Genova, dicembre 2007.
Per la Robur era
il quinto campionato consecutivo nella massima serie e alla guida del
Siena era appena tornato mister Mario Beretta, artefice della
soffertissima salvezza dell’anno precedente in un campionato che
inizialmente ci vide quarti in solitaria e che poi fu segnato dalla
penalizzazione (Legacalcio sempre fiscale con le provinciali…) e
dalla scomparsa di Nannini prima e di De Luca poi.
La nuova stagione, con il
simpaticissimo Mandorlini in panchina, era iniziata veramente male.
Le numerose sconfitte, su tutte il brutto 3-0 di Firenze, e i punti
gettati al vento in zona-Cesarini (eloquenti i gol subìti al 91°
nei pareggi contro Milan e Catania), avevano relegato i bianconeri in
fondo alla classifica complice anche una non indifferente sterilità
offensiva e la testardaggine del mister ravennate che dopo cinque
mesi di lavoro (?) e di moccoli (!) non aveva ancora chiaro dove
mettere le mani.
Dopo l’ennesimo derby della stagione,
perso in casa contro il Livorno di Camolese, il presidente Lombardi
Stronati prese la decisione più giusta di tutta la sua epoca
bianconera: via Mandorlini, dentro Beretta.
Partito con una sconfitta e un
pareggio, il mister milanese si trovò ad affrontare il Grifone
rossoblù da fanalino di coda e tutto lasciava presagire ad una nuova
sconfitta dell’undici senese, nel catino di Marassi e per di più
con una sola vittoria in quattordici giornate; al cospetto della
Robur, il Genoa e il suo entusiasmo dovuto alla recente promozione,
dopo anni tribolati passati fra B e C1.
E invece…
E invece successe che la Robur, con una
sicurezza ed un’autorità che nessuno si sarebbe aspettato, fece un
sol boccone del Genoa e dello spericolato 3-4-3 di Gasperini, che
consentì agli avanti bianconeri di imperversare negli spazi concessi
dai liguri. Pronti via, e dopo un po’ di sofferenza iniziale,
Galloppa lanciò lungo per SuperMario Frick: tocco a seguire e saetta
all’incrocio dei pali per lo 0-1. Il Genoa, forse convinto di aver
fatto risultato senza particolari patemi, capitolò qualche minuto
più tardi quando il totem Loria sfruttò un’indecisione della
difesa ligure dopo un corner, piazzando il pallone alle spalle
dell’estremo difensore Rubinho.
Parve quasi fantascienza la rete dello
0-3. Vergassola, accortosi della difesa alta del Genoa, imbeccò “Big
Mac” Massimo Maccarone sulla destra, che rientrò dribblando
l’avversario e lasciò partire un secco diagonale che Rubinho
respinse sui piedi del solito Frick; che, a due passi dalla porta,
non potè fare altro che spingere in rete il pallone. Zero a tre,
roba da stropicciarsi gli occhi, ed eravamo a metà primo tempo!
Impensabile!
La partita, complice un Siena guardingo
che si ritirò ovviamente con tutti gli undici dietro la linea della
sfera, proseguì con qualche sussulto genoano e qualche contropiede
bruciante degli ospiti, che si galvanizzavano mano a mano che il
cronometro correva verso il 90°, e soltanto un gol in extremis di
Figueroa dette qualche speranza ai rossoblù che però non trovarono
altri varchi nei minuti finali.
Finì 1-3, proprio come in quella
leggendaria sfida del maggio 2003, col Siena che salì in A proprio
nella città della Lanterna e proprio contro la squadra che nel 1893
portò il calcio in Italia!
Finì con i bianconeri sotto il settore
ospiti, raggianti e rincuorati, soprattutto consci che l’impresa si
poteva fare. Quella Robur, che dopo tredici giornate aveva solo 9
punti in classifica, avrebbe prepotentemente rimontato le concorrenti
e strappato il record di punti in A (44, poi eguagliato due volte in
seguito) e avrebbe colpito a morte Roma, Fiorentina e Juventus, senza
dimenticare il pareggio a San Siro contro l’Inter che con la
vittoria avrebbe festeggiato il tricolore.
Una squadra di uomini veri che proprio
come gli uomini veri, non si abbandonò alle difficoltà e seppe
reagire determinata a qualunque situazione negativa che le sarebbe
capitata.
Era una partita da “dentro-fuori”.
La spuntammo, e siamo ancora qua a raccontare della Robur nella
massima serie.
Vogliamo fortemente restarci, in un
momento dove il mondo ci è crollato addosso, anche undici atleti che
giocano a calcio possono rappresentare una città e una tifoseria
ferita ma che non ha assolutamente voglia di mollare né di smettere
di lottare!
Forza Siena, Forza la Robur!
Ero presente, una trasferta indimenticabile. A ogni goal ci chiedevamo se eravamo su scherzi a parte....
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