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mercoledì 10 maggio 2023

L'Attivista, il Professore, lo Schiavo

Mi è capitato di vedere un video di un pezzo di trasmissione televisiva dove spesso girano gli Esperti, condotta da uno dei tanti viscidi schiavi di regime (ben pagati per fare il loro lavoro). Si risale sulla giostra, ma i terrapiattisti lo avevano predetto da tempo.


Gli attori della farsa sono già tutti schierati.

Anzitutto c’è l’Attivista. Ragazzina giovane, colored ma non troppo (perché ancora i ragazzi dell’Africa nera che sono costretti a chiedere l’elemosina fuori dai supermercati non sono utili alla narrazione mediatica), presumibilmente proveniente dall’alta borghesia pariolina, carina con tratti gender. Insomma, c’è tutto ciò che serve; forse manca una bandiera ucraina, ma siamo sicuri che nel portafoglio un piccolo stendardo c’è. Chiaramente, l’Attivista è una convinta, convintissima della propria posizione. In altri tempi e contesti sarebbe stata chiamata malata di mente, invasata, folle, oggi invece è una eroina, che la massa demente porterà come esempio di vita. L’Attivista è una fascista e si dimostra in quanto tale, disturbando un signore anziano, togliendogli la parola, zittendolo, arrivando quasi minacciosamente a mettergli le mani addosso. Nel regime totalitarista in cui viviamo, questo atteggiamento, se espletato dai Bravi e dagli Esperti, è ormai stato sdoganato dai due anni pandemici: quelli che devono avere torto possono essere violentati, non importa, anzi. L’Attivista non parla per bocca propria, ma ha alle spalle un apparato ben consolidato, che è quello che ci porterà al disastro, ma tutto ciò non appare e non può essere detto. Per il mondo contemporaneo, l’Attivista è anzi una ragazzina dalla faccia pulita che salverà il pianeta.

Abbiamo poi il Professore. Palloso, noioso, vecchio fuori e vecchio dentro. Il Professore è lento, verboso, non reattivo. Urla con eloquio ottocentesco all’Attivista che lo violenta, ma le sue grida non si sentono. Il Professore ha sicuramente qualcosa da dire, ma lo fa in una maniera da prima repubblica: fogli, dati, studi. Il Professore porta alla ribalta un metodo scientifico che è stato polverizzato nel 2020, anno dell’avvento della neo Scienza. Da quel momento dominano i Burioni ed i Bassetti, influenzer che inventano numeri e narrazioni, venditori che intascano milioni di euro per il loro lavoro commerciale, finti scienziati che ridisegnano un mondo fanatico e che creano adepti dal quoziente intellettivo al di sotto della media, ma pronti a tutto pur di sostenere lo scientismo imperante. Il Professore è lì per soccombere, per dare l’immagine di un passato che non deve più esistere e che ci ha portato sull’orlo della fine. Deve sparire lui e quel metodo scientifico, basato sull’analisi razionale dei dati, che non può più parlare in nome di un pensiero che va contro corrente rispetto all’indirizzo imposto dal Potere. Il Professore, che fino a pochi anni fa deteneva il cattedratico primato della conoscenza, ora è da rottamare, da esporre al pubblico ludibrio.

Ed infine abbiamo lo Schiavo. Interpretato dal solito conduttore - uno dei tanti - spacciatosi da giornalista, impregnato di vomitevole spirito dem, piddino nell’anima, violentissimo ma con una immagine fresca ed informale. Lo Schiavo non reprime l’Attivista, anzi. La rimbrotta, ma un po’ come si fa con la propria figlia prediletta quando la si trova a fare una marachella. La rassicura, dicendo che certe cose (il silenziare l’altro) non si devono fare, anche se si capisce che insomma… a volte può anche andar bene. Lo Schiavo diventa il padrone del proscenio, anche fisiognomicamente, nel momento in cui l’Attivista, nella partitura per lei scritta, abbandona la scena, in un gesto degno di una tragedia greca. A quel punto, come in un duello di un film di Sergio Leone, restano il Professore e lo Schiavo. La telecamera indugia in un primo piano dei due, il Professore inizia a parlare, ma lo Schiavo subito lo fulmina con lo sguardo, lo riprende, lo esorta a favellare, lo affretta, lo marginalizza. Fino a togliergli la parola, nel momento in cui arriva il dato scientifico antitetico alla tesi che il Potere vuole innalzare a Legge.

La farsa finisce qui. È lo stesso identico modello sdoganato in grande stile da anni di discorso pandemico. Modello che è risultato vincente, dato che milioni di persone hanno abboccato all’amo e che quindi è riproposto probabilmente con maggiore enfasi. Emergenza. Morte. Disastri. Problema->Reazione->Soluzione. L’uomo civile deve affogare nella sua ansia, meglio se sterilizzato e con una bandiera gialloblu in salotto. E gli attori sono: l’Attivista, il Professore, lo Schiavo.

Applausi, può iniziare lo spettacolo.

