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mercoledì 20 settembre 2017

Pelati e primati

0 - 2. E non è il prefisso di Milano. Per una volta si comincia dalla fine: come una storia di amore raccontata dal matrimonio. Adesso i ragazzi faranno di sì con la testa e le ragazze disapproveranno apertamente. E vabbè lo ammetto, dolci fanciulle bianconere innamorate dell’abito lungo e dei confetti alle mandorle, sono cinico e spietato. Ma dovrò pur compensare in qualche modo le mie calvizie? Ma poi che avrei fatto di male per dover andar in giro tutta la vita con un cavolo a palla al posto della testa?

Che poi guardate... trovare moglie per un pelato è proprio un bel casino. Anche perché non penso affatto che per ogni uomo ci siano effettivamente sette donne. O meglio se ci sono, vorrei capire chi ne ha prese quattordici. Quante volte mi hanno detto: vai tranquillo, quella è stata con mezza Siena! Parole sprecate: tanto io ero sempre in quell’altra metà. Se a venti anni ci fosse stato il partito dell’antipassera, m’avrebbero eletto segretario senza nemmeno passare dalle primarie. Una volta uno mi disse anche: “Quella è andata con MezzaRoma”, ma in quel caso però fui felice di non averla mai conosciuta. Perché solo al pensiero mi rovinavo l’appetito. E non credo nemmeno alle settantadue vergini dei mussulmani (ora già li sento: pagano ti sgozzeremo! Alessandro Pagano… che grande giocatore!), anche perché sopravvivere a settantadue suocere sarebbe veramente un’impresa disperata. Un po’ come la salvezza del Siena di Papadopulo e Pinga, un periodo felice di una vita fa. Inoltre, anche se fosse vero che nel mondo ci sono più femmine che maschi, per trovare la mia dolce metà avrei dovuto innanzitutto escludere tutte quelle che dicono “io adoro passare le mani tra i capelli del mio uomo”. Poi sarei passato a scartare quelle troppo vecchie, quelle troppo giovani, quelle troppo belle e quelle troppo fidanzate e alla fine, gira e rigira, non ne avrei fatto di niente. Tanto come si sta soli… No vabbè, scherzo.
Però un po’ cinico e spietato mi sento lo stesso. Soprattutto adesso che l’alta classifica mi dà le vertigini. Sarà la pioggia, sarà l’autunno, saranno i pini dello stadio di Grosseto, ancora in piedi nonostante tutto (occhio, perché se passa qualcuno di nostra conoscenza ve li sega a raso), ma non ne posso fare a meno. Spietato come la Robur corsara, che nelle vecchie terre della Respublica (con una b sola, giusto per contentare i sofisti) regola l’ostico avversario gavorranese con un goal all’inizio e uno alla fine. Praticamente se s’arrivava allo stadio in ritardo e s’andava via un pochino prima, per noi finiva 0 - 0. E poi sai che ride' dover giustificare alla moglie - che nonostante le suddette premesse e i pochi capelli, alla fine ho trovato comunque - un risultato diverso da quello riportato sul sito dei Fedelissimi. E non sarebbe servito a niente nemmeno aspettare la fotogallery del lunedì successivo, perché tanto quando conta non ti fotografa mai nessuno. Ma se per caso ti volti a guardare il culo di una che passa... zac, eccoti immediatamente immortalato nel dagherrotipo, che in un batter d’occhio diventa una foto segnaletica data in pasto a parenti e amici (di lei), i quali, dandosi di gomito, bisbigliano parole del tipo: “Visto? Quello fa tanto il tifoso, ma sotto sotto lo sapevo che era un maiale”. E da lì a diventare un mostro il passo è molto breve.
Comunque dicevamo, prima di perdersi in inutili e logorroiche chiacchiere da macchinetta del caffè, tre punti guadagnati e primato in classifica. Dalla contentezza userei un grassetto corsivo per scriverlo. Oppure un bel ‘Tunga 22’. Ma per esigenze di impaginazione non lo farò. Sei goal fatti e due subiti. Il nostro portiere - novello Peter Pan(e) a capo di una ciurma di bimbi sperduti che piano piano stanno ritrovando la via (speriamo ti tirino in porta poche volte perché mi fai sempre paura quando tocchi il pallone) - imbattuto per tre partite su quattro.
Gente contenta, sorrisi a tutta bocca e occhi vivaci. 
Guardo la statuaria bellezza di Mignani immobile a bordo campo e ripenso a Colella. Seppur tutti appartenenti alla stessa specie, gli esseri umani sono veramente tanto diversi fra di loro.
E poi a stomaco pieno si vince anche meglio. Ed infatti, per non farci mancare niente, prima della partita abbiamo ingurgitato un numero di calorie pari al fabbisogno giornaliero della popolazione del Gibuti (a proposito: grazie di nuovo allo squisito padrone di casa!). Gibuti, che più che uno stato è una chimera. Come quella di Arezzo ma forse un più ‘concreta’. Sì, vincere a Grosseto fa sempre piacere. Magari non saranno più i bei tempi della Serie B e delle trasferte di massa del tempo di Conte (che di capelli se ne intende), ma chissenefrega... E poi almeno per qualche ora si guarda tutti dall’alto, come i turisti affacciati alla Torre del Mangia.
Sulla quale salii una fresca mattina di novembre di venticinque anni fa durante un fantomatico sciopero degli studenti e manca poco vomito. Boh, sarà stato il cappuccino? Beata gioventù…Ridevo sempre e cantavo contento “voglio una vita piena di guai”. Adesso che finalmente sono riuscito ad averla, canto parecchio di meno e non rido quasi più. Tranne però quando vince la Robur. 
A proposito, ma quanto è bello vincere? La domanda può sembrare stupida e banale, ma guardate che a pensarci bene non lo è affatto. Niente a che vedere per esempio con quell’odioso quesito rivoltomi più volte durante i miei primi anni di vita, da orribili figure travestite da parenti, che tutte interessate chiedevano: “Ma vuoi più bene a mamma o a babbo?”. Ma io mi chiedo: vi pare una domanda sensata? Poi vi lamentate se la nostra generazione non sarà in grado di pagarvi le pensioni. Vorrei vedere voi, al posto nostro. E allora penso che siamo primi in classifica e tutto mi sembra più colorato. Anche la pioggia oggi pomeriggio mi pareva sapesse di Gin Lemon. Senza ghiaccio, però. Sennò lo sai che bicci in questa zucca lucida! È inutile negarlo, da primi la settimana passa più in fretta, la gente riparla di calcio e le citte sorridono più spesso. No, questo non è vero, me lo sono inventato adesso adesso, giusto per finire il pezzo con un pensiero felice, scrivere un rigo in più (d’altra parte so' pagato a parole) e rubare un’altra manciata di secondi al vostro datore di lavoro.

Gavorrano – Siena 0 - 2: per me il campionato potrebbe anche finire qui. Tutto il resto non conterebbe più niente. Ma quattro giornate sono poche per gridare al lupo al lupo. Troppi mesi ci separano da maggio. Troppe partite ancora dovremo affrontare. Insidie, tranelli e ostacoli. Ma per il momento qui siamo e qui vogliamo rimanere. Avanti Robur!

Tutti uniti insieme avanzeremo. 


Mirko.

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