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martedì 28 novembre 2017

La quarta fase

Il freddo compare all’improvviso, disperso nell’aria da correnti invisibili. Strisciando sui muri, aggira ostacoli, attraversa varchi e scova pertugi, per insinuarsi nei vicoli del centro e sfociare nelle piazze. O irrompere sulla conca del Rastrello, planando su di essa come un avvoltoio affamato, attratto dal calore delle nostre emozioni.

Alla stregua di un esercito nemico, l’inverno arriva da lontano, forse un nord profondo e sperduto, che sa di montagne, di laghi e di neve perenne. Nemmeno il tempo di chiudere il portone che il respiro si fa immediatamente vapore. La bella stagione adesso appare un lontanissimo un ricordo, vago e sfocato come i contorni della luna visti da un finestrino appannato. All’ora del tramonto, anche il sole sembra fuggire d’innanzi all’avanzata del freddo, mentre dall’alto, nuvole passeggere guardano distratte verso il basso, incuranti degli uomini e dei loro pensieri. Visti dall’alto, sembriamo tanti piccoli animali intrappolati all’interno di schemi casuali, poco logici e impossibili da controllare, dentro ai quali col tempo arriviamo addirittura a sentirci a nostro agio. Scatole contenitrici di esperienze emotive sulle quale apporre un'etichetta gialla con su scritto il nome e una data, da dimenticare in qualche armadio, in attesa di una nuova fase.
La prima fase inizia per caso: è sera, fa caldo ed il sole forse ha concesso una tregua. È il momento del conoscersi, dello scoprirsi, dell’annusarsi. "O forse del ritrovarsi. Non importa se si tratta di una coppia di ragazzi, ancora sospesi tra amicizia e amore, quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora". O di un gruppo di tifosi felici di ritorno dallo stadio, dopo una vittoria del Siena. La vittoria arriva inaspettata, come il primo bacio. Improvvisamente, la gente avverte il bisogno di tornare ad unirsi, per seguire quei ragazzi vestiti con quei due colori semplici ma che da sempre accompagnano i loro sogni. Anche i due ragazzi decidono di rivedersi. Non sanno ancora perché, ma l’idea di potersi riparlare di fronte ad un gelato alla stracciatella li rende di buon’umore. Le emozioni aumentano di intensità, crescono le aspettative ed i dubbi controbilanciano la fiducia. Sullo sfondo, i titoli di coda dell’estate accompagnano le loro ombre.
La seconda fase arriva senza che nessuno se ne accorga. In curva tornano i sorrisi e la voglia di cantare. Sul campo le cose procedono alla grande. I ragazzi piano piano stanno ricucendo lo strappo col passato, portando punti preziosi da gettare sulle ceneri della scorsa stagione per far divampare nuovamente la passione. I due ragazzi invece cominciano ad abbassare le difese. Inermi, si raccontano pezzi di vita mai confessati. Frammenti di esistenza colorati da sorrisi e arricchiti da baci profumati al sapore di menta. L’amore va, di pari passo con la classifica. Salutate la capolista, urlano i tifosi, attratti dalla Serie B come l’orso col miele. Mi manchi, scrive timidamente la ragazza, premendo lo schermo del telefonino con dita incerte e tremanti. E nonostante sia solo settembre, aggiunge: "Aspettiamola insieme l’estate". I giorni si rincorrono e le notti si alternano. Apparentemente felici, i due camminano abbracciati incontro al futuro. Certi signori dicono che confermarsi sia molto più difficile che vincere. E altri aggiungono anche che vincere una guerra è poca cosa rispetto ad una battaglia. Ognuno ha i suoi incubi, ognuno ha i suoi nemici. La squadra adesso pare lanciata come una locomotiva. La collina improvvisamente sembra farsi pianura e le curve spariscono, come per magia. 
