Il canale youtube di wiatutti!

venerdì 10 novembre 2017

L'inganno

La strepitosa melodia della chitarra elettrica di David Bowie addolcì il rumore della portiera che si richiudeva, mentre Pancino saliva a bordo della bella monovolume giapponese.

Seduto al posto di guida, Dante salutò l’amico con un cenno del capo.
"Allora?", chiese Pancino. "Siamo in forma?". E indicando lo stereo continuò: "Questa sera revival, eh? Radio Dante solo musica recente".
L’amico lo guardò di sottecchi, controllando l’ingresso del negozio di libri dal quale Maso non accennava ad uscire: -"Ma sai una sega te di musica, demente! Quante volte l’hai sentita in vita tua Zuggy Sturdast, sentiamo?", domandò irritato il professore, accendendo il motore per spannare i vetri.
"Poche. A me questo americano disperato non è mai piaciuto", confessò Pancino, controllando il flusso dei pedoni sul marciapiede. 
Irritato il professore lo corresse: "A parte il fatto che è inglese, vorrei tanto conoscere i tuoi gusti musicali prima di decidere quanto sei stolto". 
"O cheddì, chi mi garba...", pensò a voce alta Pancino: "I soliti: Barbarossa, Ruggeri, Lucio Dalla. Quando ero più giovane, una quarantina di anni fa, stavo con una citta della Civetta – quella che poi s’è sposata col padrone del ristorante "Il Clostridium" su a Belcaro. 
"Il Chiostro", deficiente! Il Clostridium è un batterio patogeno; secondo te ci chiameranno un ristorante?", lo corresse il professore esibendo la sua cultura in campo scientifico.
"Lo so prof", chiosò Pancino ironico. "Soltanto che l’ultima volta che ci sono stato ho vomitato tutta la notte", terminò mostrando una faccia disgustata.
"Il problema tuo non è quello che mangi Pancio, ma quanto ne mangi. L’ultima volta a casa mia hai divorato un conigliolo al forno da solo". 
In quel momento dalla porta del negozio apparve la sottile figura di Maso, immersa in grosso cappotto verde scuro decisamente troppo elegante e fuori luogo, dal quale spuntava soltanto la testa piccola e squadrata ricoperta da una fitta trama di capelli bianchi.
"Certo che Maso è invecchiato forte negli ultimi mesi, eh?", chiese Dante.
"Vedrai, con tutti i giramenti di coglioni che c’ha, poraccio, vorrei anche vedere", rispose il suo interlocutore. 
Sotto lo sguardo vigile dei due amici seduti nell’auto, Maso attraversò la strada con passo svelto, stringendo sottobraccio una busta bianca e rossa. "Buonasera", esclamò accomodandosi sul sedile posteriore, per poi aggiungere ironico: "Pancino, vai pure te davanti".
"Grande Maso", lo salutò quest’ultimo ignorando il sarcasmo: "Si vince oggi?".
"Mah… Speriamo. Gioca Marotta o rimette quello che 'un tira mai?", domandò poi Maso estraendo dalla busta un grosso volume scuro con la copertina rigida.
"Oh, guardate che Campagnacci è un gran giocatore", affermò Pancino stizzito.
"Grande e grosso", lo corresse Maso, sfogliando le pagine del libro, che al contatto delle dita emettevano un delizioso fruscio di nuovo.
"Secondo me più è grosso che grande", intervenne Dante, avviando l’auto subito dopo aver impostato il navigatore. Per poi concludere: "Ma quanto è buono l’odore di un libro nuovo, eh Maso?".
Ma l’amico, rapito dalla trama sulla quarta di copertina, parve non capire.
Al suo posto intervenne Pancino sorridendo: "Madonnina santa, saranno quarant’anni che non entro in una libreria".
"Quarant’anni come quella della Civetta di prima", incalzò Dante. "Leggere non leggerai, ma il tuttologo lo fai lo stesso! Comunque per tua informazione la libreria è il mobile di sala dove metti i libri dopo averli letti, sempre che tu legga qualcosa di diverso dalle pagelle di Wiatutti; invece il posto dove li acquisti è il negozio di libri, mentre quello che li noleggia a tempo è la biblioteca! Vero Maso?".
L’uomo annuì muovendo impercettibilmente la testa, inumidendosi la punta delle dita prima di girare pagina.
"Come farai a leggere al buio?", chiese Dante, prima di rivolgersi a Pancino. "Che ci facesti poi con quella della Civetta? Dai, raccontaci che siamo curiosi", aggiunse il professore, azionando i segnalatori di direzione un attimo prima di entrare in tangenziale.
Senza badare alle parole dell’amico, Pancino chiese: "O Dante, ma che è questo beep beep? È da quando siamo partiti che rompe i coglioni".
Il professore, cercando lo sguardo di Maso nello specchietto retrovisore, scosse la testa: "Se ti leghi, fava, forse smette! Oh, se mi fanno la multa, te la paghi".
"Chiudendo il libro, Maso irruppe nella conversazione: "A proposito di multa: l’ho presa a Colle Malameranda, sapete? Quasi duecento eurini e un monte di punti".
"Quando?", domandò Dante.
"Due settimane fa, andavo a Montalcino per la Sagra del Tordo e molto probabilmente ero sovrappensiero".
"Vai, vediamo se l’hai presa anche a Ponte d’Arbia! Tanto due è meglio che uno, no?", esclamò incauto Pancino sorridendo, lasciando che le parole si disperdessero nel silenzio, prima di continuare. "Comunque, se invece di mettere le macchinette a merda finissero quella strada, la gente forse smetterebbe anche di morirci! Che poi perdere la vita per colpa dell’inefficienza di chi ci governa è vergognoso! Diglielo Maso ai tuoi amici Dem! E rivotali, magari".
