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mercoledì 4 dicembre 2024

Le bare di Bergamo

L'immagine delle bare trasportate dai camion militari in quella notte di marzo 2020 resterà impressa per sempre nelle teste di tutti noi. Quello fu il momento in cui la paura del virusse raggiunse il suo massimo picco. E la paura - lo si sa - fa fare tante cose...



Il 18 marzo 2020, un convoglio di circa 70 mezzi militari fu utilizzato per trasferire le salme da Bergamo verso altre regioni italiane, a causa dell’incapacità dei servizi cimiteriali locali di gestire il numero straordinario di decessi. Secondo il tenente colonnello Giuseppe Regina, del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bergamo, il primo trasferimento coinvolse 10 camion militari, scortati da auto dei Carabinieri. Le operazioni successive videro l’impiego di un numero maggiore di veicoli, appartenenti alla Brigata di Supporto al NATO Rapid Deployable Corps-Italy (NRDC-ITA), con sede a Solbiate Olona, in provincia di Varese, brigata logistica specializzata nel fornire supporto operativo alle unità militari, sia in ambito nazionale che internazionale.
Quattro anno e mezzo dopo, durante un’audizione della Commissione d’inchiesta sul Covid-19, Antonio Porto, Segretario Nazionale di OSA Polizia, è tornato a parlare di quella notte: “Le bare di Bergamo: noi ci siamo posti una domanda, perché una bara a camion quando ne potevano andare due, tre? Cosa voleva portare alla popolazione quell’immagine?”.
Fermiamoci un attimo ed inquadriamo il personaggio. Antonio Porto è un classico no-vax, adepto di Putin e terrapiattista. Durante la sua audizione in commissione ha espresso una forte critica alla gestione della pandemia e alle azioni intraprese dalle forze dell’ordine durante quel periodo. Porto ha aperto il suo intervento con un’inaspettata richiesta di scuse: "Nasce in me quale rappresentante di Osa Polizia l’esigenza di dover chiedere scusa a tutti i cittadini italiani per quanto hanno subito in quel periodo per opera e per volere della loro istituzione governativa". Il segretario ha poi sollevato diverse questioni critiche riguardanti la gestione della pandemia, denunciando "la persecuzione dei cittadini che violavano gli obblighi legati al lockdown", sottolineando come le forze dell’ordine siano state utilizzate per un "capillare controllo del territorio". "Sin dall’inizio abbiamo notato la divergenza tra realtà e quanto comunicato attraverso i media", ha dichiarato Porto, dichiarando poi quanto fosse impossibile per i poliziotti esercitare dissenso: "Purtroppo, molti hanno dovuto obbedire: bisognava andare per vie gerarchiche e gli ordini erano quelli. Qualcuno è anche stato punito disciplinarmente". Il sindacato ha anche presentato dati che mettono in discussione l’efficacia delle misure adottate, in particolare riguardo ai vaccini, sebbene non siano oggetto d’inchiesta in questo momento: "In due mesi abbiamo avuto quasi il 50% di contagiati sul totale di due anni", dice Porto riferendosi al periodo successivo all’introduzione dell’obbligo vaccinale. 
Ma torniamo alle bare dentro i camion. Alle inoculazioni, secondo il segretario di OSA Polizia si è anche arrivati tramite una propaganda simbolica: "Non ci spiegavamo come mai a Bergamo ci fosse solo una bara per camion, quando poteva contenerne due o tre. Percepimmo subito che qualcosa non andava e qual era l’obiettivo".
Le camionette impiegate quel giorno erano Iveco ACTL (AutoCarro Tattico Logistico), normalmente usati per il trasporto di materiali e munizioni. Il quesito posto da Antonio Porto sorge spontaneo data la differenza riscontrabile tra le dimensioni dei mezzi e quelle di una singola bara. Gli autocarri militari infatti hanno una lunghezza di 6,4 metri (espandibile fino a 9) per una larghezza di 2,5 metri ed un'altezza di più di 3 metri.
Andiamo ai verbali dell'audizione.
"Durante il colloquio con il senatore Borghi nella seduta della commissione Covid, lei ha sostenuto che vi fosse "una sola bara per camion". All'epoca si parlava di una decina di mezzi militari in pieno centro a Bergamo che trasportavano le salme dei primi morti di Covid. Si tratta di una ipotesi o ha la certezza che vi fosse solamente una bara per camion?".
"Purtroppo non è dimostrabile che vi fosse solamente una salma per mezzo. Ma già all'epoca si sapeva. Non era però documentabile. Così come l'esatto numero delle bare. All'epoca chiunque ricorda quanta paura e quante incertezze vi fossero. Veramente poco si conosceva sui fatti e sulle situazioni che si presentavano a noi forze dell'ordine. Tutto era dovuto anche alla mancanza di mascherine, di mezzi di protezione e dei mezzi di sicurezza. Noi eravamo sul campo e le normative contrastanti non ci aiutavano. Per ricostruire con esattezza ciò che accadde a Bergamo e per conoscere realmente il numero di mezzi e di bare trasportate sarebbe necessario avere accesso agli atti, ai quali, molto probabilmente, non arriveremo mai".
"Qual era la motivazione che stava dietro alla scelta di impiegare quei mezzi militari per il trasporto delle bare?".
"La scelta di usare quella tipologia di mezzo derivava da un'esigenza. In quel periodo era veramente difficile, se non impossibile, reperire delle bare. Quelle trasportate infatti erano delle bare zincate. Le salme venivano tenute troppo a lungo negli obitori e dunque cominciavano a perdere i liquidi, fino a che diventava praticamente impossibile metterli nelle classiche bare in legno. Se non erro, in queste situazioni - in cui si verifica un'eccessiva perdita di liquidi - non si tratta più di trasporti di cadaveri ma di carichi speciali. Il che è problematico per gli operatori delle pompe funebri: infatti avrebbero dovuto impiegare i loro carri funebri (già insufficienti o comunque non facilmente reperibili), che, dopo il trasporto, sarebbero stati bloccati per gli obblighi delle operazioni di sanificazione. Quindi proprio per questo motivo, da quello che risulta, è stato deciso di usare i mezzi militari".
"La sfilata dei camion dell'esercito in pieno centro a Bergamo aveva scosso molto all'epoca del lockdown. Era un'immagine molto forte, che ha destato da subito le paure di molti cittadini. Se effettivamente i mezzi militari trasportavano solo una bara per mezzo, quale motivo, secondo lei, ha portato le autorità a mostrare e a creare quell'immagine tanto schoccante quanto mistificatoria della situazione?".
"C'era caos, non si capiva nulla, c'erano paure e ansie. Le autorità, però, invece che pensare a come strutturare delle operazioni di intervento per evitare che morissero altre persone, hanno scelto di organizzare quella sfilata. L'immagine era forte e io ipotizzo sia stata scelta per incutere timore e spaventare ulteriormente la popolazione. Non fu l'unica decisione sbagliata all'epoca, tante ne vennero fatte. Però questa, e i miei colleghi lo sapevano, era dettata semplicemente dalla volontà di spaventare".
Ah, ecco ecco... Volontà di spaventare, timore, paura, terrore...
Obiettivo pienamente raggiunto.

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