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giovedì 6 giugno 2013

LE RAGIONI DI UN FALLIMENTO - Quinta puntata (L'Ambiente/Noi)

“Credo che il fatto di avere la squadra nel massimo campionato di calcio possa dare una bella spinta...in questi casi il PIL aumenta di qualche decimale, spostandosi verso l'alto da 0,5”.
Chi parla non è un Focillato, bensì tale Alessandro Cosimi, che commenta così la promozione del Livorno in Serie A.


Ebbene sì, so chi vi sembrerà strano, ma nelle altre città “normali” i Sindaci, gli amministratori, i commercianti, tutti sono felici di avere una squadra in Serie A.
Da noi, anche quest'anno, francamente non ho notato questa voglia, questa bava alla bocca necessaria per mantenere una categoria che, al di là di un tonico per la felicità e di una cura delle nostre passioni, oggettivamente garantisce ricchezza. O al limite, se proprio non ci credete, offre opportunità in più.
L'ambiente cittadino, non solo oggi, ma fin dall'inizio dell'avventura nella massima categoria, non ha mai capito cosa volesse dire la Serie A, non ha mai compreso che poteva esser creato un ingresso di moneta lavorando a sostegno della Robur.
Abbiamo infatti sentito di tutto, nel senso opposto, in questi dieci anni: commercianti che si lamentavano del fatto che arrivava troppa gente, donnine e omini che ce l'avevano con la confusione della domenica, amministratori illuminati che hanno creato problemi infiniti anche dove non ce n'erano - si pensi alla chiusura totale al traffico per anni del quartiere San Prospero, in pratica tagliato fuori dal mondo più di quanto non lo sia già di suo, per postulato.
La mancata risposta della città, a mio avviso, a fronte di una opportunità che altri ambirebbero avere, si è rivelata scioccante in questa ultima annata: capisco quando le cose andavano bene finché il Babbone elargiva a più non posso e quindi si poteva fare tranquillamente a meno delle orde di famigliole che nei fine settimana si recavano nella città cristallizzata a passare un week-end di festa, ma anche ora, che i ristoranti non sono sempre pieni e gli alberghi pure, non c'è stata reattività alcuna.
Segno di una opulenza che ancora esiste - i soldi non sono finiti, nonostante le lamentele - e di una totale mancanza di intraprendenza dei nostri imprenditori e commercianti (a parte qualche sporadica eccezione), evidentemente abituati a ricevere l'obolo a bocca aperta, come tanti uccellini nel nido.
Che non venga di peggio...
Si corre il rischio, ahimè, che certe domeniche non siano più come in questi anni, che a Siena ci sia il vuoto, riempito dallo svolazzio dei piccioni mezzi malati.
Rischio che per altri diventerà una conquista: finalmente, dopo tanto tempo, si potrà ritornare alle domeniche appiccicati alla tv, a pranzo dai suoceri, poi alle gitine fuori porta, finché un minimo di fondi risparmio ci sosterrà.
Si ripeterà pertanto il vecchio piano di chi ha comandato e comanda la città di cristallo: spingere la squadra degli impellicciati, affossare la squadra del popolo. La società del salotto buono, delle prime file massone, del calduccino al chiuso, della Banca, quella sì, quella bisogna che vinca!
Anche se si tratta di uno sport a pagina 78 della stampa sportiva, anche se non ha indici di audiance, anche se nessuno fuori Siena se lo fila, poco importa.
I Vertici questo hanno sempre voluto, i Vertici questo vogliono ancora. Non nascono problemi, non ci sono masse di persone che si muovono e che possono applicare critiche se le cose vanno male, il Sistema è tutelato, il consenso garantito.
L'ambiente dei tifosi del Siena, di cui mi pregio di far parte, ha fatto ciò che ha potuto e ciò che ha saputo.
Personalmente, non avendo tessere in tasca, non ho affiliazioni a gruppi, stante anche il mio carattere scontroso ed anarchico. Ma mi piace ascoltare e partecipare, quando posso, trasversalmente, senza distinzioni di appartenenza né di mentalità.
Da un po' di tempo però, il termine Focillato l'ho fatto mio, anche nella storpiatura grammaticale e semantica.
Essere un Focillato, anche quest'anno, non è stato facile.
Il Focillato anticipa criticamente ciò che avverrà, ma non perché è più intelligente degli altri, ma perché guarda senza preconcetti e senza pacche sulle spalle a giocatori-allenatori-dirigenti. Anche quest'anno siamo stati gufi, strani, masochisti, ipercritici, falsi profeti, non ci siamo goduti niente e non saremmo entrati nel carro del vincitore.
Anche quest'anno un consolidamento allo stato dei fatti, il fallimento in senso lato e non, lo ha creato l'inazione, l'aspettativa ad oltranza, la mancata applicazione del principio di criticità dal basso, di grandissima parte della tifoseria del Rastrello.
Salvo poi, come successe per la retrocessione di due anni fa, capire in fondo, a fatti ormai avvenuti, che bisognava agire prima.
Ma questo, se mi permettete, a Siena non è un problema confinato solo al giuoco del calcio...

1 commento:

  1. c'andrebbe fatto un manifesto e affisso su tutti i muri...ovviamente a spese dei commercianti senesi
    Ala Destra

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