Sul più bello, invece, inaspettata ed inattesa, la terza fase inizia con un schianto secco. E le certezze fin qui acquisite iniziano a vacillare. Improvvisamente qualcosa s’inceppa e ciò che c’era smette di esserci. "Questo amore è una camera a gas". Il meccanismo grippa e il giocattolo si rompe. I volti sono tirati e i sorrisi sembrano di circostanza. Il tempo pare non passare mai. La fine è la dietro l’angolo. Le sconfitte alla fine arrivano: la prima per statistica, la seconda per sfortuna, la terza? Sulla terza il cuore smette di battere ed il cervello tutto ad un tratto appare sterile ed inaridito. I ragazzi della curva capiscono il momento e alzano l’intensità dei cori. La terza fase arriva con la terza sconfitta e di colpo l’orizzonte ritorna limitato, mentre pare offuscarsi la prospettiva sul futuro. I due ragazzi camminano in silenzio. Ieri non si sono cercati e oggi l’hanno fatto solo per routine. Dentro di loro sanno perfettamente cosa sta accadendo, hanno già vissuto esperienze simili e anche se questa volta sembrava diverso sanno che presto arriverà il momento di dirsi addio. Così una sera di fine autunno, mentre il freddo accompagna i respiri e copre ogni cosa, la notte pare chiudersi sui sogni. Gli avversari sono dall’altra parte del campo, ci guardano e aspettano. Sembrano tanti, rumorosi e nervosi. E brutti: come un lunedì. Dalla parte buona della storia invece, un gigantesco lenzuolo copre la curva, sollevato verso l’alto da tanti fuochi d’artificio scoppiettanti. Nel centro del petto il cuore vive di dilatazioni improvvise: si allarga quando la Robur attacca, per poi stringersi quando essa indietreggia. I due ragazzi passeggiano ancora in silenzio. La mano di lei sfiora le foglie ruvide di una siepe. Da lontano, l’eco della partita rimbalza fino ai loro piedi. È l’inizio della fine pensa lui, osservando di nascosto il bel viso di lei, nascosto dietro una sciarpa di lana marrone. O la fine dell’inizio mormora un signore seduto in curva, sbattendo con violenza i piedi intorpiditi dal freddo. La palla rotola, il tempo scorre ed il freddo aumento. 
Dentro alla quarta fase, nessuno vuol vedere che c’è. "Ciao, sai cosa vuol dire, ciao? Vuol dire un'altra senza te". La malinconia pare risucchiare la mente, strappandola lontana dai corpi. Forse basterebbe una scintilla per far divampare nuovamente il fuoco. Sugli spalti la gente spinge, per strada il ragazzo attende. Immagina che forse finirà perché è così che deve andare. Troppi silenzi oramai hanno sostituito le parole. Eppure, da qualche parte dentro di sé, sa che questa volta potrebbe essere diverso. In cuor suo la voglia di restare combatte contro il desiderio di fuggire. La palla ballonzola a metà campo, svogliata. Poi parte Neglia e il destino prende un’altra piega. Sulle tribune la gente accompagna la corsa del numero 20 alzandosi dai seggiolini, abbandonando per un secondo quello spicchio di calore faticosamente conquistato. Il passaggio verso il compagno libero a sinistra arriva puntuale. Marotta, protetto dal suo 10, fiero come Goto e orgoglioso come una Spartano, in primo momento ha una piccola esitazione. Titubante, pare balbettare. Poi prende tempo e si allarga e carica, prima di esplodere un colpo. L’unico della serata. Quello che conta! Filo filo, boccone boccone. Quello che succede dopo diventa subito mito leggendario e fra qualche tempo lo racconteremo agli amici dopo una cena spensierata, sorseggiando l’ennesimo grappino. Il boato dello stadio sembra ridestare la ragazza dai suoi pensieri, sa che è dura ma anche lei è convinta che sarebbe fantastico se tra di loro le cose potessero funzionare. Perché lui è diverso e forse è quello giusto. Il ragazzo la guarda perplesso, la notte è appena nata ma la domenica sta finendo. I tifosi ospiti se ne vanno, tristi e sconsolati. Il popolo bianconero invece si riversa nelle vie adiacenti allo stadio col sorriso stampato in volto. I due ragazzi si guardano, una, due, tre volte. I nasi si sfiorano, i respiri si mescolano e la storia non finisce, ma continua più bella di prima. Dopo tanti anni, una domenica di fine autunno, un pensiero, unisono e improvviso torna a coglierli impreparati, facendoli sorridere: "Quando ci si mise insieme, il Siena vinse con l’Arezzo".

Siena - Arezzo 1 - 0: comincia la quarta fase e come per magia ci svegliamo dall’incubo casalingo e amaranto delle partite perse. Riprendendo ciò che si era interrotto un mese fa con la consapevolezza che i fuochi di paglia non arrivano a dicembre, ma si spengono molto prima. Avanti Robur, ora più che mai.

Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

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