Riceviamo e pubblichiamo.
Ieri, mentre tornavo a casa dopo il Derby perso, sono giunto a questa conclusione: sono proprio invecchiato.
Fino a qualche anno fa una sconfitta con il Livorno a 5 minuti dalla fine su rigore mi avrebbe smosso la stessa voglia di ringraziare tutti i Santi che ti viene quando sbatti il mignolo nell’angolo del letto; invece no. Forse perché la giornata è stata talmente bella per altri aspetti e relative emozioni che anche una sconfitta immeritata non è riuscita a scalfire tutto ciò. Certo, c’era amarezza perché un bel pareggio avrebbe reso tutto davvero perfetto o quasi, ma il campionato è lungo, gli avversari sono certamente forti e più quadrati della Robur ma non ho visto una squadra dominare l’altra. Nella ripresa e dopo i cambi, finalmente, ho visto un Siena che pur in difficoltà tecnica per le assenze ed anche per qualcuno in campo non al meglio, è riuscito a mettere sotto gli amaranto creando tre belle occasioni e da una di queste è nato il pareggio. Ora però torno al tema dell’articolo ed alle emozioni che mi hanno spinto a metterle su carta.
Era diverso tempo che non tornavo a vedere la Robur pur rimanendo aggiornato su tutto ciò che la riguarda tramite le partite in televisione e gli articoli e sintesi presenti in internet. Ho deciso di farlo dalla tribuna coperta per accompagnare il mio Babbo che ormai ha superato gli 80 e che è la persona che quasi 50 anni fa mi portava per mano allo stadio, esattamente in quel pezzettino della curva jolly - che ancora non c’era - dalla parte più vicina alla gradinata; con quel cordolo di travertino bianco dove iniziava la scarpatina che terminava alla rete di recinzione dove ci si grufolava dopo i goal e che faceva da seduta se non arrivavi troppo tardi. L’ingresso con il campo che ti si apre davanti mi ha lasciato a bocca aperta, forse perché era passato del tempo ed anche perché ho guardato il prato ed era verde, di un verde bello come è sempre stato tranne la parentesi in cui era stato affidato alle cure di chi non l’ha mai amato. Non mi aspettavo che gli interventi a cui è stato recentemente sottoposto lo avessero reso già così bello come quando in serie A qualcuno, non sapendo più a cosa aggrapparsi, aveva detto che l’erba era troppo lunga. E poi ancora una volta il grande drenaggio di questo terreno ha fatto sì che nonostante la pioggia caduta nei giorni precedenti, il manto erboso fosse perfetto. Bello guardarsi intorno e vedere i tifosi più maturi che ho sempre visto al Rastrello ancora presenti sugli spalti con la stessa passione e voglia di sostenere la Robur; bella la presenza oltre che di Gill Voria, vero totem bianconero e membro dello staff societario, anche di ex giocatori che in una bella domenica di sole hanno voluto essere presenti come Ficagna e Gastaldello, segno che questa maglia spesso resta nel cuore di chi l’ha indossata; bellissimo abbracciare il mi' Babbo quando s’è pareggiato. Questi posti, questi colori, questa maglia e tutte queste emozioni quando ce l’hai dentro non può spegnerle neanche una serie di infimi presidenti e relativi fallimenti.
Voglio concludere però con l’emozione più grossa, perché non è solo personale ma riguarda tutti quanti; quella MERAVIGLIOSA CURVA ROBUR o CURVA LORENZO GUASPARRI che ieri ho finalmente rivisto e soprattutto sentito con dei boati meravigliosi. Una Curva che pur non piena in ogni ordine di posti era comunque bella compatta e che ha rombato dall’inizio alla fine con tanti giovani nella parte centrale che hanno saltato, ballato, battuto le mani ed incitato la Robur in ogni modo ed in ogni momento. Questo è un valore aggiunto che vi prego di non disperdere perché i piccoli Boys (e qui mando un dolce pensiero ad Arturo che ne era un vero trascinatore) e tanti altri bordellini che si sono aggiunti ormai sono il fulcro della Curva. Non vi preoccupate di chi nemmeno si alza per cantare la Verbena e si mette defilato perché infastidito dalla bandiera perché tanto non potete cambiarlo, ma ingrandite ancora di più quello spazio dove riuscite a fare la differenza e create un’onda di splendido entusiasmo che si estenda in tutta la Curva. Domenica avete dato davvero un bello spettacolo di tifo e vedervi dalla tribuna è stato emozionante, grazie!
Gianluca
sono quelle giornate belle , che non importa tu abbia 13, 20, 30, 40, 50, 60 o 100 anni... sono quelle giornate che ti riconciliano con questo giochino che hai amato alla follia fin da bambino... i pranzi insieme, lo stare insieme, l'abbracciarsi dopo un goal, tornare a casa senza voce... non cambiamo mai, nemmeno con decine d'anni in piu' sulla schiena. Tifare la squadra della tua città e' imparagonabile . altro che giuve,milan,inter e tutte queste multinazionali arabe,americane,ecc ecc... se non l'avete mai fatto, citti, non sapete che vi siete persi... SUPPORTATE LA SQUADRA DELLA VOSTRA CITTA'
RispondiEliminaD'accordo su tutto.
EliminaTifare la squadra della propria città è un dono..... non tifarla è un peccato (lo so, sono severo, ma credo sinceramente che sia una delle prime forme di attaccamento civico). Troppa gente se ne dimentica.
Forza Roburrone
Duro di Menta
Qui si torna al discorso avviato in alcuni commenti ad un articolo abbastanza recente sul bisogno di aderire ad un gruppo vincente.
RispondiEliminaMagari sei un troiaio però tifi Inter, Juve, Milan, etc per sentirti partecipe di un gruppo di tifosi vincenti come molti che abbiamo visto negli anni della serie A.
In quel triste Siena - Inter, oramai retrocessi, ce n'erano anche parecchi di Siena agghindati di nerazzurro per festeggiare la vittoria del campionato.
Pensa te che gente.
TDF
C'è anche chi sta a Siena ma per questioni patologiche tifa contro... Al-Mutanabbi
EliminaQuando ero piccino anch'io tifavo, oltre al Siena, uno degli squadroni di serie A, ma insomma, nessuno di noi credeva che un giorno anche il Siena ne avrebbe fatto parte, sembrava di parlare di un altro mondo .... poi abbiamo toccato la B e allora dello squadrone me n'è importato sempre meno, una volta raggiunta la A lo squadrone ha cominciato a starmi pesantemente sulle scatole: ma qualcuno si ricorda della sudditanza psicologica, dei fuorigioco non segnalati, delle intercettazioni telefoniche che consigliavano agli arbitri che nel dubbio bisognava fischiarci contro, che tutte le volte che affrontavi una cosiddetta "grande" avevi sempre arbitraggi a senso unico, e noi che rinunciavamo a schierare la formazione migliore perché tanto la Coppa Italia non si sarebbe vinta, e noi che fallivamo per un pugno di dollari mentre altre società potevano usufruire di potenti amicizie in parlamento nonostante debiti superiori al nostro ecc..? E tutto questo ci veniva presentato come "normale" tanto che adesso mi sento pure in colpa per aver tifato una di quelle squadre ignobili. Per fortuna i miei figli sono nati nel periodo buono del Siena così non dovranno raccontare a nessuno di aver tifato Inter, Milan, Juve e compagnia cantante. Peccato che quelli che nascono ora si ritrovano la serie D e magari ricascano nel tranello delle super squadre. Comunque bell'articolo, complimenti! Cecco
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