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sabato 19 ottobre 2019

Qualcosa di bello

Un cuore disegnato sulla condensa del vetro, la scritta TI AMO in fondo alla lista della spesa, tra i biscotti e il Dixan. I due fustini al prezzo di uno, che anche uno sciocco accetterebbe. Una canzone che credi di non conoscere, ma che appena la senti ricordi a memoria tutte le parole. L’odore del cane, che nonostante il tuo umore ballerino ed il carattere di merda ti vuole sempre un sacco di bene. La coperta sul divano e la colazione a letto. I bambini che allargano le braccia e dicono "Tanto così".

Le cose importanti che non sono cose. De Luca a Genova, che esulta sotto il settore ospiti e noi attoniti a guardarlo, inconsapevoli che quel momento ci avrebbe irrimediabilmente cambiato per sempre la vita. L’attimo prima dell’ultimo giorno di scuola. Qualcosa di bello che possa far finir bene una settimana lunga, o magari iniziare meglio quella successiva; forse altrettanto lunga. Un tramonto su Siena nel mese di luglio, quando la città si popola di turisti ed è più facile trovare parcheggio. La doccia calda dopo un allenamento sotto la pioggia. Le corse a perdifiato per arrivare da nessuna parte, il sudore felice dopo una partita ai giardini, perchè le grandi sfide non avevano testimoni. Il colore del mare nel punto esatto in cui tocca sul cielo, laggiù vicino all’orizzonte. Mirante a Cagliari vestito con la maglia bianconera a strisce. L’elenco completo dei tuoi compagni delle superiori, che ancora rammenti a memoria, perché forse dentro di te quel ragazzo paffutello senza barba non è mai cresciuto. Tutte le sigarette fumate di nascosto ad ogni cambio di ora. I bidelli, i gessi e le cimose. Il rosso di un pomodoro maturo. Le mezze bugie dette per celare scomode verità. Il Siena che vince, la porta di casa chiusa dietro alle spalle dopo una giornata di lavoro. Il bancomat che non fa storie al 30 del mese. L’aroma dell’uva appena pigiata o dell’erba tagliata. Il profumo della pioggia. L’avviso "...sta scrivendo" sulla chat di whatsapp, mentre da giorni aspetti quel messaggio. Il suono della sveglia che ti salva da un incubo. La terra in piazza. Una busta arancione con dentro la data della pensione, gettata via senza aprirla. Gli orrori di ortografia delle scuole elementari. Il dolce far niente di una domenica di autunno, con la Robur lontana ed il cielo grigio. Quel leggero senso di malinconia dei giorni di inverno. Il sapore delle castagne appena tolte dal fuoco. I girasoli in Val d’Arbia. Una gonna troppo corta, un sorriso sbarazzino, i capelli appena fatti. Un vecchio pezzo degli Audio 2, il diario delle medie, la trilogia di "Ritorno al Futuro" guardata tutta d’un fiato in una notte. Il pizzetto ossigenato prima di partire per Ibiza. Mancini, Macchi, Pinton e gli altri della banda, che da quattro scappati di casa divennero eroi nel giro di qualche mese. La vita che cambia, quando meno te lo aspetti. I leggings neri delle ragazze, patrimonio dell’UNESCO. La cena alla fine della vendemmia, dove per una sera non si distingue più chi comanda da chi invece viene comandato. La speranza nel futuro, l’importanza del presente e il rispetto del passato. I tuoi colori appesi alla trifora del palazzo comunale, mentre tutti gli altri spariscono e capisci di aver vinto. Una notte buia e fredda, passata sotto le coperte ad ascoltare il rumore della pioggia, mentre la luce dei lampioni filtra attraverso le persiane. Le favole di Perrault o quelle dei fratelli Grimm. La lavatrice che finisce almeno puoi accendere il forno. Il groviglio armonioso dei capelli di mia figlia. La mozzarella sulla pizza. I panni appena stirati. Il Siena che fa goal, il Siena che fa goal, il Siena che fa goal e la curva esulta. La vecchia canzone dei bianconeri forti e fieri suonata dagli altoparlanti dello stadio dopo ogni vittoria (La rivoglio! Vi prego, levate questo troiaio di adesso!), le vecchie strisce gialle di bordo carreggiata che ancora si trovano nelle campagne isolate. Pegolo che para un rigore a Cavani e il mondo potrebbe anche finire lì. Le panchine di lamiera dei campetti di periferia. Le vacanze all’Elba, Pantani a Malga Ciapela, tutte le 123 pagine de "Il Piccolo Principe", perché tutti abbiamo bisogno di addomesticarci, per creare legami e ammettere per una volta di avere bisogno dell’altro. Anche se a volte è doloroso scoprire il prezzo della felicità. Come quando la Robur perde e la domenica improvvisamente assomiglia ad un martedì. La Pergolettese che non so cosa sia, ma della quale vorrei tanto dimenticarmi in fretta. La prima Serie B. La prima sbornia. La prima volta in cui hai fatto l’amore, anche se lì per lì non c’hai capito niente e t’è toccato rifarlo altre cento volte per capirci qualcosa. Con lei che, invece, sapeva già tutto. Il Bandini attaccato al Galilei e le Magistrali piene di citte. L’ombelico scoperto, le spalle nude e il costume brasiliano. Dire, fare, baciare. Le cose con le ruote e quelle con le tette, che tanto amiamo, ma che prima o poi ci daranno problemi. Lettera e testamento. "Un ritardo di 6 giorni che non sai se dirlo a lui". I nonni. Il venerdì sera. La crosta del pane fresco. Questo foglio che finisce troppo in fretta. Il vecchio rumore della macchina da scrivere. Le relazioni riscritte da capo. La brutta copia del tema. La sensazione di aver scordato qualcosa. Lo schioccare delle dita. Un nodo in gola che riesci finalmente a sciogliere. Il semaforo verde. L’ennesima vittoria fuori casa di un campionato strano. La macchina della tua ragazza ferma nel vialetto di casa. Le luci della cucina accese, il frastuono del mercato del mercoledì, l’odore di muffa del pianerottolo del dentista. Un 7 a matematica. Il Siena che segna, vince e convince. Le braccia alzate al cielo per cantare "Tutti avanti eh eh, tutti indietro eh eh". Enrico Chiesa, Flo e Maccarone. Siena - Fiorentina 1 a 0. 
Perché tutti noi infondo, prima o poi, abbiamo bisogno di qualcosa di bello.

Pergolettese - Robur Siena: si torna in Lombardia (spero), contro una squadra che dal nome dovrebbe essere di Pergoletto, ma che invece proviene per 5/11 da Pergo e per 6/11 da Crema. Non è un caso infatti se una volta si chiamava Pergocrema (non è vero, sto solo associando delle idee). Anche se io ho sempre creduto che Pergocrema fosse un gusto da gelato. Che dire: risiamo fuori casa (e questo è un bene) e si gioca contro gli ultimi (e questo non so se è un bene). Dice loro vorrebbero tanto vincere. No perché noi si va in culo al mondo per perdere, stai a vedere. Quindi, nel dubbio, noi tiriamo a prendere i tre punti, poi il resto - come sempre - verrà da sé. E alla fine, sarà quel che sarà!

Che bello è, quando esco di casa…


Mirko

2 commenti:

  1. come volevasi dimostrare caro primo, anche quest anno c' hai preso sul beniamino delle pagellelle. Ortolini 10 anche in tempi non sospetti. w

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