Luca Fiorito, Professore di Storia Economica all'Università di Palermo ed alla LUISS di Roma, Senese all'estero, dottorato a New York, molte pubblicazioni scientifiche alle spalle, incarna perfettamente il mio pensiero sulla questione della riqualificazione dell'area Lizza-Rastrello.
Posso dire che, dopo molti interventi di questi giorni, tutti riportati sul blog, ho trovato chi la pensa pari pari come me.
L'intervento del prof è, a mio avviso, quanto di più "visionario" abbia letto sulla questione. Il termine "visionario" lo uso appositamente, in quanto per la prima volta (o la seconda, dato che qualcosina già aveva prodotto in merito l'amico Pracchia) si riesce a vedere e divulgare ciò che, a mio parere, esiste nella filosofia dei due commi dell'art. 1 della Legge 27 dicembre 2013 pur non essendovi scritto: grandi opportunità di sviluppo.
Sarà che, come me, il prof è uno storico - vabbé, lui chiaramente ad altri livelli - e che sembra proprio aver fatto tesoro di casi simili e dei famosi corsi e ricorsi della storia; sarà che non risiede stabilmente a Siena; sarà pertanto che si trovi fuori da certi giri di potere locali; sarà quel che sarà, ma riesce a girare come opportunità tutto ciò che altri non riescono a scardinare come problema.
Eh sì che lo diceva anche il sommo Schumpeter, che le crisi economiche provocano un processo di distruzione creatrice, eliminando il negativo, non più sostenibile come in tempi di vacche grasse, e facendo pertanto emergere spazi aperti, dove nuove realtà possono inserirsi e produrre.
Questo succede ed è successo sempre e dappertutto. Alla fine ci si mettono anche le leggi a dare un aiuto in tal senso, come nel caso dei due famosi commi, che in sostanza dicono: cara politica, hai fallito, ora fatti un po' da parte, che dobbiamo dare priorità agli investimenti privati, che faranno ciò che tu non sei riuscita a fare. Con tutta una serie di controlli e di regole imposte, ovviamente.
A Siena, nella flagellazione ad oltranza della Sienatafazzi (cit. Elio Fanali), nelle paure della gente, nella incapacità delle professionalità, nel timore di rompere gli ultimi equilibri di un vecchio sistema, invece, la crisi attuale "sembra stia provocando soltanto una depressione collettiva".
Lo studio di fattibilità, a mio avviso, ha già raggiunto molti scopi. Uno di questi è il far emergere tutta la negatività (qualsiasi sia la ragione) che regna a Siena. L'intervento di Fiorito, al contrario, riduce ai minimi termini le opzioni depressive e ci lascia intravvedere ciò che solo i letterati vedono, con tutto il rispetto per associazioni ambientaliste o ex assessori.
Alcuni esempi consolidano la tesi.
1. L'investimento di 73 milioni di euro - in città visto come un meteorite, uno spauracchio, una sciagura - avrebbe l'effetto di generare "nel breve periodo effetti positivi in termini di occupazione e reddito sia di natura diretta che diretta e indotta".
2. I beni necessari alle imprese che producono per la domanda finale saranno necessariamente richiesti dall'innalzamento della stessa domanda finale, così come i beni dei fornitori e dei fornitori dei fornitori.
3. Le famiglie occupate spenderebbero i loro redditi distribuiti, contribuendo al circuito della spesa.
4. Aumenterebbero i valori immobiliari della zona.
Come vedete, tutte notizie che non esistono sul testo dello studio, ma fanno parte dell'idea che lo conduce.
Senza farsi tante domande, Fiorito conclude: "Una politica seria, non dovrebbe trincerarsi verso un no aprioristico al progetto di riqualificazione dell'area dello stadio. Una politica responsabile dovrebbe invece favorire un percorso di concertazione tra tutti gli attori coinvolti - la tanto famigerata concertazione - al fine di garantire un adeguato grado di partecipazione della imprenditorialità locale al progetto per far si che la maggior parte dell'indotto rimanga entro il territorio".
Eh già...
E, senza essere architetti o ingegneri o scendere in tecnicismi, sia Fiorito che io (modestamente), sposiamo un'idea: che tutti i "no" prodotti non siano alibi per il mantenimento di uno Status Quo che "nessuno - nessuno - ormai comprenderebbe".
Speriamo che il messaggio sia arrivato.
Tanti saluti caro amico
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