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martedì 29 luglio 2025

La normalità politica della Juventus in ginocchio da Trump

In questi giorni ho avuto l'occasione di incontrare i ragazzi del Centro Storico Lebowski. E mi sono ricordato di un articolo che volevo scrivere qualche settimana fa, ma che poi era passato nel dimenticatoio.


Vi ricordate la grottesca visita della Juventus a Trumpete? Dai, quella a margine del quale il poro Weah ebbe a commentare: "La visita a Trump? Per me è stata una sorpresa. Ci hanno detto che dovevamo andare e non ho avuto altra scelta. È stato un po' strano. Quando ha iniziato a parlare di politica e dell'Iran, è stato tipo: ‘Ehi, io voglio solo giocare a calcio, amico’".
E tutti in coro: "La politica non deve entrare nello sport". Frase con la quale i ragazzi del Lebowski non sono d'accordo. E probabilmente hanno ragione a non esserlo.
Domanda: è poi così strano che la Juventus degli Agnelli, famiglia che possiede una holding che distrugge dove può, vende armi, contribuisce a sterminare persone innocenti, sia stata ospite del gangster USA? Mah, noi pensiamo che posto più giusto per gli zebrati non ci fosse.
La foto che immortala i ricchissimi atleti bianconeri con il buffone dal ciuffo biondo racconta benissimo una realtà che noi aborriamo, ovvero lo sport dentro il capitalismo (ed il capitalismo dentro lo sport). La foto quindi aiuta molto a visionare la clamorosa connessione tra sport (quello dei Bravi) e la politica (quella peggiore).
Il Centro Storico Lebowski nasce anch'esso per fare dello sport un gesto politico.
Perché è politica trasformare il proprio stadio (la nostra casa) in un centro commerciale, è politica far diventare i tifosi dei bancomat e dei clienti, è politica scegliere la vittoria come unico scopo dello sforzo agonistico. Questo in sintesi è lo sport della Juventus e dei megaclub che hanno scippato il calcio dalle mani dei tifosi. Questa è soprattutto la visione del mondo che ha portato un gangster alla guida del proprio Paese, a suon di bombe e di morti ammazzati.
"Allo stesso modo, è politica pensare alle gradinate di uno stadio come a uno spazio di autogestione, è politica diffondere nella comunità i processi decisionali, è politica intendere la pratica sportiva come qualcosa che ha il potere di trasformare le nostre vite. È politica fatta su due barricate contrapposte", dice il Centro Storico Lebowski.
Nel mondo dello sport quindi si vive una guerra, la stessa guerra che a pezzi ha già iniziato ad avviluppare il pianeta. Una guerra dichiarata dai forti contro i deboli, che si basa sulla perpetuazione di un sistema fallimentare basato sullo sfruttamento degli esseri umani e dell'ambiente. Una guerra che quelli come il Centro Storico Lebowski hanno scelto di combattere, con le armi opposte al mondo che vorrebbero gli invasati dementi che ci comandano.
In piccolo, tutte le associazioni di tifosi ragionano così, contrapponendo un mondo pulito ad un sistema che non funziona più. Evidentemente ancora non tutti hanno deciso di darla vinta a chi ci vuole disintegrare.

4 commenti:

  1. L’articolo sui nazisti tedeschi è stato ritirato dall’autore o censurato dalla piattaforma?

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  2. Ti parrà strano, ma a questo giro condivido anche le virgole.

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    1. Vallo a dire a Dario Castagno che fa lo stalker da anni su questo blog

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