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lunedì 19 maggio 2025

Allora Biden era davvero un demente

Da pochissimo è uscito un libro che si preannuncia come un clamoroso best seller ammerigano, scritto dai giornalisti dem Thompson e Tapper. Ebbene, quel libro è stato basato su molte cazzate scritte su questo blog.


I dementi liberal in questi anni, fra l'altro, ci hanno voluto far credere che Biden fosse stato un grande presidente e che, soprattutto, fosse stato nel pieno delle sue capacità nello svolgimento delle proprie funzioni. Eppure anche un cittino piccino poteva vedere che il mostro non fosse altro che un vecchio demente incapace di intendere e di volere. Capita, ci mancherebbe. Il problema è che questo vecchino pedofilo è stato presidente di una potenza atomica per anni.

Frutto di oltre 200 interviste, il libro "Original Sin: President Biden’s Decline, Its Cover-Up, and His Disastrous Choice to Run Again" è un resoconto di un presidente anziano ed egocentrico, protetto dalla realtà da una servile cerchia di fedelissimi e familiari, uniti da un comune e apparentemente ferreo senso di negazione e dalla determinazione a diffamare chiunque osasse mettere in dubbio l'idoneità del presidente alla carica, definendolo una minaccia per la sicurezza dello Stato. Per anni, questi mostri e chi li vota hanno negato che il presidente avesse problemi e lo hanno tenuto lontano da un pubblico che da tempo aveva concluso che era troppo vecchio per l'incarico. Ha funzionato per un tempo incredibilmente lungo, finché, all'improvviso, non ha più funzionato.

Tapper e Thompson pongono tre domande del libro: "Qual è stata la portata del declino di Biden? Chi ne era a conoscenza? È stata una cospirazione?".

I fatti indicano certamente che lo staff di Biden lo abbia protetto strategicamente dall'opinione pubblica dopo le elezioni di medio termine, quando ha avuto sempre più difficoltà a gestire i compiti fondamentali della presidenza. Se il suo stato mentale era pessimo, lo era altrettanto quello fisico: si dice che i suoi collaboratori stessero valutando l'idea di trasportarlo su una sedia a rotelle in caso di vittoria per un secondo mandato. Con l'aggravarsi del declino di Biden, un collaboratore ha osservato che l'intera presidenza era cambiata. "Tutto si è accorciato", scrivono Tapper e Thompson, "discorsi, paragrafi, persino frasi. Il vocabolario si è ridotto". Eppure, la famiglia di Biden e un gruppo di fedeli collaboratori che Tapper e Thompson chiamano "il Politburo" erano fermamente convinti che egli fosse l'unico in grado di guidare il Paese, e si sono impegnati a fondo per limitare l'accesso del presidente a informazioni negative al fine di sostenerla. Il risultato fu un ambiente politico in cui coloro che mettevano in discussione la reputazione del presidente, come l'allora deputato Dean Phillips (D-Minnesota), che aveva condotto una campagna primaria donchisciottesca, venivano ostracizzati, e un ambiente mediatico in cui pochi giornalisti erano disposti a mettere in discussione l'idoneità del presidente alla carica.

Questo è ciò che dicono i pro Biden, oggi. Quando lo scrivevano milioni di giornalisti e blogger indipendenti anni fa, erano dei terrapiattisti.

Sfortuna vuole che proprio oggi a Biden sia stato diagnosticato un tumore alla prostata con metastasi alle ossa. Preghiamo.

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