta prepotentemente largo nella retroguardia sfilacciata dell’inverno. Le fragole del supermercato diventavano ogni giorni più dolci e presto avrebbe sostituito il cappello di lana con gli occhiali da sole. La domenica successiva sarebbe stata Pasqua e Siena si preparava ad un clamoroso tramonto. Per un istante e senza un reale motivo, la sua serenità fu turbata dal pensiero del supermercato. 
Con lunghe falcate coprì la breve distanza che separava il parcheggio dall’ingresso della curva, arrivando ai cancelli nel momento esatto in cui le squadre uscivano dal tunnel. Mentre aspettava il suo turno, dette un’ultima controllata distratta al cellulare, più per abitudine che per altro. Scorrendo rapidamente le notifiche, rimase impietrito di fronte al mittente dell’unica mail ricevuta all’indirizzo privato. Lasciando ricadere la mano che reggeva l’abbonamento si fece da parte e uscì dalla fila. Improvvisamente sentì il bisogno di fermarsi un attimo e riflettere. Non era certo di riuscire a leggere il messaggio ma non poteva certo provare a farlo in mezzo alla gente. Senza pensare rimise il documento al suo posto e puntò dritto verso i giardini della Lizza, buttandosi sulla prima panchina disponibile. Sui rami degli alberi gli uccellini cinguettavano allegri e intorno alla statua equestre di Garibaldi un paio di bimbi saltellavano spensierati; i rumori provenienti dallo stadio erano giusto un ronzio lontano. Infilandosi le cuffiette, come a volersi isolare dal mondo, decise che era giunto il momento: sospirando, fece pressione sull’icona e attese che il dispositivo visualizzasse il testo. 
Aveva impiegato un secondo a riconoscere il mittente e soltanto vedere quel nome era stato sufficiente a mettere il suo mondo in subbuglio. Dentro di lui imperversava una durissima lotta tra cuore e cervello: il primo suggeriva di ignorare tutto e scappare via, il secondo invece voleva sapere. Come sempre, la curiosità ebbe la meglio. Era una lunga mail scritta con un banale Times New Roman 12. Leggendo le prime righe si accorse di tremare.

"Ciao. Non ti chiederò come stai, tanto so già che non me lo dirai e poi non sono nemmeno sicura ti arrivi questa mail, quindi risparmierò la fatica. Magari questo indirizzo non è più attivo e il messaggio finirà dritto dritto al cimitero delle lettere e qualche becchino dei sogni lo utilizzerà per accenderci le candele. Non lo so, ma adesso non m’importa. 
Sono a Siena in questo momento, o meglio “sono in città” come dicevi tu. Lo so, ti sembrerà strano, ma non ti preoccupare: non sono qui per te. Ho capito da tempo che le nostre vite erano destinate a viaggiare su due binari diversi. E se lo vuoi sapere, fa un po’ strano anche a me trovarmi qui. Prima di “scendere” in curva (non te l’ho ancora detto ma sono venuta a vedere la partita!) ho fatto un giro fra le vie del centro. Mi sembrava di vederti apparire dietro ad ogni angolo. Tu mi hai parlato di Siena tante volte, ma di fatto non mi ci hai mai portato. Hai sempre voluto tenermi fuori dal tuo mondo, confinandomi nell’hinterland della tua vita. Avevi ragione quando descrivevi i colori del cielo al tramonto e mi piaceva quando raccontavi del sole che si butta dentro la fortezza. Adesso che finalmente lo vedo, capisco il tuo entusiasmo e mi pare di provare le tue stesse emozioni. Quante volte abbiamo parlato io e te? Non facevamo altro, per ore e ore, fregandocene del tempo e delle tariffe telefoniche. Dopo che sei sparito è stato un gran casino, lo sai vero? Per anni mi sono trascinata da un letto ad un altro, cambiando ragazzo ogni mese e scaricandoli tutti per colpe non loro. In ogni uomo che ho avuto, ho sempre cercato qualcosa di te. E tutte le volte che mi sedevo alla cassa del posto dove lavoravo, pensavo al video di Michael Bublé in cui lui è al supermercato e speravo di vederti arrivare a portarmi via. Io t’avrei seguito in capo al mondo. Poi alla fine la pressione è diventata insopportabile ed il tappo è saltato. Ho lasciato il lavoro e sono scappata: il vento del destino mi ha portato a Pisa. È buffo pensare a come le cose possano cambiare negli anni: adesso che non ci sono più centinaia di km, a separarci, c’è un muro invisibile che non potrà mai essere scavalcato. Ho finalmente trovato un ragazzo serio, che mi vuole bene senza chiedere niente in cambio. Se te lo stessi domandando, non lo so se sono innamorata. Forse l’amore non esiste, come dicevi te. Non parliamo molto e siamo parecchio diversi da come eravamo n… Perdonami, per un attimo ho avuto la tentazione di scrivere “noi”, dimenticando che il mio “NOI” non comprende te. Scusa :-) Stefano, così si chiama, segue spesso il Pisa e questa volta ho deciso di accompagnarlo. Quando glielo ho detto, mi ha guardato meravigliato ma non ha replicato: non sa nulla di te. In questo momento è qui vicino e mi guarda sorridendo, mentre tu sarai sicuramente al tuo posto, dall’altra parte del campo. Se mi sforzo magari ti vedo. Se t’incontrassi oggi, avrei un sacco di domande da farti: almeno per un istante, hai mai pensato che potessimo avere un futuro? Com’è che abbiamo smesso di combattere per difenderci dal mondo? Hai mai creduto veramente in me? Perché non riesco a ricordare quand’è che abbiamo appoggiato il nostro amore sul tettino dell’auto lasciando che il vento se lo portasse via? Basta così, la smetto: non ho più voglia di perdonarti. Ogni volta che ho acquistato un telefono nuovo, ho sempre salvato in rubrica il tuo numero con la speranza che lo avessi cambiato. E sono stata ore a fissare il display, nell’attesa di veder comparire il tuo nome. E tutte le volte che ti sognavo, sembravi così reale che al risveglio scoppiavo a piangere. E purtroppo c’era sempre qualcun’altro a consolarmi. Di te conservo soltanto una foto: te la scattai un giorno inquadrandoti attraverso un bicchiere colmo di ghiaccio. C’è un mare azzurro sullo sfondo e tu sei tutto sfuocato, come sempre del resto. Perché piano piano ci siamo appiattiti contro il muro, nascondendoci alla luce per impedire alle nostre ombre di incrociarsi? Non lo so e tu non me lo dirai. So solo che vorrei piantarla di consolarmi per non riuscire a smettere di rimpiangerti. 
Scusami per il disturbo. Buona serata ed in bocca al lupo, per tutto. Ciao".

Siena – Pisa 0 a 0: lo sciame di motorini proveniente da Piazza della Posta lo avvertì che la partita era una finita e un sms inviato da un suo amico lo informò del pareggio finale. Tornado alla macchina, notò un viso familiare dietro ad un finestrino di un auto ferma al semaforo. Sorrise e distolse lo sguardo. Forse in fondo era soltanto un fantasma.

Tutti uniti insieme avanzeremo!

Mirko

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