8 commenti:

  1. Quadro perfetto della società attuale.
    In tutti i settori.... lavoro, sport, contradine ecc. ecc.
    Lodovico detto il Lodo

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  2. Più invecchio e meno sono complottista e quindi non condivido i toni dell'articolo, però in qualche modo ne condivido il significato anche se cambierei il ruolo dei personaggi. Il professore è in effetti un vecchio trombone della Sapienza, uno di quelli che sanno manipolare i dati per sostenere la propria tesi, è un vizio vecchio come il mondo per certi docenti universitari che poco ha a che vedere con il metodo scientifico, comunque è capace di argomentare le sue idee. E' appoggiato da Borgonovo, giornalista intelligente e filopadronale, che inneggia all'irrilevanza delle emissioni di CO2 per sostenere l'uso dell'automobile come mezzo di trasporto principale e soprattutto individuale, afferma quello che ad ognuno di noi piace sentirsi dire. Anche dall'altra parte c'è un professore universitario del Politecnico di Milano con una tesi inversa rispetto al collega romano, però la sua voce si sente appena perchè la scena è rubata ad arte dalla giovane Chloe che come tutti i giovani convinti di stare dalla parte della ragione è impetuosa. Formigli, giornalista furbacchione e navigato la lascia fare perchè quello che conta non è il dibattito ma lo spettacolo che ne può venir fuori. Inoltre la ragazza fa parte di quel gruppo di ecovandali che hanno recentemente avuto l'attenzione dei media imbrattando le opere d'arte, insomma hanno trovato un metodo di lotta il più controproducente possibile in quanto così facendo si alienano le simpatie non solo di quelli alla Borgonovo, ma anche di quelli che invece sarebbero più disposti ad ascoltare. Il problema in questo talk show (show è la parola appropriata) è che l'obiettivo non è la disputa scientifica, non è confrontare tesi e antitesi, non è nemmeno una questione di egemonia culturale (per dirla alla Gramsci) perchè alla fine ogni telespettatore avrà la stessa idea che aveva prima del dibattito, semmai rafforzata dalla cruenza della discussione ma non certamente dalle tesi esposte. Se l'obbiettivo fosse stato parlare dell'argomento CO2 avrebbero dovuto confrontarsi tra loro solo i prof. e magari tenendo dei toni civili ma questo non è il fine. Il fine è lo share perchè la cosa che interessa di più al conduttore è che la sua trasmissione continui ad andare in onda, perchè è vero che è schiavo, ma è schiavo dei numeri, della pubblicità che finanzia il programma, in poche parole del fatto che il suo prodotto deve essere venduto costi quel che costi. E' il capitalismo bellezza! Cecco

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    1. Boh, non mi pareva però che (anche) questo articolo avesse un connotato complottista. Sicuramente non ne aveva l'intento, dato che per me di complottista in questo caso non c'è davvero niente. Sto solo mettendo in risalto la fine di un'epoca (assolutamente non perfetta) e l'inizio di un'altra epoca nell'ambito della informazione e della comunicazione. La fine di una metodologia scientifica e l'inizio di un'altra. Il fatto che ragazzi "impetuosi" possano non essere solo ragazzi "impetuosi". Il fatto che mentre prima una cittina isterica potesse essere scaraventata fuori da una trasmissione per il suo atteggiamento venga tollerata ed anzi quasi incoraggiata a tenere tale condotta. Il fatto che se io tiro una secchiata di vernice a un muro a Siena vo in galera, mentre se lo fa un ragazzo "impetuoso" i poliziotti stanno a guardare. E così via. Beh, mi paiono fatti. Ed io ci vedo di sottofondo un modello, preparato a tavolino e funzionale alla devastazione mentale della massa. Al-Mutanabbi

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    2. Era chiaro come il sole che la ragazzina non avesse nè il carattere nè le conoscenze per poter affrontare un dibattito serio sull'argomento, il suo ruolo era solo quello di fare spettacolo, il conduttore ne era ben consapevole, lei un po' meno ed infatti scappa. La devastazione mentale di massa nasce dal fatto che tutto ormai è un prodotto da vendere, tutto viene monetizzato, compreso un dibattito televisivo con pretese pseudoscientifiche. La 7, sebbene si dica in giro che Cairo è un editore illuminato (mah?), è sempre una roba commerciale e se non vendi sei fregato. Il po'ro Formigli dovrà pur lavorare? Oh, poi non è che sono in disaccordo con te, è solo che te ci vedi un piano per rincoglionire le menti mentre io ci vedo solo il tentativo di fare un spettacolino ad uso e consumo di masse già rincoglionite. Cecco

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    3. No no, io non ci vedo un piano per rincoglionire le menti, ciò è già abbondantemente accaduto. Dico che esiste una specifica tecnica comunicativa che ammanta questo mondo di giovani dem fanatici, si chiama deplatforming. Ne parleremo. Al-Mutanabbi

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  3. Ma perchè una persona nera viene chiamata di colore? Me l’ha chiesto il mi nipote di 5 anni… Ma il bianco non è un colore?

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    1. Beh, qui viene chiamata "colored" per il rispetto del termine politically correct adottato dalla società dem. Il commento lo approvo totalmente. Al-Mutanabbi

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  4. Analisi della situazione che condivido al 100% e che sviscera benissimo ogni dettaglio della deriva e del tramonto di un'epoca che tutto sommato, anche se non ci aveva reso perfetti, ci aveva comunque consentito di vivere dignitosamente. Le faccio i miei complimenti Simone per l'articolo.
    Sanguebianconero

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