"O Pancino, lascia perde' la politica. Tanto fanno schifo tutti. Ma poi non è mica solo colpa del PD", si difese Maso.
"Come no! La strada è ferma da dieci anni, nessuno fa niente e vieni a dirmi che non sai di chi è la colpa? Ma scusami tanto: a Siena e a Monteroni c’è il PD, alla provincia - che 'un so nemmeno se esiste sempre o no - c’era il PD, alla regione c’è il PD e al governo, senza il consenso di nessuno, c’è il PD. Noi non siamo un stato normale: noi siamo prigionieri del Partito Democratico", chiuse Maso infervorato.
"Ma senti che discorsi. Proprio te che hai sempre votato Berlusconi! Ma ti ascolti quando parli?", replicò stizzito Maso, chiudendo definitivamente la conversazione. 
Nel disperato tentativo di ricucire lo strappo, prima il silenzio incrinasse ulteriormente la frattura, Dante riprese un discorso precedente: "Ma quella della Civetta poi?".
Dopo aver ritrovato la calma, Pancino riprese a parlare: "Prima ti - soffermandosi volutamente sul "ti" come a voler escludere l’altro passeggero - dicevo di quella della Civetta, perché c’andai parecchio vicino a metterci su famiglia. Mi ricordo che boh... sarà stato il 1980 o forse il 1981... si girava per le campagne qui intorno ascoltando Lucio Dalla e lei mi confidava che se mai avesse avuto una figlia, l’avrebbe chiamata Futura! Che nome di merda".
All’unisono tutti e tre tornarono con la mente ai giorni di una giovinezza trascorsa troppo in fretta, ricordi sbiaditi dai colori sfuocati come le foto appese al muro del corridoio.
Facendo finta di controllare il telefono, Maso esclamò: "Oh, il Livorno perde due a zero in casa".
"Davvero?", abboccò immediatamente Pancino, il cui smisurato ottimismo superava di gran lungo la ragione.
"Sì, e la fava mette l’unghia", lo corresse in maniera decisamente scurrile Dante, divertito e al tempo stesso stupito dalle sue grevi parole.
"E ti prende per il culo, barbagianni". Per poi continuare: "A proposito di Campagnacci. Ma questa sera giocherà Emmausso o Neglia?".
"Io farei giocare ma Lescano", rispose Pancino. "Con tutte quelle palle che mette in mezzo Guberti, è capace fa due goal". E senza attendere gli altri: "Ma ci si fermasse a mangiare un boccone? Ho una fame capoficco".
"Sie l’unica", esclamò Maso contrariato. "Sono più delle 8 e non siamo manco arrivati a Pistoia. Io la partita la vorrei vedere dall’inizio".
"E allora fate come vi pare! Mi terrò la fame", concluse Pancino sconfitto proprio mentre il cartello verde con la scritta Pistoia indicava l’imminente uscita. 
Senza proferire parola tuttavia, Dante cercò nuovamente lo sguardo di Maso nello specchietto, ma il movimento questa volta non passò inosservato agli occhi di Pancino, che a si mosse sul sedile leggermente a disagio, prima di esclamare: "Guarda che Pistoia c’ha un uscita sola! Frena, muflone". 
Nonostante l’avvertimento però, senza degnarlo di uno sguardo Dante tirò dritto, pigiando pesantemente sull’acceleratore e provocando un brusco sussulto all’indietro di tutti i passeggeri. Alle sue spalle Maso se la rideva di gusto, certo che l’idea avuta qualche ora prima, quando durante l’acquisto dei biglietti per tutti e tre aveva notato che l’indomani sarebbe stato il compleanno di Pancino .
"Gnamo, imbecille", urlò quest’ultimo dopo che la macchina ebbe oltrepassato il casello, distogliendolo dai suoi pensieri. "Dovevi usci' lì, porca puttana! E so' le 8 e 10 scusa, di questo passo si vede il secondo tempo".
Tenendo gli occhi ben incollati sulla strada, immersa nel buio e illuminata soltanto dalle luce dei fari, Dante parlò con voce profonda e austera, come quando interrogava i suoi ragazzi di quinta: "Ce lo potevi anche dire che finivi gli anni, Pancio".
Di colpo il fervore dell’amico si attenuò e lentamente dalle guancie paffute il rossore cominciò a defluire.
"Se non ci si fosse noi, che ne sarebbe di te...", aggiunse Maso, porgendogli il libro acquistato prima di partire da Siena.
"Buon compleanno", esclamarono in coro.
L’uomo seduto sul sedile passeggero fu pervaso da una strana euforia: "O ragazzi, che vi devo di'... Grazie di cuore".
E rigirandosi il libro fra le mani per la prima volta in vita sua provò ad annusarne l’odore. "Avevi ragione te Dante: madonna come profuma".
"Sì, ma lo devi legge'. Se lo sniffi non funziona", rispose divertito Dante.
Pancino dal canto suo, dopo aver respirato l’aria delle pagine centrali: "Ma fatemi capi' una cosa: dove si andrebbe ora?".
Rispose sereno Maso: "Dalle parti di Massarosa c’è un localino dove lavorano un paio di amiche mie. Non ti preoccupare: sono già là che ti aspettano per tirarti le orecchie e cantarti tanti auguri!  Tanto stasera la Robur vince anche senza i noi".
Con gli occhi lucidi Pancino guardò gli amici, incapace di trovare le parole per rispondere, mentre poco lontano l’arbitro fischiava un calcio d’inizio.

