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lunedì 15 dicembre 2014

Ho un sospetto...

Circa un mesetto fa, un fulmine a ciel sereno ha colorato il cielo della città di cristallo: tutto ad un tratto, Siena e le sue meravigliose Contrade hanno deciso, in maniera netta e determinata, di aprirsi al mondo.




Vabbè, al mondo le Contrade (per fortuna o per sfortuna, dipende da come la si veda), si sono aperte sempre di più in realtà negli ultimi anni, seguendo l'onda del cambiamento della società contemporanea, incalzante, veloce, superficiale & complessa al tempo stesso.
Ma "l'etica", "l'abitudine", la "tradizione" - permettetemi le virgolette - avevano sempre voluto che certi aspetti e certi ambienti della Contrada fossero blindati, fino quasi a determinare una sorta di effetto-taboo: di certe cose, meglio non parlarne. E tale tendenza, forse per reazione verso la spinta dall'esterno o per il venir meno di certi valori fondanti contradaioli dall'interno, presumibilmente aveva conosciuto un'accelerazione negli ultimissimi anni.
Da qui tutta una serie, a cascata, di anomalie affascinanti, se contestualizzate alla vacua comunicazione dei tempi moderni: le mezze parole dette o sussurrate, la mancata divulgazione delle pur basiche informazioni della vita contradaiola, una certa gelosia o ritrosia alla condivisione, per timore che un rapace universo fatto di telecamere e telefonini entrasse nel mondo che Nostro era e che Nostro doveva rimanere per sempre.
Vabbè, lasciamo da parte per un momento il fatto che, al contrario, le televisioni e la stampa locale avevano già rotto da anni l'incantesimo, per dovere di cronaca (eh già...), rappresentando in primis a noi stessi il Palio moderno e confondendolo per sovrapposizione, appunto, con la vita di contrada. Di questo aspetto non voglio ora ragionare, ma la segnalazione mi serve per raccomandarvi una certa ipocrisia di fondo che ha sempre un po' regnato ultimamente nella gestione del nostro bel giochino.
Che le 17 Contrade fossero dotate di altrettanti gioielli artistici, lo sapevamo un po' tutti, mi pare. I Musei (ed oltre) sono difatti non solo una splendente mostra di opere d'arte et memorabilia varia, ma soprattutto una memoria di quella famosa tradizione che, almeno a parole, tanto ci aggrada difendere.
Memoria che, come tutte le cose belle e personali, l'uomo tende a conservare. Il Senese poi, in questo senso rischia(va) di essere quasi patologico, rischiando di confondere il concetto di conservazione con quello di eclissamento.
Eppure, da qualche tempo, senza neppure passare dal Via (le assemblee) ed anche con una certa stizzita risposta di alcuni onesti Rettori, pungolati sulla questione da contradaioli conturbati, tutto è, di colpo, cambiato.
Dopo decenni di isolamento, fisico e mentale, la voglia di farci conoscere agli altri è infatti letteralmente esplosa, direi quasi deflagrata!
Per gente con la mia mentalità, fin troppo inclusiva, il cambiamento potrebbe essere anche ben accetto, ma con qualche distinguo ed in cambio di alcune condizioni. Personalmente mi pareva di aver compreso che in Contrada si ospitassero volentieri amici e conoscenti che avevano scelto di venire a capire chi eravamo e cosa facevamo, e non solo nei giorni di Palio.
Oggi no, oggi siamo passati dalla cortese accoglienza per gli ospiti allo strappo del biglietto di ingresso di potenziali clienti (???). Proprio in questi giorni si sta sviluppando un'attività, concertata fra Magistrato e Comune, che ha anche un nome bellino se raffrontato a certe bellezze mediterranee (InContrada) e che sta "valorizzando", ci dicono, l'immagine dei nostri rioni.
Condizioni e prezzi (sigh!):
- euro 18 (o 22 con aperitivino, un plus).
- supervisione del servizio affidata a Civita di Gianni Letta, che benissimo ha fatto in altre occasioni e di cui, pare, non si possa fare ormai a meno per organizzare qualcosa di serio in città dal punto di vista turistico.
- coinvolgimento di Unicoop Firenze (a sorpresa).
- briciole (di questo si tratta) che vanno alle Contrade.
A me hanno detto che trattasi di un esperimento, che non verrà poi ripetuto e che, eventualmente, sarà ripreso con totale organizzazione della Contrada, se il tutto riuscisse bene. E che, comunque, far vedere i nostri gioielli di famiglia al mondo non solo non è un male, ma anzi può essere un vanto ed un vantaggio per la diffusione di dinamiche talmente particolari che altrimenti non sarebbero mai comprensibili.
Io, sospettoso ed arteriosclerotico come sono, vista la ansiosa e smaniosa corsa all'apertura eterodiretta dei Musei, ho ascoltato e... sapete che vi dico? 
Non sono mica molto convinto...
E allora mi sono fatto alcune domande, la prima delle quali vi ripropongo: ma non sarà mica che questa irrefrenabile voglia di farci conoscere sia legata solo al guadagno (non solo materiale) di qualcuno?





"Non è affatto vero che io non credo nel progresso, io credo nel progresso. Non credo nello sviluppo. E nella fattispecie in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo che dà alla mia natura gaia una svolta tremendamente triste, quasi tragica".

(P. P. Pasolini)

2 commenti:

  1. Io che sono un vero contradaiolone ed ho appena acquistato il giuiello della mia contrada a soli 3 euri e 80 posso dirti che.........

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