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giovedì 14 gennaio 2016

La via più lunga

Sirene di navi urlavano al vento,
la radio passava la pubblicità...

Gli abitanti di Savona non hanno praticamente niente in comune con quelli di Ancona, ad eccezione di una cosa: affacciandosi al balcone, entrambi possono vedere il mare. E seduti sul molo con una sigaretta in bocca e una canna da pesca in mano, possono osservare quella sterminata lastra azzurra increspata dal passaggio di grosse navi, in attesa di un pesce lucente da mostrare agli amici del bar.
Per raggiungere Ancona partendo da Savona occorre percorrere un bel pezzo di strada, attraversare una manciata di provincie, perdersi in pianure nebbiose e scalare montagne ricoperte da fitti boschi. Il paesaggio varia di chilometro in chilometro, mentre le serrande marroni dei palazzi di città vengono sostituite dalle persiane verdi delle case di campagna e il cono di luce dei fari si riflette su cartelli pubblicitari scoloriti dal sole. 
Lungo la strada, qua e là, pezzetti di un paese che sta scomparendo, con le molte eccellenze oscurate dai soliti disastri e le povere virtù sovrastate dai troppi vizi. Forse anche in quelle terre i bambini non giocano più a calcio per strada, i ragazzi più grandi hanno smesso di baciarsi davanti alle scuole e le panchine del parco sono occupate da ragazze tristi, impegnate a tagliarsi con coltelli affilati, convinte che una cicatrice sulla pelle basti a curare un’anima ferita. Savona ed Ancona – città che non hanno fra di loro niente in comune, se non il fatto di fare rima – non sono poi così distanti.
Al contrario, se ci fosse ancora su questo mondo qualcuno che possiede un po’ di tempo da buttare via, potrebbe prendere la via del mare, circumnavigare la penisola ed arrivare da Ancona dalla parte dei turisti (o dei profughi). Naturalmente il viaggio richiederebbe molti giorni, durante i quali la nave si troverebbe esposta alle mille insidie di un mare incerto e di un vento capriccioso. 
Per raggiungere Ancona partendo da Savona, la Robur Siena ha deciso di sfidare il mare d’inverno ed è salpata dalla Liguria una grigia domenica di dicembre per approdare nelle Marche quasi 30 giorni dopo. La situazione economica precaria non ha consentito certo di viaggiare in prima classe e molti si sono dovuti arrangiare nella stiva, insieme a borse di maglie sudate e casse di quadrifogli secchi. Dopo qualche centinaio di miglia passate a parlare di obiettivi e traguardi, quattro colpi di “fuoco amico” hanno provocato una falla nello scafo del piroscafo, che ha oscillato pericolosamente prima a destra e poi a sinistra, mentre la struttura scricchiolava paurosamente e il capitano diramava decine di SOS. In mezzo alla bufera e con l’acqua alla gola, l’ammiraglio ha fatto capire che le scorte non sarebbero bastate per tutti. E quando anche il carbone ha cominciato a scarseggiare, qualche passeggero ha deciso di porre fine al suo viaggio e se ne è andato in cerca di acque tranquille (come dargli torto? Ciao, non ci mancherete). Con una linea di galleggiamento più alta (forse) e tanta angoscia in testa, la ciurma ha consumato qualche giorno di vacanza nell’attesa dell’arrivo di un salvagente a forma di euro, che ad oggi non si è ancora visto: o non c’è mai stato o è stato portato via dalle onde. Finita l’euforia da spumante, ha ripreso il suo lavoro fra mille difficoltà e dribblando dichiarazioni sciocche, frasi avventate e pressappochismo di brigata è finalmente entrata in porto. E scendendo dalla nave, con la stessa sensazione di vedere un film già visto due anni fa, ha ripreso quel discorso interrotto a Savona, vincendo una partita fondamentale: per il futuro, per il morale, per la corsa al quarto posto e per la salvezza.

Ancona – Siena 0 a 2: navighiamo a vista, con il sole contro e il vento in faccia. E adesso che faremo? Non lo so e forse non lo sa nessuno. Siamo condannati a vivere alla giornata, con la speranza che il telefono non squilli per portare notizie fresche. La peggiore condanna che potesse capitarci era quella di rivivere l’esperienza dell’ultima serie B… Ogni passo in avanti è seguito da due indietro e l’impresa sportiva passa sempre in secondo piano. Vorremmo tornare a parlare di calcio, come fanno da altre parti e smetterla per sempre con questa agonica e disperata commedia svizzero/napoletana, dove il regista non sa che fare e gli attori possono decidere a tavolino quando perdere e quando andarsene. Rivogliamo il nostro vecchio gioco del calcio, tutto il resto ci fa schifo!


Tutti uniti insieme avanzeremo. Anche in terza categoria!


Mirko

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