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venerdì 6 ottobre 2017

L'occasione persa

L’eutanasia del turno infrasettimanale cala sul nostro pomeriggio come una ghigliottina affilata, mentre col passare delle ore l’azzurro del cielo si fa turchese, relegando l’arancione del tramonto ad una sottile striscia lontana, sospesa a metà tra la curva ospiti e l’orizzonte. Serata di autunno che sa di fine estate. La chiamano "ottobrata" e la gente non sa più come vestirsi. Mezze maniche, fazzoletti di carta e raffreddori.

Lentamente la curva riprende vita, anche se in certi momenti - tolti i soliti meravigliosi eroi di sempre, già senza voce al 5° minuto del primo tempo - sembra più un ‘non luogo’ dove il biglietto costa meno piuttosto che il centro nevralgico del tifo. La partita scorre lenta ed il pubblico si adatta. Adulti silenziosi e giovani distratti. Nemmeno allo stadio si grida più: Siena è una città senza rabbia. Cambio di giocatori, cambio di modulo. Quando una donna cambia taglio di capelli non è un mai un buon segno; soprattutto per il fidanzato. Serata di dubbi, sogni e speranze. Le certezze della domenica vengono meno al mercoledì.
Venti sinistri soffiano sul mondo. Gente impazzita uccide e si fa uccidere senza un perchè. Proclami di bombe, eventi tristi, eventi violenti e venti di guerra. Orde disperate premono ai confini. Il mutamento culturale degli ultimi anni pare troppo veloce per la classe politica dirigente, che osserva e brancola nel buio, incapace di capire che lo Ius Soli andrebbe applicato soltanto alle contrade. Tutto il mondo è paese però. E chissà come ci racconteranno fra duecento anni i professori di storia moderna. E al ristorante spagnolo poi, serviranno ancora la crema catalana? Quel dolce francamente mi ha sempre incuriosito: i bambini non lo possono mangiare e i vecchi non sanno da dove cominciare. E rimangono incerti ad osservare il balletto della fiamma fin quando la superficie non diventa completamente abbrustolita. Caldo sopra e freddo sotto: come prendere una sbornia in mutande.
Entrano le squadre e il commentatore di Sport Tube, alla modica cifra di 2 euro e 90 iva inclusa ci ricorda che in caso di vittoria voleremo al primo posto della graduatoria. Come se da soli non lo sapessimo. Dietro di noi la concorrenza comincia a farsi sentire e la classifica si accorcia. Nonostante una partenza lenta, sta arrivando anche il Pisa. Nel pomeriggio la Viterbese sembra abbia vinto, mentre l’Olbia ha pareggiato. Nel pomeriggio? Di mercoledì? Sì, perchè alla Lega (quell’altra, non quella che fu di Bossi), non contenti di rompere i coglioni alle 18.30, pare abbiano voluto esagerare con tre partite alle 16.30. Come se la gente non avesse niente altro da fare che aspettare i loro capricci. E che dire allora di Cuneo - Lucchese, giocata addirittura alle 14.30, orario buono soltanto per bidelli e postini? Al peggio non c’è veramente mai fine. E quest’avverbio stavolta mi pare proprio speso bene.
Abbiamo di fronte una ghiotta occasione per mettere un po’ di spazio tra noi e le dirette concorrenti. Chissà, siamo nei pressi all’ennesimo bivio della nostra stagione. Oppure è soltanto una partita come tante altre. Ritmo soporifero e piccolo trotto in campo. Occasioni limitate ed emozioni leggere. Il gioco scorre a intermittenza perché il meccanismo sembra inceppato: le lancette girano a scatti e l’ora non sembra mai quella giusta. Errori di concetto mischiati a scarsa attenzione. La difesa regge senza affanno ma il centrocampo costruisce poco e l’attacco non punge. E’ difficile scegliere tra l’uovo oggi e la gallina domani, la tattica conservatrice di far respirare i titolari, per risparmiarli in vista di domenica potrebbe pagare lo stesso in caso di vittoria. Anche sofferta, anche per uno a zero, anche all’ultimo minuto. Ed effettivamente sul finire del secondo tempo l’occasione arriva. Più per caso che per volontà. Tuttavia la palla sbatte due volte sul corpo degli avversari, lanciati a “babbo morto” davanti alla porta. E il bicchiere da traboccante appare improvvisamente mezzo vuoto. Al fischio finale la sensazione di “essere stati a Roma e non aver visto il Papa” atterra sullo stadio, fino a diventare un chiodo fisso. Secondo zero a zero casalingo di fila, terza partita senza segnare un goal. Ma il Giana non è parso né il Pisa né l’Alessandria. E anche la Robur non è sembrata la Robur. Per un capriccio del calendario, il mercoledì di campionato è caduto proprio tra due trasferte insidiose, contro un avversario proveniente da una domenica di ozio, dove ha giocato (e perso) un’amichevole contro una squadra di Serie D. E tutto ciò mentre il Livorno riposava. Nell’infantile e molto italico vizio di cercare attenuanti per giustificare i mancati successi (vero Baldini?), dove la colpa è sempre degli altri, del destino o del governo, a questo giro poteva decisamente andarci meglio. Eppure la leggera sensazione di amaro - e scrivo e sottolineo leggero perché un mese fa in molti avrebbero firmato per avere questa classifica e poi sì... il tifoso non è mai contento - rimane a lungo in bocca, nonostante le attenuanti. Sbancare Olbia teoricamente è cosa ben più difficile che spezzare le ossa al Gorgonzola, con tutto il rispetto per una squadra che da anni gioca un calcio onesto e molto redditizio. Scappata la gallina, non vorrei che a forza di scialare l’uovo si rivelasse bogliolo e a noi restasse soltanto un niente immerso in un calice vuoto. 
Siamo una grande squadra. Torniamo a fare ciò per cui siamo nati: vincere!

Siena - Giana Erminio 0 - 0: incolore, inodore, insapore. Come l’acqua del rubinetto. A tratti sembrava una partita dello scorso campionato. Ed effettivamente qualche attore in campo lo era. Per la prima volta da agosto ci siamo annoiati (anche se di fronte al bianco e nero in verità, non ci si annoia mai) di fronte ad una squadra che ha dato più volte l’impressione di giocare con il freno a mano tirato, come se volesse far passare in fretta i 90 minuti senza complicazioni e rotture di scatole. Da occasione a occasione persa il passo è breve. Basta non tirare mai in porta. Mi disse un signore in curva qualche tempo fa che vincere in casa e pareggiare fuori era un bel modo per arrivare in alto. A noi - non essendo mai stati schizzinosi - va benissimo anche il contrario. Avanti Robur, riprendiamo per mano il nostro destino.

Tutti uniti insieme avanzeremo.


Mirko

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