Pistoiese - Siena: come per magia ci allontaniamo dal Rastrello e torniamo alla vittoria, contro una squadra modesta che, da quanto l’abbiamo dominata, manca poco ci pareggia. Mah, cose strane! Se l’avessi saputo prima, anziché per quelle in casa facevo l’abbonamento per le gare in trasferta! Giocando contro la Pistoiese mi sono venute in mente storie vecchie come il cucco, che il tempo ha lentamente diluito, intrise di gemellaggi e rivalità. Storie che nel calcio di oggi forse nemmeno esistono più, se non nelle teste di chi le ha vissute. Ma visto che tanti anni fa c’erano, a volte mi piace ricordarle; quindi, fermo restando la profonda antipatia che mi lega a quella tifoseria, lasciatemi esprime solidarietà ai tifosi modenesi per la triste fine della loro squadra. Arrivederci a presto, magari in qualche categoria più prestigiosa!

Tutti insieme uniti avanzeremo!


Mirko

2 commenti:

  1. Pancino,Dante e Maso secondo me,quando si gioca in casa,portano malissimo.

    Domenica sera la riprova...

    P.s. Si chiama Ziggy Stardust non Zuggy Sturdast,ma probabilmente Dante aveva appena degustato la sua terza China Martini calda e l'ha padellata.

    P.p.s.Chissà se al night a Pancino gli s'è rizzato oppure gli è toccato andà di pillolone...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma certo che si chiama Ziggy Stardust... ma Dante è un omo poco smart e quindi pronunzia alla senese.
      Sull'erezione di Pancino spero che Mirko ci faccia sapere.
      Sulla prima cosa che scrivi, per ora sto zitto e aspetto, poi semmai ti rispondo

      Elimina