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venerdì 15 gennaio 2016

L(Ode) a Sodinha


Gli eroi son tutti giovani e belli. Ma lui era la locomotiva, non il macchinista, ferroviere. 



Morocrinito, brevilineo, con un baricentro all'altezza dei calzettoni, sovrappeso. Ma, perdìo, aveva (perché ormai, per correttezza di cronaca, è l'imperfetto il tempo da usarsi) una visione di gioco larga come il suo girovita. Anzi, la prima era la fiera risposta alla seconda, lo sputo di un Adamo incollerito verso un Dio beffardo, che l'aveva creato con la saliva e il fango poco prima: «Mi hai creato così, brutto d'un Dio? Con il fisico di Bernardo quando avrei voluto essere Don Diego? Bene, o guarda». In un mondo di tradizionali adoni Felipe ha sopperito alla mancanza di fisico e prestanza con la grinta e con i piedi, ingredienti essenziali per chiunque voglia definirsi comunque calciatore. 
Ha tollerato di tutto Sodinha, come il bambino sfigato di terza elementare, quello del “ci pigliava pel culo anche 'l bidello”. Felipe sei grasso: e saltava l'uomo come niente. Felipe sie scoordinato: e s'inventava un gesto tecnico bello come la pennellata d'un Modigliani bravo come sempre, ma monco. Illuminava Felipe campi oscurati dall'ombra delle telecamere: moderno Efialte, come lo storpio spartano tradiva sì, ma tradiva le aspettative di chi lo voleva vedere grigio e senz'anima, trotterellante in mezzo al campo, come fosse un Jardel adriatico. 
E invece. E invece Felipe partiva lancia in resta in faccia ai maligni e ai superbi, contro una schiera di mulini che lo scherniva senza posa: tifosi, infortuni, problemi di peso, fallimenti, sfottò. Ma lui era Don Chisciotte nel corpo di Sancho Panza, Renato Pozzetto coi piedi di Maradona, come ebbe a definirlo Gigi Maifredi, in lotta anche con il suo appellativo: Sodinha, che qualsiasi cosa voglia dire in portoghese, appiccicato a quel corpo tozzo e goffo suona quasi come una viscida ingiuria voluta dal destino o da chi ne fa le veci. 
Ha sopportato Felipe, ingraziandosi il pubblico pagante con perle rare, come fattura e purtroppo cadenza. Perché Felipe se l'è giocata alla pari con tutti, o perlomeno ha fallito provandoci, lui, con il fisico della brenna ma il passo del bombolone. Le sue maglie? Tutte di taglia superiore, tutte non di prima fascia, ché la sua vita non è una fiaba e non ha un lieto fine: Udinese, Bari, Paganese, Portogruaro, Brescia e Trapani. Spiccò il volo solo con le Rondinelle ma, bontà sua, fece notizia solo per il suo peso. Pazienza: i giornali, si sa, li vende chi ci mette il bercio, e nel suo caso il bercio era ovviamente derisorio, di finta ammirazione, falso come l'applauso dei vinti al vincitore. 
Alla fine, ché questa una fiaba non è, l'ho già detto, Felipe s'è arreso. Ha dovuto farlo. A tradirlo non è stata la bilancia (quella purtroppo ha sempre detto la verità, come un'amica stronza), non è stato il suo carattere, non è stato un procuratore disonesto o un allenatore vendicativo. Sono state, come mille prima di lui, le sue ginocchia. Ben più deboli del loro padrone, hanno ceduto, una volta di più. L'ultima, per Felipe, che ha detto basta, a bassa voce. Lui, trovatosi suo malgrado sotto i riflettori, ha evitato giri di valzer e di parole, ha rifiutato di vedersi stanco e sudato, tra otto anni, a sbuffare e ansimare dietro ragazzetti ben più scattanti, a sopportare le loro occhiatine negli spogliatoi, a dover rintuzzare con la disperazione degli eterni perdenti (ma dove!) le loro smargiassate da fusti di prima pagina. Felipe ha scelto di aprire il suo personale Club dei 27, ben meno drammatico e mitico di quello di Janis, Jim, Amy e Jimi, ma a mio modo di vedere altrettanto poetico. Ha soffiato fuor dai denti un basta quando alla sua età, 27 anni appunto, i suoi colleghi ben meno dotati tecnicamente puntano a far cassa, costi quel che costi, financo la dignità, per assicurarsi una vecchiaia anticipatamente tranquilla. 
E, a quanti ci vedono una naturale conseguenza nel ciccione che ha appeso le scarpe al chiodo, noi ci vediamo una risposta fiera e laconica: ci abbiamo provato pur non potendo farlo, perlomeno abbiamo deciso come fallire. Se di fallimento si può parlare.

Ciao Felipe. Mancherai, anche a chi ti ha perculato per anni.


Rouge

1 commento:

  1. o primo, il tuo prossimo scritto lo voglio su Ze Love :)

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